Il 1° agosto del 1926 nasceva l’Associazione Calcio Napoli. Il club, oggi sotto la guida del presidente Aurelio De Laurentiis, ha vissuto i suoi anni d’oro nella seconda metà degli anni Ottanta, trascinato dal talento e dalla leadership di Diego Armando Maradona. In occasione del 96° anniversario della sua fondazione, andiamo a ripercorrerne la sua storia dalle origini fino ai più recenti successi sul rettangolo verde.

La fondazione della Società Sportiva Calcio Napoli

L’approdo del calcio che conta all’ombra del Vesuvio si deve all’imprenditore partenopeo Giorgio Ascarelli, primo dei presidenti del Napoli calcio che, nell’agosto del 1926, raccolse la sfida di portare una grande piazza del Sud ai massimi livelli nazionali di questo sport. L’inizio del percorso non sarebbe certamente stato dei più semplici, macchiato dall’onta della retrocessione in Prima Divisione (allora il secondo livello del campionato italiano) già nella stagione d’esordio. L’allargamento della Divisione Nazionale anche alle retrocesse avrebbe consentito al Napoli di mantenere la categoria e di vedere premiati, nonostante i risultati sul campo, gli sforzi societari nel tentare di ricucire la distanza con i grandi club del nord Italia.

Il primo dei trofei vinti dal Napoli

Per poter mettere in bacheca il primo dei suoi trofei, il Napoli dovrà attendere più di 30 anni dalla fondazione. È il 21 giugno del 1962 quando gli Azzurri, guidati in panchina da Bruno Pesaola e in campo da capitan Pierluigi Ronzon, sollevano la Coppa Italia sotto il cielo di Roma, dopo aver battuto la Spal in finale. È proprio Ronzon a firmare il gol vittoria del definitivo 2 a 1. È un risultato storico, non solo perché è il primo titolo del club, ma anche perché è maturato con la squadra in Serie B. Ad oggi solo il Napoli e il Vado (nel 1922) sono riuscite a conquistare la Coppa nazionale pur non militando nella massima serie.

Gli anni d’oro di Diego Armando Maradona

È il tramonto degli anni Sessanta, quando alla presidenza della Società Sportiva Calcio Napoli sale l’imprenditore Corrado Ferlaino, che salva il club ormai sull’orlo del fallimento. Sotto la sua guida, la più longeva, ad oggi, nella storia del Napoli, gli Azzurri vivranno gli anni più gloriosi della propria storia, ma anche alcuni dei più bui. Dopo aver aggiunto al palmarès un’altra Coppa Italia nel 1976, il club partenopeo vivrà il suo periodo d’oro nella seconda metà degli anni Ottanta, raggiungendo l’obiettivo sognato dal primo presidente Ascarelli: annullare il gap con le big del Nord. Protagonista assoluto di quegli anni è Diego Armando Maradona, approdato all’ombra del Vesuvio nel 1984 e leader carismatico prima ancora che tecnico, di una squadra comunque completa e molto forte in ogni reparto. Nei sette anni partenopei di Maradona, il Napoli vincerà due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa.

Gli anni bui e il fallimento

L’addio di Maradona a Napoli segna, di fatto, l’inizio della fine di un ciclo vincente senza precedenti nella storia del club. Sarà, a partire dall’alba degli anni Novanta, un declino inesorabile, culminato nella crisi finanziaria dei primi anni Duemila, dopo l’ingresso alla guida della società di Giorgio Corbelli e la presidenza di Salvatore Naldi. Gli Azzurri, che allora militano in Cadetteria, nonostante abbiano mantenuto la categoria sul campo, falliscono nell’estate del 2004, perdono il titolo sportivo e vengono retrocessi in C1. Nella storia del Napoli, questo è senza dubbio uno dei periodi più bui. Ma di fronte allo spettro della sparizione del club, l’imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis veste i panni del “deus ex machina”, rileva il titolo sportivo e iscrive il club in terza serie. È l’alba di una nuova era.

La nuova era targata Aurelio De Laurentiis

Il Napoli calcio in Serie A tornerà tre anni più tardi, nel 2007. Sotto la presidenza De Laurentiis, il club partenopeo riuscirà a riprendersi un posto nei piani alti del calcio italiano, togliendosi anche la soddisfazione di arricchire ulteriormente la propria bacheca, con altre tre Coppe Italia e una Supercoppa italiana e sfiorando, nel 2018, il titolo di campione d’Italia.

Oggi, dopo due anni di pandemia e un’inevitabile crisi finanziaria che ha colpito il mondo del calcio nella sua totalità, la società di De Laurentiis sta portando avanti una rigorosa politica di ridimensionamento che ha comportato diversi addii dolorosi. Da quello di capitan Lorenzo Insigne, passando per la cessione di Koulibaly e i mancati rinnovi di Ospina e di Dries Mertens, il migliore tra i marcatori nella storia del Napoli.

Ciò che sarà di quello che sembra essere a tutti gli effetti un nuovo ciclo non è dato sapere. Di certo c’è solo che, come sempre, sarà il campo il giudice ultimo dell’operato del presidente e di un club che oggi spegne 96 candeline.