In questi giorni la Federazione pallacanestro e le leghe di Serie A di pallavolo hanno deciso di porre fine ai campionati 2019-2020 a causa dell’emergenza in corso, ma con delle differenze. Partiamo dal basket: con un comunicato il Presidente della FIP Giovanni Petrucci ha dichiarato concluso il campionato di Serie A e la sua scelta è giunta dopo che la Lega Basket ha demandato qualsiasi decisione in merito alla chiusura anticipata della stagione alla stessa FIP. Petrucci, dopo aver dunque sentito il Consiglio Federale, ha dichiarato chiuso il campionato. Completamente chiuso: questo significa che il titolo non viene assegnato e che non c’è alcuna speranza di disputare i playoff nemmeno nel caso in cui il governo dovesse rivedere le misure restrittive imposte al Paese nelle ultime settimane e che hanno incluso anche lo stop a tutte le attività sportive di qualsiasi livello.

Nel comunicato si legge: “La FIP è determinata a tutelare la salute di atleti, tecnici, arbitri, dirigenti, di tutti coloro che partecipano all’organizzazione delle gare dei campionati e delle loro famiglie. Considerato che dai DPCM e dalle Ordinanze emesse, fino a questo momento, dal Governo e dalle Regioni non emergono date certe circa la possibilità di ripresa dell’attività sportiva in condizioni di totale sicurezza, non si può pensare che si svolgano gare di basket sul territorio nazionale, ed in particolare nelle zone geografiche più colpite dall’epidemia. Dal Governo, dalle Regioni e dalla scienza, inoltre, arrivano precise e stringenti indicazioni che riguardano il distanziamento sociale. Misure impossibili da attuare per uno sport di contatto come la pallacanestro”.

Nel comunicato si fa anche riferimento al fatto che molte società hanno autorizzato la partenza di alcuni loro giocatori stranieri verso il Paese di origine e poi si aggiunge: “È dovere, quindi, della FIP assumere ogni iniziativa che possa tutelare le proprie affiliate ed i propri tesserati. Dichiarare conclusa l’attuale stagione sportiva permette ai club ed ai tesserati di adottare tutti quei comportamenti necessari ad evitare ulteriori costi da sostenere in assenza di attività. La FIP ritiene di adottare questo provvedimento anche in considerazione dell’impossibilità di disputare le gare alla presenza di migliaia di appassionati, patrimonio fondante del movimento cestistico italiano. Queste sono le ragioni poste alla base della decisione di dichiarare concluso il Campionato di Serie A maschile per la stagione 2019/2020″. Petrucci ai microfoni di Sky Sport ha aggiunto: “Ha prevalso il buon senso. In un momento difficile per il Paese non si può pensare di proseguire un campionato a porte chiuse. Lo Scudetto non sarà assegnato, sta alla Leghe decidere su promozioni e retrocessioni, oltre a organizzare la prossima stagione”.

Prima della decisione della FIP, le due squadre di Bologna, Virtus e Fortitudo, avevano scritto una lettera alla Lega Basket chiedendo di attendere prima di decidere sulla cancellazione della stagione e di considerare prima l’evoluzione degli eventi e i provvedimenti del governo e, secondo loro, avrebbe dovuto essere quest’ultimo e non la Federazione, a decidere la cancellazione totale della stagione. Petrucci aveva subito replicato dichiarando alla Gazzetta dello Sport: “Mi stupisco di tale interpretazione, ovvero che il Governo possa mettere la parola fine. Secondo l’ordinamento sportivo la titolarità del campionato, come apertura e chiusura, spetta alle federazioni”.

Poco dopo è arrivata la decisione ufficiale della FIP di chiudere il campionato e tutte le squadre si sono dovute adeguare. La Virtus, nel suo comunicato, ha dichiarato: “Virtus Segafredo Bologna ringrazia tutti i suoi Sponsor, Abbonati e Tifosi per il costante sostegno e la grande passione dimostrata nel corso della stagione. Torneremo più forti di prima riprendendo la marcia verso tutti i nostri obiettivi!” e inoltre l’amministratore delegato Luca Baraldi, al Corriere dello Sport, ha chiarito il punto di vista della società bolognese: “Mai chiesto nulla. Non ci siamo battuti per avere lo scudetto sul petto, quello se lo meritano i medici, gli infermieri, tutti gli operatori che in questo momento stanno combattendo contro il virus”.

Nel frattempo, Sandro Santoro, ex giocatore e attualmente direttore generale di Brescia, che era terza con Milano in classifica prima dell’interruzione del campionato, ha proposto: “In un momento come questo farei in modo che il prossimo anno lo scudetto sulla maglia ce l’abbiano tutte le squadre che parteciperanno al campionato di Serie A. Un momento eccezionale ha necessità di misure eccezionali, fondamentali per ripartire: non tanto dal punto di vista tecnico-sportivo, quanto per aiutare le società che da questo evento ne subiranno dei danni notevoli sotto ogni punto di vista. Mettere lo scudetto su 17 maglie sarebbe il riconoscimento per chi non ha mai smesso di lavorare, cercando di capire quali sono le conseguenze dello stop e come ripartire con il minor numero possibile di danni”. Ma la sua proposta al momento sembra di difficile realizzazione.

