La corsa a perdifiato per il campo, le braccia aperte come se fossero ali, un urlo incontenibile e gli occhi spiritati: un’esultanza diventata iconica e che racchiude le mille emozioni dei tifosi italiani nelle “notti magiche” di Italia ’90. Un mondiale che la nazionale italiana non vinse, ma che visse da protagonista fino all’ultimo, trovando il suo eroe in Totò Schillaci, attaccante siciliano della Juventus che all’epoca non aveva ancora compiuto 26 anni, anche se, a detta di molti, ne dimostrava almeno dieci di più.

Se non proprio l’ultimo arrivato, Salvatore Schillaci, detto Totò, non era di certo la punta di diamante di quella Nazionale alla vigilia della competizione iridata. Nel grande calcio ci era arrivato da poco, lui che, nato e cresciuto nel quartiere di San Giovanni Apostolo a Palermo, non era riuscito a indossare la maglia rosanero della squadra della sua città perché, all’epoca in cui militava nelle giovanili dell’AMAT Palermo, non venne ceduto alla prima squadra del capoluogo siculo per una questione di soldi: 7 milioni di lire era la differenza tra quello che offriva il Palermo (28 milioni) e quello che pretendevano i dirigenti dell’AMAT (35 milioni). E così Schillaci finì al Messina, dove, a suo modo, fece la storia.

Ancora oggi Schillaci è il secondo cannoniere della storia del Messina con 77 gol messi a segno tra campionato (61) e Coppa Italia (16). Fu decisivo per la promozione in Serie B e incontrò proprio nella città siciliana uno dei suoi mentori: Franco Scoglio, l’allenatore che lo faceva giocare in totale libertà, riuscendo così a trarre il meglio dal suo fisico, ma anche dal suo carattere. E quando Scoglio se ne andò al Genoa, nel 1988, al suo posto arrivò Zdenek Zeman, un altro tecnico che diventò fondamentale per Schillaci, tanto che con lui in panchina segnò 23 gol e divenne capocannoniere della Serie B, attirando l’attenzione delle big.

Nel 1989, infatti, fu la Juventus ad assicurarsi le prestazioni di Totò Schillaci, pagandolo 6 miliardi di lire. In pochi mesi diventò Totò-Gol, un idolo per i tifosi bianconeri che in quella stagione festeggiarono i trionfi in Coppa Italia (in finale contro il Milan) e in Coppa Uefa (prima finale europea tutta italiana contro la Fiorentina). Con 15 gol messi a segno in 30 partite, l’attaccante palermitano si guadagnò la convocazione in nazionale.

Fino ad allora Schillaci aveva vestito la maglia azzurra come fuori quota dell’Under 21 grazie a Cesare Maldini, ma Azeglio Vicini decise di portarlo ai Mondiali di casa, facendolo esordire in amichevole contro la Svizzera pochi mesi prima di Italia ’90. Nella competizione iridata il suo ruolo era quello di riserva di Andrea Carnevale, attaccante del Napoli campione d’Italia, ma il Dio del Calcio decise che il Mondiale di Totò doveva andare in maniera completamente inaspettata…

Totò Schillaci e l’exploit nelle “notti magiche” di Italia ’90

A Italia ’90 la nazionale azzurra cominciò la sua avventura nel Girone A il 9 giugno, giocando contro l’Austria allo Stadio Olimpico di Roma. Schillaci partì dalla panchina, entrò al 75′ e al 78′, su cross di Gianluca Vialli, anticipò due difensori avversari e, di testa, segnò il gol che poi si rivelò decisivo. L’Italia, infatti, vinse quella partita per 1-0. Anche nel secondo match, quello contro gli Stati Uniti del 14 giugno, Schillaci cominciò dalla panchina e sostituì Carnevale al 51′: questa volta il gol decisivo era già stato messo a segno da Giuseppe Giannini all’11’ e Totò non trovò il raddoppio, ma si guadagnò definitivamente la fiducia di Vicini.

