Sebbene lo sci alpino italiano goda negli ultimi anni di ottima salute e possa vantare una squadra molto forte sia al maschile sia al femminile, non c’è ancora un’atleta che possa eguagliare colei che finora è stata la sciatrice italiana più forte di sempre, Deborah Compagnoni, che oggi festeggia il suo 50° compleanno.

Parliamo di un’atleta leggendaria per lo sci italiano, tanto che, nonostante sia ancora relativamente giovane, ha già da molti anni una pista a lei intitolata, quella di Santa Caterina di Valfurva, che è stata disegnata per le gare femminili dei Mondiali del 2005. Proprio in quella località Deborah, nata a Bormio, cresce ed è lì che ottiene il suo primo podio in Coppa del Mondo: è l’8 dicembre 1991 quando arriva seconda nello Slalom Gigante, la sua specialità, dietro la svizzera Vreni Schneider.

Da juniores è già fortissima in tutte le discipline dello sci alpino, tanto da ottenere ai Mondiali di categoria del 1986 la sua prima medaglia iridata, un bronzo in discesa libera; poi, nell’edizione seguente, vince l’oro nel Gigante e il bronzo in discesa. Ma oltre che di vittorie, la carriera di Deborah Compagnoni è costellata anche di infortuni e il primo, molto grave, lo rimedia già nel 1988, al ginocchio destro. Come se non bastasse, nella stessa stagione rischia quasi la vita a causa di un blocco intestinale. Per fortuna si riprende benissimo e nel 1989 domina incontrastata in tutte le specialità ai campionati italiani, dimostrando di essere pronta per l’exploit a livello internazionale.

Deborah Compagnoni: i record alle Olimpiadi e i trionfi mondiali

Come abbiamo anticipato, nel 1991 arriva il suo primo podio in Coppa del Mondo proprio in casa, a Santa Caterina Valfurva, poi, a gennaio del 1992, ecco il primo successo: è prima nel Supergigante di Morzine. Siamo nell’anno del suo esordio olimpico, ai Giochi invernali di Albertville, e Deborah è pronta a conquistare gli italiani vincendo l’oro nel Supergigante. Tuttavia, anche questo suo straordinario successo viene oscurato da un infortunio: il giorno dopo la vittoria, infatti, mentre è impegnata nello Slalom Gigante, scivola e il suo urlo di dolore viene sentito in diretta mondiale. Subisce un grave danno ai legamenti delle ginocchia ed è costretta a fermarsi. Di lei si comincia a dire che ha le ginocchia precise come missili, ma fragili come il vetro.

Anche questa volta Deborah si riprende bene e nel 1993 è pronta al suo esordio ai Mondiali: succede a Morioka e il suo miglior risultato è il quinto posto nel Supergigante. Nel frattempo la cadenza delle Olimpiadi invernali, che fino a quel momento si sono disputate nello stesso anno di quelle estive, cambia: i Giochi su neve e ghiaccio vengono spostati agli anni pari non divisibili per quattro e così gli atleti degli anni ’90 si ritrovano a disputare due edizioni a cinque cerchi piuttosto ravvicinate. Nel 1994, infatti, si disputano i Giochi di Lillehammer e qui Deborah conquista il suo secondo oro olimpico, questa volta nello Slalom Gigante, la specialità nella quale vince anche tre gare di Coppa del Mondo (a Tignes, Veysonnaz e Morzine), mentre nel Supergigante in cui è campionessa uscente arriva diciassettesima e nello Slalom Speciale è decima.

Nel 1994 e nel 1995 vince solo una gara a stagione, sempre in Slalom Gigante, rispettivamente a Morzine e Haus, ma sale sul podio per un totale di cinque volte in ognuna di queste annate. Nella stagione 1996 vince il Gigante di Jarvik, in Norvegia, e diventa campionessa del Mondo in Sierra Nevada nella stessa specialità. Nella stagione seguente, 1996-1997, conquista la sua prima e unica vittoria nello Slalom Speciale, a Semmering, in Austria, poi si aggiudica ben cinque gare dello Slalom Gigante, tra cui due a Zwiesel, una a Cortina d’Ampezzo e un’altra a Vail, conquistando la Coppa del Mondo di specialità, prima italiana a riuscire in questa impresa. Inoltre, ai Mondiali di Sestriere 1997, si conferma campionessa del Mondo nel Gigante.

