Il 31 marzo 1995 cominciava il weekend dei quarti di finale della Coppa Davis tra Italia e Stati Uniti. Parliamo degli anni in cui Pete Sampras e Andre Agassi erano ai vertici della classifica ATP, mentre la squadra italiana, per quanto guidata da ottimi giocatori come Andrea Gaudenzi e Renzo Furlan, non poteva nemmeno sperare di riuscire a competere con quelli che erano tra i tennisti più forti di tutti i tempi. Era, dunque, una sfida dal risultato scontato, ma che attirò l’attenzione di tutto il Paese, perché era un evento: i “marziani” del tennis approdavano nel nostro Paese e solo pochi fortunati potevano vederli dal vivo.

Il campo scelto dalla Federazione era quello del circolo tennis di Palermo, troppo piccolo per un appuntamento del genere. I biglietti, infatti, andarono a ruba in pochissimo tempo e furono tanti a restare delusi. Anche i giornalisti più acclamati del settore, Rino Tommasi e Gianni Clerici, si lamentarono della scelta e criticarono aspramente la Federtennis, che aveva rinunciato a un “incasso epocale” per giocare in un circolo tennis che poteva ospitare così poco pubblico. Erano infatti state scartate sia l’idea di giocare a Milano, dove avrebbero potuto esserci almeno 7500 spettatori in più al giorno, sia l’idea di creare uno stadio del tennis nel Flaminio di Roma, dove si sarebbe arrivati addirittura a 15mila spettatori al giorno.

Con la scelta del campo di Palermo a discapito di quelli di Roma e Milano, si parlò di circa due-tre miliardi lordi di perdita, soldi che, certamente, avrebbero fatto comodo al tennis italiano in quel periodo. La sfida con gli Stati Uniti dei giocatori più forti del mondo, insomma, non venne sfruttata a dovere. Ma questa non fu l’unica polemica della lunga vigilia di Italia-Usa: ce ne furono altre, anche più gravi, che riguardavano la squadra a stelle e strisce.

Coppa Davis 1995: le polemiche prima di Italia-Usa a Palermo

La presenza di Pete Sampras e Andre Agassi fu a lungo in dubbio. Sampras, in particolare, aveva affermato che non sarebbe andato a Palermo perché non voleva anticipare troppo la stagione sulla terra rossa in Europa. Dopo la sua dichiarazione, Agassi disse che lui e Courier avrebbero giocato soltanto se ci fosse stato anche Sampras e quindi, visto che lui non era disponibile, non se ne sarebbe fatto nulla; neanche loro due avrebbero sacrificato i loro obiettivi per la Coppa Davis.

L’Italia capitanata da Adriano Panatta cominciò a illudersi che a Palermo si sarebbe potuta scontrare con una sorta di selezione “C” degli Stati Uniti e avrebbe addirittura potuto spuntarla, ma intanto l’appeal della Coppa Davis crollava, a seguito delle dichiarazioni dei due giocatori più forti del momento. Scoppiò anche una polemica più grave, perché secondo la rivista americana “Tennis Magazine”, il vero motivo per cui Sampras e Agassi non volevano andare in Sicilia era che avevano paura della mafia. In quei mesi c’erano stati degli omicidi, tra cui anche quello di un parente del boss Tommaso Buscetta. Queste voci, però, non furono mai confermate dai diretti interessati, anzi, dopo pochi giorni furono smentite dalla loro decisione ufficiale.

Sampras, infatti, decise di presentarsi a Palermo. Lo disse mentre disputava Indian Wells e Agassi lo seguì a ruota. Il motivo principale era che Pete voleva esaudire il desiderio del suo coach ammalato, Tim Gullikson, il cui fratello gemello Tom era l’allora capitano della squadra di Coppa Davis. Il 24enne allora numero 1 del mondo, dunque, non poteva rinunciare alla sfida con l’Italia e nella notte tra il 26 e il 27 marzo lui e Agassi sbarcarono a Punta Raisi. Il giorno prima erano già arrivati i doppisti Jared Palmer e Richey Reneberg.

