Oggi, 24 luglio 2021, Josè Altafini compie 83 anni. L’ex campione fa parte del gruppo di giocatori brasiliani che hanno impreziosito la nostra Serie A, nel suo caso tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta indossando le maglie di Milan, Napoli e Juventus. Dopo aver giocato per la Nazionale brasiliana, ha vestito anche i colori dell’Italia dal 1961, in quanto oriundo. In occasione del suo 83° compleanno, andiamo a celebrarlo al meglio ripercorrendone la carriera e i principali successi.

L’alba della carriera di Altafini nel calcio

Nato a Piracicaba nello Stato di San Paolo in Brasile il 24 luglio del 1938, il piccolo Josè prende confidenza con il rettangolo verde nel club della sua città natale. La sua famiglia è molto povera: entrambi i genitori, di origine italiana, sono emigrati in Brasile in cerca di fortuna. Ecco perché José, fin da piccolo, si divide tra scuola e lavoro. Presto, però, scoprirà una terza via, quella del calcio appunto.

Nell’estate del 1955 entra nelle giovanili del Palmeiras esordendo in prima squadra l’anno successivo. Nell’ambiente José Altafini è conosciuto come “Mazzola”. Questo soprannome gli viene affibbiato a causa della grande somiglianza estetica con il compianto capitano del Grande Torino, Valentino Mazzola. Con il Palmeiras giocherà due stagioni nel massimo campionato brasiliano, prima di ricevere la chiamata del Milan che lo porterà in Italia nel 1958. La carriera di Altafini è definitivamente sbocciata.

Dal Milan alla Juventus passando per Napoli

Nelle sette stagioni al Milan, Altafini si cucirà lo scudetto sul petto per due volte, trionfando anche in Coppa Campioni nel 1963 e laureandosi capocannoniere del torneo con 14 gol. A livello individuale, vince anche il titolo di miglior marcatore della Serie A nel 1962, anno del secondo scudetto conquistato da Josè Altafini al Milan.

Nel 1965 volerà a Napoli dove trascorrerà altre sette stagioni arricchendo il proprio palmarès di una Coppa delle Alpi nel 1966. Nel 1972, infine, si accaserà alla Juventus, sua ultima esperienza nel Belpaese. Il trasferimento alla Vecchia Signora non viene accolto bene dai tifosi partenopei, che gli attribuiscono il soprannome di “core ‘ngrato” in seguito a un gol realizzato da Altafini proprio alla sua ex squadra che fa prendere allo scudetto la strada della Torino bianconera e spegne definitivamente i sogni di gloria del Napoli. Con la Juventus l’attaccante brasiliano vincerà due scudetti prima di lasciare l’Italia nel 1976 e chiudere la carriera da calciatore nel campionato svizzero.

Dalla Nazionale brasiliana all’azzurro dell’Italia

Altafini, in quanto figlio di emigrati italiani, ha indossato sia la maglia della Nazionale brasiliana sia quella azzurra. Con i Verdeoro ha fatto parte della spedizione che nel 1958 vince il campionato del mondo disputato in Svezia, proprio contro i fortissimi padroni di casa capitanati da Nils Liedholm.

In questa occasione si rende protagonista del gioco dando il cambio alla leggenda del calcio bloccata da un infortunio: Pelè. I due hanno scritto una pagina importante della storia di questo sport, animata anche dalla loro rivalità, vera o presunta che fosse. In quell’edizione dei Mondiali Altafini e Pelè, tra l’altro, furono i due più giovani brasiliani convocati dalla Nazionale verdeoro.

Con l’Italia, invece, Altafini esordirà il 15 ottobre del 1961 e parteciperà agli sfortunati campionati del mondo del 1962 in Cile, dove la Nazionale azzurra non riuscì a superare neanche la fase a gironi. Il titolo iridato, come quattro anni prima, andò ancora al Brasile.

Josè Altafini e la carriera da commentatore sportivo

Dopo aver chiuso la carriera da calciatore nel 1980 a 42 anni, nel campionato svizzero, dopo 25 anni di attività, Altafini si è dedicato per diverso tempo alla carriera televisiva da commentatore sportivo. Alcune sue espressioni sono diventate iconiche e ancora oggi vengono ricordate da tutti gli appassionati di questo sport, come “che golaço” o “incredibile amici”, che dà anche il titolo al libro calcistico scritto insieme al giornalista Pierluigi Pardo.