Di recente è stato festeggiato per l’inserimento nella Hall of Fame, anche se la cerimonia vera e propria avverrà ad agosto, e oggi, 13 aprile, è il giorno in cui gli appassionati del basket lo celebreranno di nuovo nel quarto anniversario dalla sua ultima gara in NBA: stiamo parlando ovviamente di Kobe Bryant. Uno dei più grandi talenti che lo sport abbia mai conosciuto e che il destino ci ha portato via troppo presto, il 26 gennaio scorso, a causa di un incidente in elicottero in cui sono decedute anche sua figlia Gianna e altre sette persone.

I fan di Kobe Bryant negli ultimi mesi, dunque, hanno provato tantissimo dolore, troppo, ma anche soddisfazione, vedendolo nella Hall of Fame come del resto meritava ampiamente. Un periodo di gioie e dolori è stato anche quello tra novembre 2015 e aprile 2016. Quattro anni fa, infatti, Black Mamba ha giocato la sua ultima partita di una delle più incredibili carriere della storia del basket. Cinque mesi prima aveva scritto una lettera, che cominciava con le parole “Dear basketball”, in cui annunciava il ritiro e allo stesso tempo diceva che non era pronto a dire addio allo sport che tanto amava, quello che aveva visto, vissuto e giocato fin da piccolo in quanto figlio d’arte. Quello che aveva cominciato a praticare da bambino in Italia e che lo aveva portato, a soli 18 anni, 2 mesi e 11 giorni, a essere selezionato al Draft 1996 come tredicesima scelta, senza neanche passare dal college, nonostante tante università lo volessero.

Selezionato dai Charlotte Hornets, Bryant fu poi ceduto ai Lakers, scambiato con il centro Vlade Divac che ai gialloviola non serviva più perché avevano appena ingaggiato un certo Shaquille O’Neal. Kobe sognava i Lakers da sempre e quella è stata la sua unica maglia da professionista. È stato il primo giocatore a vedere ritirati in suo onore due numeri di maglia, l’8 e il 24, quando ha deciso di lasciare il basket giocato. Anche il numero 13, però, ritorna nella sua carriera: se il 13 aprile 2016 è stato il giorno del suo ritiro, il 13 novembre 1996 è stato quello del suo esordio, contro i Minnesota Timberwolves, in un match in cui non segnò punti, ma che lo vide stabilire un record, quello di debuttante più giovane della storia. Questo record fu poi battuto un mese dopo da Jermaine O’Neal dei Portland Trail Blazers (18 anni e 53 giorni) e, nove anni dopo, da Andrew Bynum dei Lakers, a 18 anni e 6 giorni.

Los Angeles Lakers – Utah Jazz del 13 aprile 2016

Della carriera di Kobe Bryant abbiamo parlato in occasione del suo inserimento nella Hall of Fame, ricordando i suoi cinque titoli NBA e il premio MVP delle Finals ottenuto in due occasioni. Abbiamo visto i suoi incredibili numeri e abbiamo descritto la disperazione che ha lasciato nel mondo del basket morendo a soli 41 anni. Ma oggi è il giorno in cui si celebra il quarto anniversario del suo addio al basket e dunque è proprio quel 13 aprile 2016  che vogliamo ricordare.

Come abbiamo anticipato, il 29 novembre 2015 Kobe Bryant ha scritto una lettera per annunciare la sua intenzione di ritirarsi a fine stagione. Quella lettera è poi diventata un corto animato che il 4 marzo 2018 ha permesso a Bryant di stabilire un altro record, diventando il primo sportivo capace anche di vincere un Oscar. Quei mesi tra novembre 2015 e aprile 2016 sono stati una lunga celebrazione di Bryant in tutti i palazzetti in cui ha giocato. Nonostante il suo fisico ormai stremato da tanti salti e tante corse, Kobe ha sempre voluto scendere in campo anche per pochi minuti, sforzandosi di realizzare i migliori tiri e le migliori giocate possibili per deliziare il pubblico che lo incitava e che in molti casi era accorso appositamente per tributargli un meritato saluto.

Anche se Black Mamba è stato tanto amato dai suoi tifosi quanto odiato dai suoi avversari e detrattori, in quei mesi ha ottenuto soprattutto applausi dai tifosi di ogni franchigia e il clou è stato proprio quel 13 aprile di quattro anni fa, a casa sua, lo Staples Center, strapieno di gente, tra cui anche moltissimi vip. Tutti lì per lui, tutti lì a gridare “Kobe, Kobe” in quella partita contro gli Utah Jazz che i Lakers hanno vinto per 101-96 compiendo una grande rimonta da -15.

E Bryant in quel match è stata la stella più brillante. Con l’aiuto dei compagni ha compiuto un’impresa segnando ben 60 punti, 23 dei quali nel quarto periodo. È stata la prima volta dal 2009 che è riuscito a superare quota 50, ma ricordiamo che il suo record è stato di 81 punti in una sola partita, il 22 gennaio 2006 contro i Toronto Raptors (vittoria dei Lakers 122-104).

Dentro e fuori dal campo è stata una grande festa. La Nike, sponsor di Kobe, ha proclamato quel 13 aprile il “Mamba Day” e ha invitato tutti i suoi testimoni a indossare delle scarpe celebrative. A Los Angeles, la stazione metro vicino allo Staples Center per quel giorno è stata ribattezzata “Kobe Station”. Il municipio di Los Angeles è stato illuminato con i colori dei Lakers, il giallo e il viola, mentre fuori dallo Staples Center i tifosi hanno potuto scrivere i loro ringraziamenti e i loro pensieri per Bryant su un grande muro.

“Mamba out” ispira anche Obama

Subito dopo la fine del match contro gli Utah Jazz, Kobe Bryant ha tenuto un breve discorso al centro del campo e ha dichiarato commosso:

“Non posso credere che 20 anni siano trascorsi così rapidamente. È stato un viaggio incredibile, ma la cosa più importante è che siamo rimasti sempre uniti. Sono nato e cresciuto come un grandissimo tifoso dei Los Angeles Lakers. So tutto di ogni giocatore che ha vestito questa maglia. Non potevo sognare nulla di meglio che trascorrere 20 anni in questa squadra. La cosa che mi ha fatto più ridere è che per 20 anni mi sono sempre sentito dire: ‘Passa la palla’. Stasera, invece, tutti mi dicevano: ‘Non passarla!’. Grazie a tutti dal profondo del mio cuore. Che cosa posso dire di più? Mamba out”

Mentre diceva “Mamba out” ha lasciato il microfono per terra, ma senza farlo cadere, semplicemente lo ha “accompagnato” e lo ha lasciato lì da solo, al centro della scena. Pochi giorni dopo, Barack Obama ha partecipato al suo ultimo incontro con i corrispondenti alla Casa Bianca e nel salutarli ha pronunciato proprio l’espressione “Obama out”, facendo un “mic drop” in piena regola come i rapper consumati. Pare che il Presidente degli Stati Uniti uscente volesse citare una parodia di se stesso fatta durante la trasmissione tv di Ellen DeGeneres, ma tutti hanno immediatamente pensato a una citazione del saluto compiuto da Kobe Bryant.