Beppe Marotta compie oggi, 25 marzo 2020, 63 anni e, anche se è nato a Varese e ora lavora abbastanza vicino al suo luogo d’origine, ossia a Milano, sponda Inter, in realtà di strada in questi anni di carriera ne ha fatta davvero tanta. E durante il suo percorso ci sono sempre state delle costanti: la passione per il calcio e le sue grandi doti da mediatore che, fin da giovanissimo, gli sono valse il soprannome di Kissinger, come Henry Kissinger, segretario di Stato durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford.

Da bambino diventa presto la mascotte del Varese, perché dopo la scuola andava a guardare i suoi idoli allenarsi; poi comincia a giocare ma, essendo già un grande intenditore di questo sport, capisce subito che come calciatore non avrebbe avuto futuro e così cerca altre strade per restare in quel mondo che gli piace più di ogni altra cosa. Mentre alcuni suoi compagni di classe al liceo classico si dedicano alla politica, come Roberto Maroni, e altri si preparano a diventare grandi manager, lui continua ad andare a vedere gli allenamenti del Varese, per aiutare il magazziniere Angelino, che gli insegna il mestiere: dal lucidare gli scarpini al sistemare le divise della squadra.

Per un po’ Marotta pensa anche di fare il giornalista sportivo ma, a 19 anni, brucia le tappe e diventa già direttore del settore giovanile del Varese; così capisce che la sua strada è quella di diventare un dirigente affermato e abbandona l’università. Scala rapidissimamente l’organigramma, diventa direttore generale, fino a ricoprire poi, a 25 anni, il ruolo di presidente. Il suo primo vero colpo di mercato è considerato l’acquisto di Michelangelo Rampulla dalla Pattese nel 1980. A Varese rimane dal 1978 al 1986, poi passa al Monza per tre anni, dal 1987 al 1990, dove ricopre l’incarico di direttore generale e comincia ad avere a che fare con il calcio che conta. Si ritrova, per esempio, a trattare la cessione di Pierluigi Casiraghi alla Juventus, contrattando direttamente con Giampiero Boniperti e convincendolo a chiudere l’operazione alle condizioni del Monza.

Dopo Monza fa tappa a Como, dal 1990 al 1993, poi a Ravenna, dal 1993 al 19995, in seguito a Venezia, dal 1995 al 2000, quando, con Walter Novellino in panchina, la squadra raggiunge la promozione in Serie A e la salvezza nella stagione successiva. Nel 2000 Marotta passa all’Atalanta, dove rimane due anni, sempre ricoprendo il ruolo di direttore generale: la squadra in quei due anni migliora il suo record di punti in Serie A.

Nel 2002 ecco il passaggio alla Sampdoria dove Marotta rimane per otto stagioni. Già alla fine della prima, di nuovo con Novellino alla guida della squadra, arriva la promozione in Serie A. Nel 2004 Marotta diventa poi amministratore delegato della società blucerchiata. I colpi “memorabili” del periodo Doriano sono l’arrivo di Antonio Cassano, che al Real Madrid sembrava un giocatore finito e a Genova torna un fenomeno, in coppia con Giampaolo Pazzini, acquistato dalla Fiorentina. Nella stagione 2009-2010 la Samp chiude al quarto posto in classifica, qualificandosi ai preliminari della Champions League, ma l’ambizioso Marotta, a fine stagione, annuncia le sue dimissioni perché pronto a compiere un ulteriore salto di qualità.

Beppe Marotta e gli anni alla Juventus

Marotta arriva alla Juventus il 1° giugno 2010 firmando un contratto da direttore generale, ma il 27 ottobre dello stesso anno entra nel consiglio di amministrazione della società bianconera e viene nominato amministratore delegato. Il primo grande colpo in bianconero è Andrea Barzagli, tornato in Italia dal Wolfsburg per appena 500 mila euro, e diventando poi una delle colonne di quella Juventus dalla difesa impenetrabile e collezionista di scudetti.

Con Marotta come dirigente, la Juve dimentica definitivamente la parentesi Calciopoli e torna a vincere per non fermarsi più. Nel 2011-2012 arriva il primo scudetto di una lunga e interminabile serie: i primi tre con Antonio Conte dal 2011 al 2014, poi altri cinque con Massimiliano Allegri dal 2014 al 2019 (Marotta lascia i bianconeri nell’autunno 2018).

E nel frattempo anche tanti colpi di mercato. Da Andrea Pirlo ad Arturo Vidal, da Paul Pogba a Carlos Tévez, da Gonzalo Higuaín a Cristiano Ronaldo, che si può considerare l’ultimo “regalo” di Marotta alla Juventus, anche se per molto tempo sono circolate voci circa l’opposizione del dirigente al costosissimo acquisto di CR7. Il portoghese è arrivato a Torino dal Real Madrid nel 2018 per 105 milioni di euro, ma nel frattempo Marotta aveva già la valigia pronta.

Durante l’esperienza alla Juventus, Marotta è stato inserito da MilanoFinanza tra i 50 dirigenti più pagati tra le società quotate in Borsa, in 25esima posizione: il suo stipendio sarebbe stato di circa 2,6 milioni di euro, ossia 1,5 milioni di compenso fisso più dei bonus legati al rendimento della squadra e al raggiungimento di determinati obiettivi. E di obiettivi ne sono stati raggiunti proprio tanti, perché oltre ai sette scudetti, sono arrivate anche tre Supercoppe Italiane e quattro Coppe Italia. Il cruccio, ovviamente, è rimasto la mancata conquista della Champions League.

Qualche mese dopo l’addio alla Juve, Marotta rilascia una dichiarazione spiegando che il motivo del divorzio non è riconducibile all’acquisto di CR7 (anche se alla presentazione del portoghese presenziò solo Paratici), ma la mancanza di sintonia con il Presidente Andrea Agnelli, che pretendeva un salto di qualità immediato in Europa, mentre l’amministratore delegato optava per una gestione più oculata.

Il presente di Marotta all’Inter

Dopo la separazione di Marotta dalla Juventus, tutti erano disposti a fare follie per lui. Qualcuno lo vedeva bene come presidente della Federcalcio, visto che ne fa parte in quanto vicepresidente del Consiglio Direttivo del Settore Tecnico, altri lo immaginavano al Milan, perennemente a caccia di un buon dirigente dopo la fine dell’era Galliani, o alla Roma, dove tra l’altro manca il vero e proprio ruolo di amministratore delegato. Invece Marotta sceglie l’Inter.

Dal 13 dicembre 2018 Marotta è così  l’amministratore delegato della società nerazzurra per l’area sportiva e il suo primo colpo in nerazzurro è Romelu Lukaku, l’acquisto più costoso nella storia del club. Ovviamente ha avuto anche un ruolo importante nel convincere Antonio Conte a sedere sulla panchina interista e ora la squadra è tornata a lottare per il primato nella classifica della Serie A, anche se in Europa la maledizione continua: eliminata dalla Champions League nella fase a gironi la squadra è ora in Europa League.