Oggi, 17 febbraio 2021, compie 58 anni la leggenda della pallacanestro americana Michael J. Jordan. Campione olimpico con il Dream Team a Barcellona 1992, il cestista statunitense ha scritto le pagine più belle del basket a stelle e strisce con la maglia dei Chicago Bulls. Nel corso della sua carriera ha frantumato ogni tipo di record e viene considerato uno dei più grandi, se non proprio il più grande, di tutti i tempi. In occasione del compleanno di MJ, andiamo dunque a ripercorrere tutto il suo straordinario viaggio nel mondo della pallacanestro, dall’esordio al college fino alla conquista degli anelli NBA.

Michael Jordan: dall’esordio al debutto in NBA

È l’anno 1982. Michael Jeffrey Jordan ha 19 anni e, con una media di oltre 15 punti a partita, ha trascinato la sua North Carolina alla finale per il titolo NCAA. Mancano appena 15 secondi al termine della finale contro Georgetown, quando il campione nato a New York il 17 febbraio del 1963 pesca il jolly con il tiro della vittoria. North Carolina vince il secondo titolo della sua storia, ma la notizia è un’altra: uno straordinario talento si è affacciato nella pallacanestro americana e si tratta di un cestista capace di alzare incredibilmente il livello del proprio gioco soprattutto sotto pressione. Questo sarà il suo marchio di fabbrica per l’intera carriera.

Due anni più tardi Jordan si prenderà anche l’oro olimpico ai Giochi di Los Angeles, ma questi non sono ancora gli anni del Dream Team. Gli Stati Uniti portano, infatti, alle Olimpiadi una selezione di universitari, che è comunque sufficiente per assicurarsi la medaglia d’oro. Le prestazioni di Michael Jordan fanno sempre più rumore e la chiamata della NBA è inevitabile. Dopo il trionfo ai Giochi, nel settembre del 1984, Jordan firma per i Chicago Bulls.

I primi successi con i Chicago Bulls

Ben presto anche la NBA dovrà fare i conti con l’uragano Jordan che si abbatte sul campionato di basket più competitivo al mondo con una forza dirompente. L’anno della definitiva consacrazione è il 1988. Michael Jordan è il miglior giocatore della stagione e si assicura anche i riconoscimenti come miglior difensore e miglior realizzatore.

Nel corso della sua carriera metterà in bacheca ben cinque premi MVP, posizionandosi dietro solo a Kareem Abdul-Jabbar, primo a quota sei in questa particolare classifica.

Nella prima parte dell’esperienza ai Bulls, però, ai grandi successi individuali, non si affiancano quelli di squadra e, così, la vittoria dell’anello NBA per Michael Jordan diventa quasi una maledizione. Dal 1988 al 1990, infatti, per tre volte di fila la corsa al titolo si infrange contro i Detroit Pistons. La mancanza di un trofeo di squadra nel palmarès di Jordan rischia di trasformarlo, in questa fase della sua carriera, in un eterno incompiuto. Le cose, però, andranno molto diversamente e forse proprio quelle grandi delusioni saranno la benzina decisiva per i successi futuri.

Il secondo oro olimpico e i sei titoli NBA con i Bulls

Le sconfitte alle Finals sono una ferita che brucia e la critica comincia a farsi feroce. Ma quando si insinua addirittura il dubbio tra gli addetti ai lavori che non sia all’altezza, Michael Jordan fa quello che faceva sin dai tempi del college: la pressione si alza e lui alza di conseguenza il livello del proprio gioco.

Gli anni Novanta sono una vera e propria età dell’oro per la carriera del campione newyorkese. Dal 1991 al 1998 arriveranno ben sei anelli NBA con i Chicago Bulls, conditi da altrettanti premi MVP delle Finals. In mezzo, nel 1992, Jordan si mette al collo anche un secondo oro olimpico ai Giochi di Barcellona, con la Nazionale statunitense probabilmente più forte di tutti i tempi, quella passata alla storia con il nome di “Dream Team”.

Dopo i primi tre anelli NBA, per Michael Jordan il ritiro non è più un tabù e diventa, al contrario, un’opzione da prendere in considerazione. Tuttavia, dopo un anno e mezzo lontano dal parquet, Jordan tornerà e conquisterà con i Bulls gli altri tre titoli, rispondendo sul campo a chi aveva troppo precocemente pronosticato la fine di un ciclo. La storia d’amore con la pallacanestro non si esaurirà coi Bulls, visto che il grande cestista tornerà per la terza e, in questo caso ultima volta, a giocare con la maglia dei Washington Wizards. Michael Jordan anche a fine carriera nel 2003 regalerà ancora perle di rara bellezza, congedandosi dal suo sport nella maniera più consona ad una leggenda del suo calibro.

Michael Jordan: record, statistiche e curiosità

Michael Jordan in carriera ha infranto ogni tipo di record. Per dieci volte è stato il miglior marcatore della NBA. Nessuno nella storia del basket statunitense è riuscito a fare meglio ad oggi. Detiene, con 30.12 punti a partita, la miglior media della NBA. Anche ai play off, nessun cestista è ancora riuscito a battere la sua media di 33.4 punti. Jordan è il miglior marcatore nella storia della NBA in una gara di playoff: nel 1986 contro Boston realizzò infatti ben 63 punti. È stato, inoltre, il primo giocatore a realizzare una tripla doppia (doppia cifra in tre statistiche: punti, assist e rimbalzi) all’All Star Game.

Per Michael Jordan il numero di maglia, come per tutti i più grandi campioni dello sport, è un simbolo da scegliere con cura. La leggenda dei Bulls ne ha indossati cinque in carriera, ma sono due quelli a cui è stato particolarmente legato. Uno è naturalmente il 23, ossia quello sulla maglia ritirata da Chicago dopo il suo addio: questo numero rappresenta la metà approssimata per eccesso di 45, indossato dal fratello maggiore Larry ai tempi dell’High School e per il quale Michael nutriva una profonda ammirazione. Il numero 23 rappresentava per Jordan il desiderio di voler essere forte almeno la metà del fratello.

Serie e film con Michael Jordan

Come avviene in tutte le carriere delle icone sportive, anche in quella di Jordan arriva il momento di confrontarsi con il mondo del cinema e della televisione, che si presentano alla porta per raccontare anche sul grande e piccolo schermo la sua leggenda. Il ruolo di protagonista di Michael Jordan in “Space Jam”, film della Warner Bros con Bill Murray e alcuni campioni della NBA, è sicuramente il più celebre in questo senso.

Ed è stato recentemente motivo di grande dibattito anche ciò che ha raccontato Michael Jordan in “Last Dance”, docu-serie sull’epopea dei Chicago Bulls, vincitori di sei anelli NBA in otto anni. Dalla narrazione traspare un campione trascinato da una competitività portata fino quasi all’ossessione, con la quale non era sempre facile convivere, ed emerge una voglia di primeggiare famelica che ha sempre accompagnato MJ. Il tutto supportato da un talento e un’abnegazione straordinari. Ecco perché, probabilmente, oggi si può dire, senza timore di essere smentiti, che Michael J. Jordan è il basket e, allo stesso tempo, quando si parla di pallacanestro il primo volto che viene in mente non può essere che il suo.