Di Redazione William Hill News
27 Dicembre 2020
Bandiera della Juventus degli anni Settanta, il 27 dicembre compie 70 anni Roberto Bettega. Soprannominato “Bobby Gol” per la prolificità sotto rete e “Penna Bianca” per la precoce canizie, ha trascorso praticamente la sua intera carriera da calciatore con la Vecchia Signora, per la quale ha lavorato anche nelle vesti di dirigente, una volta appesi gli scarpini al chiodo. In occasione del suo compleanno, andiamo allora a ripercorrerne carriera e successi, dall’esordio tra i professionisti a Varese fino alle vittorie in bianconero.
Dalle giovanili della Juve a Varese e poi il ritorno a Torino
Bettega nasce a Torino il 27 dicembre del 1950 da una famiglia originaria del Veneto. Il padre lavora per la Fiat, mentre il piccolo Roberto riesce a entrare subito nella Juventus dove compie tutta la trafila delle giovanili sotto la guida dello storico tecnico Mario Pedrale. Nonostante siano palesi fin da subito le grandi qualità di Bettega, la società bianconera non vuole bruciarlo con un salto troppo repentino in prima squadra.
Ecco perché nell’estate del 1969 viene mandato a farsi le ossa in Serie B con il Varese. A volerlo fortemente è l’allora allenatore dei lombardi, Nils Liedholm. Il sodalizio tra i due è particolarmente fortunato: Bettega, che a Varese trascorre una sola stagione, è la rivelazione del campionato cadetto. Schierato subito titolare poco più che diciottenne, trascina la squadra al primo posto e alla conseguente promozione in Serie A con i suoi 13 gol in 33 presenze. Le ottime prestazioni con il Varese gli valgono il ritorno alla Vecchia Signora che lo richiama alla casa madre per la stagione 1970-1971. Bettega vestirà bianconero per i successivi 13 anni.
I successi di Bettega alla Juventus
Tutto quello che Bettega ha vinto in carriera lo ha vinto con la maglia della Juventus. In 13 anni sulla sponda bianconera del Po, arrivano sette scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa. Curiosamente, l’unico anno in cui si laurea capocannoniere della Serie A, nella stagione 1979-1980, non coincide con la vittoria dello scudetto che va, invece, all’Inter campione d’Italia con tre punti di vantaggio proprio sulla Juventus seconda. Bettega in quell’annata ne fa 16 contro i 15 dell’attaccante nerazzurro Spillo Altobelli.
Con i bianconeri Bettega si guadagna anche la chiamata della Nazionale, con la quale debutta nel 1975, prima di partecipare, tre anni più tardi, al Mondiale in Argentina, apice della sua esperienza azzurra. L’Italia arriverà quarta, sconfitta dal Brasile nella finale per il terzo posto. Bettega darà l’addio alla Nazionale nel 1983, dopo aver realizzato 19 reti in 42 presenze. Con la Vecchia Signora, invece, “Bobby gol” colleziona complessivamente 482 presenze, andando in rete 179 volte. Si tratta di uno score che lo pone al secondo posto a braccetto con Giampiero Boniperti, dietro ad Alessandro Del Piero (290 reti in 705 partite), nella classifica marcatori all time della Juventus.
L’addio al calcio e la carriera da dirigente
La fine dell’esperienza da calciatore con la Nazionale italiana coincide con la conclusione del matrimonio con la Juventus. Bettega, infatti, vola in Canada per chiudere la sua carriera nel calcio giocato con la maglia dei Toronto Blizzard. L’avventura estera durerà un anno e si chiuderà con 48 presenze e 11 reti all’attivo.
Nonostante un suo impiego da dirigente della Juventus sia un’ipotesi che già circola poco dopo il suo ritiro dal calcio, bisognerà aspettare il 1994 perché Umberto Agnelli gli affidi la vicepresidenza della Vecchia Signora. Insieme al direttore generale Luciano Moggi e all’amministratore delegato Antonio Giraudo formerà la cosiddetta “Triade”, protagonista di uno dei cicli più vincenti nella storia della Juventus, a cavallo degli anni Novanta e Duemila. I fatti di Calciopoli nell’estate del 2006 metteranno fine al sodalizio: Bettega uscirà indenne dalle indagini, ma lascerà comunque l’incarico per rompere, a livello di immagine, con la dirigenza coinvolta in Calciopoli. I suoi 70 anni, oggi, sono l’occasione migliore per ricordare e celebrare, ancora una volta, una delle più grandi bandiere della storia bianconera.
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