Dalla terza partita in poi, infatti, Schillaci partì titolare e andò sempre in gol: segnò la prima rete (al 9′) nel 2-0 contro la Cecoslovacchia il 19 giugno (il secondo gol fu di Baggio al 78′); negli ottavi di finale fu suo il primo gol nel 2-0 contro l’Uruguay al 65′ (raddoppio di Serena all’83’); nei quarti di finale mise a segno il gol decisivo dell’1-0 contro l’Irlanda al 38′; in semifinale al San Paolo di Napoli, contro l’Argentina di Maradona, segnò al 17′ portando l’Italia in vantaggio, poi Caniggia pareggiò al 68′ e ai rigori gli errori di Donadoni e Serena condannarono l’Italia a giocare solo la finalina per il terzo posto al San Nicola di Bari.

Schillaci non fu uno dei cinque rigoristi perché, essendo stanco e acciaccato, preferì non tirare. Mise a segno, invece, il rigore del 2-1 contro l’Inghilterra nella finale per il terzo posto: in quella partita l’Italia andò in vantaggio con Baggio al 72′, poi Platt pareggiò dieci minuti dopo, ma all’86’ gli azzurri usufruirono di un calcio di rigore. Baggio decise di lasciarlo tirare a Schillaci perché così sarebbe diventato capocannoniere del Mondiale: e così Schillaci lo trasformò, l’Italia vinse la medaglia di bronzo e a lui andarono sia il titolo di capocannoniere, sia quello di miglior giocatore del Mondiale (Pallone d’oro Adidas) oltre alla Scarpa d’Oro. Quell’anno venne anche inserito nell’All-Star Team dei Mondiali e arrivò secondo nella classifica del Pallone d’Oro di France Football dietro al campione del mondo Lothar Matthäus.

Schillaci dopo Italia ’90 tra Inter e Giappone

Il mito di Totò Schillaci è nato a Italia ’90 e ha resistito fino ai giorni nostri nonostante la sua carriera, dopo quell’exploit, abbia subito un lento declino. A novembre del 1990 minacciò un avversario del Bologna e fu coinvolto in una brutta polemica. Poi litigò con Roberto Baggio, di cui era amico e compagno di stanza e dal 1991 cominciò a perdere spazio nella Juventus a causa dell’arrivo di Gianluca Vialli.

Nel 1992 passò all’Inter per 8,5 miliardi di lire e a Milano segnò 11 gol in 30 partite, vincendo la Coppa Uefa. Dal 1994 si trasferì allo Júbilo Iwata diventando il primo italiano a giocare nel campionato giapponese. In terra nipponica mise a segno 56 gol in 78 partite, con una media certamente più alta di quella avuta in Italia, dove aveva collezionato 39 gol in 105 presenze in Serie B e 37 gol in 120 presenze in Serie A. La sua carriera si è conclusa ufficialmente nel 1999, ma già dal 1997 di fatto non riusciva a scendere in campo a causa di un grave infortunio.

Che cosa fa oggi Totò Schillaci?

Totò Schillaci è sempre rimasto nel mondo del calcio come gestore di centri sportivi per ragazzi e dirigente di squadre di categorie dilettantistiche. Ha avuto anche una breve carriera politica venendo eletto nel 2001 come consigliere comunale a Palermo per Forza Italia, ma si dimise dalla carica due anni dopo.

Ha avuto inoltre una carriera televisiva partecipando a trasmissioni come l’Isola dei Famosi (arrivò terzo nel 2004) e Quelli che il Calcio e in serie Tv come Squadra antimafia – Palermo Oggi (dove interpretava un boss mafioso) e Benvenuti a tavola – Nord vs Sud. Ha recitato anche al cinema nel film Amore, bugie e calcetto e ha scritto la sua autobiografia, aiutato da Andrea Mercurio, dal titolo Il gol è tutto.