Il 23 settembre festeggia 64 anni il campione del mondo a Spagna ’82 e icona del calcio azzurro Paolo Rossi che, oltre a salire sul tetto del mondo, si laureò anche capocannoniere di quell’edizione iridata. In occasione del suo compleanno, celebriamo quindi il Paolo Rossi calciatore, ripercorrendone la carriera e rivivendo i traguardi da lui raggiunti, a partire dagli esordi fino ai più grandi successi con i club e la Nazionale.

Dalle giovanili della Juventus alla Lanerossi Vicenza

Nato a Prato il 23 settembre del 1956, Paolo Rossi comincia a muovere i primi passi nel mondo del calcio al Santa Lucia, squadra del suo comune natale. E dopo essere passato dall’Ambrosiana, sempre a Prato, e dalla Cattolica Virtus a Firenze, a 16 anni entra nelle giovanili della Juventus.

A Torino trascorrerà tre anni, dal 1972 al 1975, prima di accasarsi per una stagione a Como e, successivamente, trasferirsi a Vicenza per indossare la maglia della Lanerossi, che sarà il vero trampolino di lancio nella carriera di Paolo Rossi. A Vicenza l’attaccante colleziona un totale di 108 presenze condite da 66 gol. Nella stagione 1976-1977 trascina la squadra sino alla promozione in A grazie alle sue reti che gli consentono anche di laurearsi capocannoniere del campionato cadetto. Da neopromosso, il Vicenza sfiora addirittura lo scudetto arrivando secondo dietro la Juventus e Rossi si prende ancora il titolo di miglior marcatore del campionato.

Ma la stagione successiva, contro ogni pronostico, il club veneto tornerà in Serie B, complice anche una stagione non all’altezza di quella precedente del suo bomber. Così, nel 1979, Rossi chiuderà la sua esperienza in Veneto per trasferirsi a Perugia. L’anno trascorso in Umbria è probabilmente il più buio nella carriera del calciatore toscano: accusato di aver contribuito a truccare la partita di campionato contro l’Avellino, verrà squalificato per due anni e salterà l’Europeo casalingo del 1980. La carriera di Rossi sembra ai titoli di coda.

Paolo Rossi e la Nazionale: la consacrazione mondiale con Bearzot

Nonostante i dodici mesi di squalifica ancora da scontare, la Juventus decide comunque di investire sull’attaccante toscano e portarlo all’ombra della Mole. Paolo Rossi tornerà in campo nell’aprile 1982, giusto in tempo per giocare le ultime tre giornate di campionato e cucirsi il tricolore sul petto con la Vecchia Signora.

È proprio in questi mesi che un’altra figura cruciale nella carriera di Pablito decide di puntare su di lui. Si tratta di uno dei più grandi Ct della Nazionale italiana, Enzo Bearzot che, con grande sorpresa di media e opinione pubblica, decide di portare ai Mondiali proprio Rossi e lasciare a casa l’attaccante della Roma Roberto Pruzzo, fresco vincitore del titolo di capocannoniere del campionato appena concluso.

Le perplessità alimentate da questa decisione sembrano essere confermate dalla prima fase dei Mondiali del 1982. L’Italia supera a stento il primo girone eliminatorio e Rossi, fermo praticamente da due anni e con pochissime partite nelle gambe, è l’ombra di sé stesso. Cambierà tutto nella seconda fase, di fronte ad avversari che sembrano insormontabili: Argentina e Brasile. L’attaccante della Juve ne fa tre ai Verdeoro, segna una doppietta in semifinale contro la Polonia e apre le marcature nella finale vinta 3 a 1 contro la Germania. È un trionfo. Dopo un mondiale del genere, in cui arriva anche il titolo di capocannoniere del torneo, per Paolo Rossi il Pallone d’oro è un riconoscimento tanto meritato quanto inevitabile.

L’addio di Paolo Rossi al calcio

In seguito all’epopea spagnola, Rossi trascorrerà altre tre stagioni alla Juventus durante le quali arriveranno uno scudetto, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni. Nel 1985 si concretizza il matrimonio tra Paolo Rossi e il Milan, dove trascorrerà una stagione prima di andare a chiudere la carriera a Verona con l’addio al calcio giocato avvenuto nel 1987. Nelle venti partite disputate con gli scaligeri contribuisce a trascinare la squadra fino al quarto posto in campionato, valido per staccare il pass per la Coppa Uefa. Ma al termine della stagione, i problemi al ginocchio, che hanno caratterizzato gran parte della sua carriera, lo spingeranno a fermarsi definitivamente all’età di 31 anni.

Nel ricostruire l’epopea da calciatore di Paolo Rossi, è la moglie Federica Cappelletti, giornalista e scrittrice, ad aver dato un contributo decisivo. Con il suo aiuto, infatti, nel 2012 è stato pubblicato il libro “1982”, focalizzato in particolare sull’impresa della Nazionale al mondiale spagnolo. Un’impresa che merita di essere ricordata, ancora una volta, in occasione del 64° compleanno di Pablito.