Oggi, 8 ottobre, avrebbe compiuto 98 anni il Barone Nils Liedholm, una delle icone del campionato italiano, entrato di diritto nella storia della Serie A. In occasione dell’anniversario della nascita del grande ex calciatore e allenatore svedese, avvenuta nel 1922, ripercorriamone la carriera: dagli esordi nella sua Svezia fino all’approdo in Italia e alla nuova vita in panchina, passando per le frasi e gli aforismi sul calcio che lo hanno reso celebre.

L’alba della carriera da calciatore di Nils Liedholm

Nils Liedholm nasce nella cittadina svedese di Valdemarsvik l’8 ottobre del 1922. Qui, oltre a trascorrere la sua adolescenza, cresce anche calcisticamente nella squadra della città natale, prima di trasferirsi all’IK Sleipner e fare il suo esordio nel campionato svedese nel 1942 a 20 anni. Nils è un centrocampista di qualità, elegante ma efficace allo stesso tempo.

Nel 1946 viene ingaggiato dall’IFK Norrköping con cui vince due campionati consecutivi nel 1947 e nel 1948. Giocherà nel suo Paese ancora per un anno, contribuendo alla conquista da parte della Nazionale di calcio dell’oro olimpico ai Giochi di Londra nel 1948.

Nel 1949 si presenta l’occasione di dare una svolta alla propria carriera. Alla porta del Barone bussa il Milan: un’opportunità da cogliere senza pensarci troppo. A 27 anni è tempo di spiccare il volo verso una nuova avventura.

Dall’approdo in Italia alla nuova vita da allenatore

Nils Liedholm in maglia rossonera trascorre ben 12 anni e proprio al Milan chiuderà anche la sua carriera da calciatore nel 1961. Il bilancio finale è di 380 presenze, condite da 83 gol e quattro scudetti messi nella bacheca del Diavolo. È, ad oggi, anche il secondo straniero con più presenze nella storia del club, dopo Clarence Seedorf. In mezzo, nel 1958, si laurea vice campione del mondo con la Svezia, battuta solo in finale dal grande Brasile di Pelè.

Appese le scarpette al chiodo, Liedholm può iniziare la sua nuova vita sportiva: quella da allenatore. La carriera in panchina comincia da dove era finita quella da calciatore, al Milan. Prima da assistente e poi da tecnico, dal 1964 al 1966. Tornerà in rossonero due volte: dal 1977 al 1979 vincendo uno scudetto e dal 1984 al 1987 diventando il primo allenatore dell’era Berlusconi.

Ma oltre a quello con il Milan, anche il matrimonio tra Nils Liedholm e la Roma è un capitolo fondamentale nella carriera da allenatore del Barone. È sotto la sua guida, infatti, che i giallorossi tornano a laurearsi campioni d’Italia, nel 1983, a distanza di quasi 40 anni dall’ultimo degli scudetti messi in bacheca. Ed è con il Barone in panchina che la Roma sfiora anche la Coppa Campioni nella stagione successiva, persa solo in finale contro il Liverpool nella drammatica, sportivamente parlando, notte dell’Olimpico del 30 maggio.

Le più celebri frasi di Nils Liedholm

Da allenatore, Liedholm è stato uno dei pionieri nel nostro Paese della difesa a zona, ispirata ai modelli della grande Olanda e del Brasile. Ma oltre alle qualità tattiche e tecniche, il Barone si è fatto apprezzare negli anni anche per i modi e per la sua grande signorilità in campo e fuori. Tanto che gli è stato intitolato un premio istituito da un’associazione fondata in suo onore nel 2011.

Da allora il premio Liedholm viene assegnato ogni anno agli sportivi che si contraddistinguono non solo per i risultati conseguiti, ma anche e soprattutto per i valori di correttezza, eleganza e trasparenza.

Gli aforismi di Nils Liedholm sono un altro grande lascito che il Barone ha donato al calcio. Memorabili alcune sue frasi che ancora oggi fanno parte del bagaglio culturale di questo sport. Definitive e pungenti come solo lui sapeva essere. Come quella sulla partita perfetta che dovrebbe finire sempre 0 a 0; o quella sugli schemi, bellissimi in allenamento perché fatti senza avversari; o, ancora, l’idea che il possesso palla fosse la miglior strategia difensiva possibile perché se controlli la sfera per 90 minuti, è difficile che l’avversario possa segnarti.

Liedholm si è spento il 5 novembre del 2007 a Cuccaro Monferrato nel Torinese ed è sepolto al Cimitero monumentale del capoluogo piemontese. Nel 2016 è stato inserito postumo nella Hall of Fame del calcio italiano: un riconoscimento d’obbligo per il Barone, che al nostro Paese ha regalato i suoi anni migliori.