Di Redazione William Hill News
Aggiornato: 8 Settembre 2020
Il 9 settembre spegne 57 candeline l’ex centrocampista del Milan e della Nazionale, Roberto Donadoni, elemento imprescindibile dei rossoneri sia con Arrigo Sacchi sia con Fabio Capello in panchina. Dall’esordio come calciatore con l’Atalanta fino alla nuova vita sportiva da allenatore, ripercorriamo allora la carriera e i successi di Roberto Donadoni nel giorno del suo compleanno.
Dall’esordio con l’Atalanta ai grandi successi di Donadoni al Milan
Nato a Cisano Bergamasco, Donadoni, che mostra presto di avere un rapporto con il pallone diverso da molti suoi coetanei, approda inevitabilmente all’Atalanta, storica fucina di talenti già nei primi anni Ottanta. A Bergamo, con la maglia della Dea, Donadoni trascorrerà cinque anni tra giovanili e prima squadra.
Nell’estate del 1986 diventa il primo acquisto del nuovo Milan gestito da Silvio Berlusconi. Contestualmente al concretizzarsi del matrimonio tra Donadoni e il Milan, sempre nel 1986, arriva anche la prima chiamata della Nazionale italiana. Da quel momento e per i successivi dieci anni Donadoni per la Nazionale azzurra sarà un punto fermo, sia negli anni di Azeglio Vicini che in quelli di Arrigo Sacchi (già suo allenatore in rossonero). Ma se con l’Italia la gioia del successo si ferma sempre ad un passo o poco più dalla meta (in semifinale nel mondiale di casa nel 1990 e in finale contro il Brasile a Usa 94), con il club il copione è decisamente diverso. Donadoni al Milan, infatti, in 12 anni (dal 1986 al 1996 e dal 1997 al 1999), conquista sei scudetti, quattro Supercoppe italiane, tre Coppe dei Campioni, tre Supercoppe Uefa e due Coppe Intercontinentali.
Gli ultimi anni di carriera tra New York, Milano e Arabia Saudita
Conclusasi la prima e decisamente più consistente esperienza al Milan, a maggio del 1996 Roberto Donadoni vola negli Stati Uniti per giocare nel campionato a stelle e strisce con la maglia dei New York Metrostars. Nella Grande Mela vivrà per un anno collezionando un bottino di 55 presenze condite da sei gol e 14 assist. Un anno più tardi, nell’ottobre del 1997, tornerà alla corte del Diavolo per totalizzare 24 presenze sotto la guida di Alberto Zaccheroni e cucirsi sul petto il suo ultimo scudetto da calciatore nella stagione 1998-1999.
Al termine di quella stagione e dopo l’estate, Donadoni volerà in Arabia Saudita per chiudere la sua carriera in campo con la maglia dell’Al-Ittihad, club con il quale vincerà il campionato prima di ritirarsi dall’attività agonistica allo scoccare del nuovo secolo.
La nuova vita sportiva di Donadoni da allenatore
Donadoni da allenatore fa il suo esordio sulla panchina del Lecco nel campionato di C1 per poi fare il salto di categoria al termine della stagione, nel 2002, in seguito al trasferimento a Livorno. Il decimo posto in campionato non gli vale la riconferma, così nel 2003 viene ingaggiato dal Genoa, sempre in B, ma il presidente Preziosi lo esonera già a settembre dopo aver incassato tre sconfitte in altrettante partite.
A gennaio del 2005 torna a Livorno per sostituire l’esonerato Franco Colomba: è la sua prima esperienza da tecnico nel massimo campionato italiano e si chiuderà con un ottimo nono posto. Confermato anche per la stagione successiva, si dimetterà a febbraio del 2006 in seguito ad una rottura insanabile con la società.
L’esperienza sulla panchina della Nazionale e il ritorno ai club
Proprio nel 2006, con poco più di un anno di esperienza in Serie A, Roberto Donadoni verrà nominato nuovo Commissario tecnico dell’Italia, raccogliendo la pesantissima eredità della Nazionale campione del mondo di Marcello Lippi.
Dopo un avvio difficile (nessun successo nelle prime tre partite, non accadeva dai tempi di Bernardini nel 1974), l’Italia di Donadoni riesce ad ottenere con un turno di anticipo la qualificazione agli Europei del 2008, dove si arrenderà solo ai rigori, ai quarti di finale, contro i futuri campioni della Spagna.
Dopo quasi un anno di inattività, Donadoni riparte dalla panchina del Napoli, ma anche questa esperienza è piuttosto sfortunata e termina anzitempo nell’ottobre 2009. Non memorabili nemmeno i mesi di Cagliari, ma la musica cambierà a partire da Parma, dove per un curioso scherzo del destino viene ingaggiato nel gennaio del 2012 per sostituire ancora una volta l’esonerato Colomba.
Con i gialloblù arriva settimo alla prima stagione, sesto alla seconda (ma per problemi finanziari non potrà accedere all’Europa League), ma subisce l’onta della retrocessione alla terza quando ormai la società è sull’orlo del precipizio sia economico che sportivo. Donadoni quindi riparte, ancora in corsa, da Bologna, nell’ottobre del 2015, quando viene chiamato al posto di Delio Rossi. L’allenatore bergamasco riesce a salvare i rossoblù e disputa altri due buoni campionati, prima di essere esonerato e volare in Cina a luglio del 2019 sulla panchina dello Shenzhen. L’esperienza con il club asiatico si è conclusa lo scorso 11 agosto e una nuova panchina potrebbe decisamente essere il miglior regalo per il suo compleanno.
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