Coppa Davis 1995: il “cappotto” degli Usa contro gli azzurri

La squadra americana alloggiò nell’iconico hotel di lusso palermitano Villa Igiea, occupando in tutto 34 camere tra giocatori, staff tecnico e sicurezza. Poliziotti e carabinieri sorvegliavano l’albergo e accompagnavano i giocatori nei loro spostamenti. Giovedì 30 marzo ci fu il sorteggio nel Castello Utveggio, un imponente palazzo in stile liberty costruito sul promontorio del monte Pellegrino a cavallo tra gli anni ’20 e gli anni ’30 e caratterizzato da un particolare colore rosa pallido. I giornalisti Rai, intanto, annunciarono il loro sciopero: le partite sarebbero state trasmesse solo a Palermo e senza commento.

Nel turno precedente, a febbraio, gli Stati Uniti avevano giocato in Florida, a St. Petersburg, sul sintetico indoor del Bayfront Center, contro la Francia, battendola 4-1 grazie alle vittorie di Jim Courier e Todd Martin contro Guy Forget, di Palmer e Reneberg in doppio contro Olivier Delaître e Forget, e infine di Courier contro Cédric Pioline. L’Italia, invece, aveva affrontato in casa la Repubblica Ceca, sulla terra del Tennis Club Napoli, e aveva vinto 4-1. Gaudenzi perse contro Daniel Vacek ma vinse contro Ctislav Doseděl, Furlan sconfisse entrambi gli avversari del singolare, mentre il doppio, composto da Cristian Brandi e Stefano Pescosolido, si impose su Martin Damm e Cyril Sul. Tutte le partite durarono quattro set, tranne quella di Furlan contro Vacek che si giocò al meglio dei due set visto il risultato già acquisito da parte degli azzurri.

A Palermo, invece, fu un vero e proprio “cappotto” ai danni dell’Italia. Nel primo giorno Andre Agassi batté Gaudenzi 6-4, 6-4, 6-1, mentre Pete Sampras liquidò Renzo Furlan 7-6(3), 6-3, 6-0. Nel doppio Jared Palmer e Richey Reneberg ebbero la meglio in quattro set 6-1, 6(2)-7, 6-4, 6-3 su Brandi e Pescosolido, conquistando il punto decisivo per la vittoria. Si giocarono anche gli altri due match in singolare al meglio dei due set: Sampras batté Gaudenzi 6-3, 1-6, 6-3, mentre Palmer sconfisse Furlan 6-4, 6-3. Agassi nemmeno tornò in campo, aveva un traguardo più importante da festeggiare…

Agassi e il sorpasso su Sampras

Nella sua biografia “Open”, Agassi racconta che appena arrivò a Palermo, non fece nemmeno in tempo a sistemarsi in albergo che il suo manager Perry Rogers lo chiamò per dirgli che aveva in mano il ranking più aggiornato che lo vedeva al numero 1. Il sorpasso su Pete Sampras era compiuto. Il 1995, infatti, fu un anno strepitoso per Agassi, con l’89% dei match vinti tra quelli giocati, mentre il suo rivale-amico si fermava all’81%. Agassi divenne ufficialmente il numero 1 dal 10 aprile di quell’anno e pochi giorni dopo, il 29 aprile, compì 25 anni. Eppure nel suo libro ha confessato di aver addirittura pensato di ritirarsi, perché il fatto di aver raggiunto il vertice della classifica, di aver spodestato Sampras dopo 82 settimane di dominio, non lo faceva sentire realmente soddisfatto. Quel giorno, però, Agassi fissò un altro obiettivo: doveva vincere il Roland Garros.

Nel 1995 il Kid di Las Vegas aveva al suo attivo già tre vittorie negli Slam: Wimbledon nel 1992, US Open nel 1994, Australian Open proprio nel 1995. Aveva giocato due finali del Roland Garros e le aveva perse entrambe: nel 1990 contro l’ecuadoriano Andrés Gómez e nel 1991 contro Jim Courier. Agassi poi riuscì nella sua impresa, vinse sulla terra parigina nel 1999 contro Andrei Medvedev in cinque set. Conquistò anche un’altra volta gli US Open, quello stesso anno, il 1999, e altre tre volte gli Australian Open, nel 2000, 2001 e 2003. Vinse anche le Olimpiadi nel 1996. Agassi aveva già vinto la Coppa Davis nel 1990 e nel 1992, nel 1995 arrivò il tris e fu il suo ultimo successo in squadra, proprio come per Sampras (che si fermò a due perché nel ’90 non giocò). Dopo la vittoria contro l’Italia, infatti, gli USA vinsero la semifinale per 4-1 a Las Vegas contro la Svezia di Thomas Enqvist e Mats Wilander e la finale a Mosca per 3-2 contro la Russia di Yevgeny Kafelnikov.