Nella stagione 1998 ottiene altre tre vittorie nello Slalom Gigante, a Park City, Val-d’Isère e Bormio, la sua città natale. Alle Olimpiadi di Nagano 1998 c’è ovviamente molta attesa intorno a Deborah Compagnoni e lei non delude, diventando la prima atleta nello sci alpino capace di vincere una medaglia d’oro in tre diverse edizioni dei Giochi Olimpici. Si conferma infatti campionessa olimpica nello Slalom Gigante, ma fa anche meglio delle precedenti edizioni perché conquista pure l’argento nello Slalom Speciale, piazzandosi per soli sei centesimi dietro alla tedesca Tilde Gerg.

Nel 1999 sale sul podio due volte, sempre nel Gigante, ottenendo un secondo e un terzo posto, poi ai Mondiali di Vail-Beaver Creek arriva settima nella sua specialità e ottava nello Slalom Speciale. Al termine della stagione decide di ritirarsi definitivamente, stremata dagli infortuni che le hanno impedito spesso di disputare la stagione al completo. Di fatto, nella sua carriera, solo in quattro occasioni è riuscita a restare in pista per tutta la stagione: è successo nel 1993, 1994, 1997 e 1998.

Deborah Compagnoni chiude dunque la sua strabiliante carriera con tre ori e un argento olimpici, tre ori mondiali, 16 vittorie in Coppa del Mondo (due in Supergigante, una in Slalom Speciale, 13 nel Gigante), una coppa di specialità (Gigante) e 44 podi in Coppa del Mondo: oltre ai 16 successi ottiene infatti anche 15 secondi posti (dieci nel Gigante e cinque nello Slalom Speciale) e 13 terzi posti (otto nel Gigante, quattro nello Slalom Speciale e uno in Supergigante).

Che cosa fa oggi Deborah Compagnoni?

Anche dopo il ritiro, Deborah Compagnoni è rimasta nel mondo dello sci e la si vede spesso a bordo pista durante le tappe italiane della Coppa del Mondo. Dal 1997 è la compagna dell’imprenditore Alessandro Benetton, che da giugno 2017 è anche il Presidente della Fondazione Cortina 2021 e ha il compito di organizzare i Mondiali di sci in programma in Italia. I due hanno avuto tre figli: Agnese, nata nel 2000, Tobias, classe 2003, e Luce, nata nel 2006. Si sono sposati nel 2008.

Grazie allo sci, Deborah si occupa anche di beneficenza con la sua associazione “Sciare per la vita”, che si occupa della lotta contro la leucemia e che ha fondato dopo aver perso una cugina 19enne a causa di questa malattia. Da qualche anno organizza anche “Camminare per la vita”. Inoltre, insieme al marito che è un collezionista d’arte, coltiva le sue passioni artistiche ed è una pittrice e decoratrice del legno.

L’anno scorso, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha dichiarato che per i suoi 50 anni il sogno potrebbe essere proprio quello di aprire un atelier ma, su come festeggerà questo traguardo, ha solo detto: “Non ci ho ancora pensato. Non ho mai festeggiato troppo. Invece, mi festeggiavano quando tornavo dalle gare e vincevo. Da allora non ho più voluto fare feste. Il mio modo di festeggiare è semplice e fatto delle cose che mi piacciono… come una torta di mele da mangiare in famiglia”. La sua riservatezza è leggendaria quasi quanto le sue vittorie e un elemento di distinzione rispetto ad Alberto Tomba, l’altro fenomeno dello sci alpino degli anni ’90.