Di Redazione William Hill News
Aggiornato: 1 Settembre 2020
Alexandre Pato, ex promessa del Milan tornato a giocare nel suo Brasile, festeggia i 31 anni il 2 settembre. Il suo percorso, che deve ancora completarsi, è stato caratterizzato da punte sublimi di estetica calcistica, ma anche da tanti, troppi bassi, dovuti in particolare ai molteplici infortuni. La sensazione è quella di un talento spesso frenato da una fragilità fisica che gli ha impedito di esprimere a pieno tutto il suo potenziale. In occasione del compleanno, andiamo a ripercorrere la carriera di Pato da calciatore, dagli esordi all’approdo in Serie A, fino al ritorno in Brasile.
Dall’esordio in Brasile all’approdo in Serie A
Alexandre Pato inizia a giocare a calcio quando ha appena 4 anni e le sue prestazioni cominciano subito a far rumore in tutto lo Stato del Paranà dove è nato e cresciuto. La sensazione è che sia sbocciato un talento che rientra in una ristrettissima cerchia di grandi calciatori. Il piccolo Alexandre vorrebbe entrare nella sua squadra preferita, il Gremio, ma su pressione di tutta la sua famiglia si decide a firmare alla fine con l’Internacional. È nel club di Porto Alegre che trascorre tutta la trafila delle giovanili, prima di fare il suo esordio del campionato professionistico brasiliano ad appena 16 anni.
Proprio con l’Internacional solleverà anche il suo primo trofeo in carriera, sempre in quel 2006: la Coppa del mondo per club. Non solo. Segnando in semifinale contro la squadra egiziana dell’Al-Ahly, all’età di 17 anni e 102 giorni, batterà il record detenuto da “O Rei” Pelè (17 anni e 239 giorni) quale marcatore più giovane di una competizione ufficiale della Fifa. Un trampolino di lancio niente male per spiccare il volo verso l’Europa. All’orizzonte si profila l’ombra del Diavolo e il 2 agosto del 2007 Alexandre Pato e il Milan si diranno sì.
L’esperienza di Pato al Milan e il ritorno in patria
Pato al Milan debutta il 13 gennaio del 2008 a San Siro contro il Napoli. È un Diavolo a trazione verdeoro quello che si presenta alla Scala del calcio. Davanti, oltre al talentino ex Internacional, ci sono Ronaldo il Fenomeno e Riccardo Kakà. Alla samba rossonera, in quella serata, parteciperanno tutti e tre i brasiliani: doppietta del Fenomeno, rete di Kakà e sigillo proprio di Pato per il definitivo 5 a 2.
In rossonero Pato mette in bacheca nel 2011 uno scudetto e una Supercoppa italiana vinta nella finale contro i cugini dell’Inter. Il bilancio finale in cinque anni di Milan per Pato sarà di 150 presenze tra campionato e coppe e 63 gol. La scintilla che aveva infuocato l’esordio in Serie A del talento brasiliano, però, va progressivamente spegnendosi, complici anche e soprattutto i numerosi infortuni.
Le due stagioni tra il 2011 e il 2013, in particolare, sono un vero e proprio calvario in cui Pato colleziona complessivamente appena 25 presenze, giocando raramente tutti i 90 minuti. Così già a gennaio del 2013 la strada del Milan e quella dell’attaccante verdeoro si separano. Pato torna nel suo Brasile per giocare nel Corinthians prima e nel San Paolo, poi, fino al 2016.
Il ritorno in Europa, l’esperienza cinese e di nuovo il Brasile
Dopo l’esperienza con il Milan, per Pato il richiamo dell’Europa torna a farsi sentire e così nel 2016 il calciatore vola di nuovo nel Vecchio Continente a caccia di una seconda occasione. Ma la realtà sarà molto lontana dalle aspettative del brasiliano. Pato indossa la maglia del Chelsea dove, però, mette insieme appena due presenze condite da un gol.
Dopodiché si trasferisce in Spagna per giocare al Villarreal. Lo score finale non è certo migliore dell’esperienza londinese: 24 presenze e sei gol. Con il “Sottomarino giallo” si chiude anche la seconda vita calcistica europea di Pato che, a gennaio del 2017, vola in Cina dove il Tianjin Quanjian gli offre un triennale da sei milioni a stagione. Qui ritrova un po’ di continuità e i gol (saranno 36 in 60 presenze), prima di rescindere nel 2019 e tornare nuovamente in Brasile al San Paolo.
Lo scorso 20 agosto Alexandre Pato ha lasciato di nuovo il San Paolo per tornare laddove tutto è cominciato, in quell’Internacional che lo ha lanciato e nel quale i troppi infortuni non avevano ancora frenato un talento pronto a esplodere. Ma a 31 anni c’è ancora tempo per tornare a brillare di nuovo.
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