Il Presidente della Lega Basket Umberto Gandini ha, invece, subito spostato l’attenzione sulla prossima stagione e in un comunicato la LBA ha scritto: “Conseguentemente a quanto deliberato in data odierna dalla Fip, con la quale condivide le motivazioni di fondo che l’hanno portata ad assumere questa decisione, la Lega e tutte le società associate concentreranno ora tutti i loro sforzi sulla programmazione della stagione 2020/21, auspicando di poter riprendere a giocare in totale sicurezza ed augurandosi di avere, da parte di tutte le istituzioni coinvolte, un quadro normativo di sostegno alle società stesse e alle attività imprenditoriali collegate alla pratica della pallacanestro, presupposto imprescindibile per affrontare il momento di straordinaria difficoltà che il nostro e tutto lo sport, al pari del nostro Paese, sta attraversando. Questo per rispondere compiutamente alle attese di tutti gli stakeholders e degli appassionati a cui poter nuovamente garantire la fruizione del “prodotto basket”, al cui miglioramento i club lavoreranno con passione e determinazione con l’obiettivo di una nuova e completa ripartenza, nel rispetto delle disposizioni delle autorità governative e sanitarie e della tutela della salute di tutti”.

Uno dei giocatori più in vista, Alessandro Gentile, ex capitano dell’Olimpia Milano attualmente in forza a Trento, al Corriere dello Sport ha commentato così: “Manca tanto la palestra, mancano le partite. manca l’urlo della gente. Per questo non ho mai creduto a una ripartenza a porte chiuse. Lo sport ha bisogno degli appassionati e gli appassionati hanno bisogno dello sport. Fa male fermarci ma la salute, su questo non possiamo che essere d’accordo, viene prima di tutto. Giusto non assegnare lo scudetto. Si vince e si perde sfidandosi. Poi nel basket il tricolore lo assegnano i playoff, dove ogni verdetto può essere messo in discussione.

Nel volley Regular Season chiusa, ma ci sono spiragli per i playoff

La situazione nel volley è leggermente diversa. In questo caso, infatti, la decisione di decretare chiusa la Regular Season (ma non l’intera stagione) è stata presa dalle leghe pallavolo Serie A maschile e femminile; tuttavia è stata lasciata una porta aperta alla possibilità di disputare i playoff. Per quanto riguarda le donne, l’Imoco Conegliano è stata proclamata ufficialmente vincitrice della Regular Season.

Il Presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile Mauro Fabris, in un intervento a Radio Sportiva, puntando un po’ il dito contro il CONI, ha spiegato: “Abbiamo assunto una decisione che non avremmo mai voluto prendere, dovuta alla tragedia umana e sociale rappresentata dall’emergenza sanitaria in corso, soprattutto nel corso di una stagione tecnicamente straordinaria, con una Serie A1 che può vantare le tre vincitrici delle Coppe Europee della scorsa stagione più la squadra Campione del Mondo. Abbiamo atteso inutilmente una decisione univoca da parte del CONI, che mettesse sullo stesso piano tutte le discipline. Si è creata una situazione di indeterminatezza dannosa per tutto lo sport italiano. Non mi sembra giusto aver scaricato sulle spalle delle diverse Leghe, di diverse discipline, le decisioni riguardanti la stagione sportiva 2019-20. Una decisione sovra-ordinata avrebbe messo tutti nelle stesse condizioni di fronte agli sportivi, nella gestione degli sponsor, dei diritti TV e OTT, dei diritti internazionali e anche dei contratti delle atlete e dei tesserati.

Il Presidente Fabris, sulla possibilità di tornare in campo per i playoff, ha spiegato: “Sei Club hanno dato la propria disponibilità per riprendere l’attività quando sarà possibile, terminata la situazione di emergenza, ragionando sul principio che lo sport, pur giocato a porte chiuse, possa costituire un elemento di rinascita. Vorrei sottolineare ancora una volta il gesto ‘commovente’ di Zanetti Bergamo e Banca Valsabbina Millenium Brescia, due squadre che risiedono nelle zone maggiormente martoriate dall’epidemia, disponibili a tornare in campo in nome dei valori dello sport e del senso di appartenenza a questo nostro straordinario movimento di vertice”. Ora, mentre la Lega ha decretato lo stop delle retrocessioni in A1 e A2, spetta alla Federvolley decidere se ci saranno promozioni dalla Serie B1 alla A2. Per quanto concerne il campionato maschile, invece, la Consulta di SuperLega ha discusso “la possibilità di riaprire il proprio Campionato per giocare i playoff, qualora ci siano le condizioni e le opportune autorizzazioni delle Autorità Governative e sanitarie”.