Ci sono tanti modi per poter ottenere una vittoria e di certo Antonio Conte in questi mesi ha cercato di arrivare al risultato facendo esperimenti che seguissero la sua logica e le sue convinzioni, senza ascoltare nessuno, a costo di incaponirsi.

L’Inter, che è alla sua quinta vittoria consecutiva, ha battuto il Napoli con una partita incredibilmente sofferta nel finale, nonostante gli avversari in dieci, lo ha fatto dopo un percorso tormentato, nel quale ha pareggiato, talvolta persino perso, gare in cui avrebbe meritato di vincere e questa volta si è ritrovata a portare a casa un successo ottenuto in modo rocambolesco.

Forse è vero che la rosa dell’Inter è imperfetta e ha tante attenuanti per una stagione chiusa molto tardi e iniziata fin troppo velocemente ma è molto più ricca di opzioni di quanto non fosse mai stata negli ultimi nove anni; eppure negli scontri diretti la squadra non ha mai espresso il suo potenziale fino in fondo.

Tra campionato e coppa la squadra di Conte ha disputato 16 partite contro avversari di livello, uscendo sempre male negli appuntamenti decisivi e meglio in alcuni scontri diretti. Dal 2019 l’Inter ha battuto Lazio e Borussia Dortmund in casa, poi nel finale di stagione, luglio 2020, ha sconfitto proprio il Napoli e l’Atalanta. Questa stagione ha vinto col Borussia Mönchengladbach in trasferta e mercoledì sera ha battuto il Napoli. Il ruolino era ed è troppo scarno per una squadra che ha ambizioni di vittoria e l’atteggiamento tattico di Conte è figlio di una logica più conservativa e cinica, più ragionata e calcolatrice che spregiudicata e libera.

Col Napoli l’Inter ha iniziato bene, poi ha giocato a scacchi, ha trovato la mossa vincente e ha speculato fino al termine. Il risultato dà ragione al tecnico ma ci sono scelte come quella di mettere Hakimi al posto di Lautaro Martinez, che non hanno convinto. Con quella mossa Conte è come se avesse suggerito a Gattuso, che aveva la sua squadra in dieci, di aver paura.

Lukaku ha cercato di fare il suo consueto movimento da boa ma era marcato da un difensore della sua stessa corporatura come Koulibaly e raddoppiato da Demme. Anche l’ingresso di Sensi, rivelatosi decisivo in occasione dell’azione che ha procurato il rigore, oltre che tardivo è stato casuale, perché in funzione dell’infortunio di Brozovic. Le parate di Handanovic hanno invece restituito dignità a un portiere che quest’anno è stato oggetto di critiche fin troppo velenose.

Questa volta dunque l’Inter ha avuto più fortuna di quanto non ne avesse mai avuta prima, ma non può più permettersi di giocare altre partite con avversari di livello con questo atteggiamento mentale. Ora troverà sulla sua strada Spezia, Verona, Crotone e Sampdoria e i prossimi due scontri diretti arriveranno a distanza ravvicinata con Roma e Juventus a gennaio.

Non importa se l’Inter vince ma non convince, importa se vincere aiuta a convincersi di essere realmente forti. La personalità si può costruire solo con le vittorie e il percorso accelera quando le rivali battute sono allo stesso livello ma anche Conte deve fare un salto mentale, perché ha certamente una mentalità vincente ma le sue dichiarazioni e le scelte tattiche dimostrano che nemmeno lui crede sufficientemente nella forza della sua squadra.