Nella notte tra il 30 e il 31 luglio, dopo mesi di attesa, riparte la stagione NBA 2019-2020 in una inedita forma. Si disputeranno, infatti, 88 partite in totale per completare la Regular Season (prima dello stop ne mancavano 259), assicurandosi che ogni squadra giochi almeno otto match, poi eventuali play-in tra l’ottava e la nona squadra di ognuna delle due conference, nel caso in cui tra le due squadre ci siano distacchi di quattro o meno partite. Infine ci saranno i playoff che andranno avanti al massimo fino al 12 ottobre 2020, data fissata per l’eventuale gara 7 tra le due finaliste.

Ogni squadra, tra giocatori e staff, ha solo 35 persone tesserate e tutte alloggiano al Disney World Resort di Orlando, in Florida, e sempre lì, nella “bolla di Orlando” si disputano tutte le partite tra i palazzetti The Arena, HP Field House e Visa Athletic Center, ovviamente senza pubblico. Le squadre alloggiano nei resort Gran Destino, Grand Floridian e Yacht Club e non possono uscire dal parco divertimenti, né ricevere visite dei propri famigliari almeno fino alla fine di agosto.

Proprio a causa di questa clausura forzata, l’NBA ha permesso ai giocatori di rinunciare a partecipare a questa fase della stagione senza subire multe o punizioni di alcun tipo, ma perdendo una parte del loro salario. Alcuni giocatori hanno approfittato di questa possibilità e le loro squadre li hanno potuti sostituire mettendo sotto contratto dei free agent o ricorrendo a quei giocatori che hanno un two-way contract, ossia quei contratti che consentono alle squadre di avere due giocatori a disposizione oltre ai 15 del roster usato nella regular season: si tratta di giocatori che giocano con il club di G League affiliato, ma che, all’occorrenza, possono unirsi al roster NBA per un massimo di 45 giorni a stagione.

NBA, i giocatori assenti nella bolla di Orlando e i sostituti

Tra i giocatori assenti a Orlando per scelta e principalmente per motivazioni legate alla volontà di non allontanarsi dai figli per un periodo così lungo, troviamo Trevor Ariza dei Portland Trail Blazers, che sarà sostituito da Jaylen Adams. Anche Caleb Swanigan ha deciso di non aggregarsi alla squadra, ma i Blazers non hanno preso altri giocatori per rimpiazzarlo.

Motivi familiari anche per Avery Bradley dei Los Angeles Lakers, che rinuncia alla possibilità di partecipare a un’eventuale vittoria dell’anello da parte della sua squadra (super favorita) per stare con i suoi tre figli. I gialloviola al suo posto hanno ingaggiato J.R. Smith.

Anche Wilson Chandler dei Brooklyn Nets ha tre figli e vuole stare con loro, ma anche con sua nonna, che lo ha praticamente cresciuto. Chandler sarà sostituito da Lance Thomas, ma la sua squadra è comunque nei guai perché deve far fronte anche agli infortuni di Kevin Durant, Kyrie Irving e Nicolas Claxton, che invece non possono essere sostituiti da altri giocatori sul mercato (i giocatori non vedranno il loro salario decurtato).

Uno dei primi a tirarsi indietro, invece, è stato Davis Bertans dei Washington Wizards, che ha alle spalle infortuni ai legamenti e non vuole mettere a rischio la sua salute soprattutto per non compromettere il suo prossimo contratto, anche perché i Wizards sono in una posizione che, molto probabilmente, li vedrà impegnati per numerose partite e Bertans teme che uno sforzo così intenso e prolungato possa danneggiarlo. Al suo posto è stato chiamato Jerian Grant. I Wizards devono rinunciare anche a John Wall che è infortunato.

Willie Cauley-Stein dei Dallas Mavericks è diventato papà da pochi giorni e non vuole perdersi il primo mese di vita di sua figlia; per questo ha rinunciato a partire per la bolla di Orlando e al suo posto è stato ingaggiato la guardia veterana Trey Burke. I Mavs, però, devono fare i conti anche con gli infortuni di uomini come Dwight Powell, Courtney Lee e Jalen Brunson.

Thabo Sefolosha, che sarà un free agent a fine stagione, non è partito con gli Houston Rockets, sostenendo che sarebbe stato un “impegno enorme” affrontare la clausura lontano dalla famiglia mentre negli Stati Uniti si è ancora in piena emergenza. Al suo posto è stato ingaggiato Luc Mbah a Moute, che ha già giocato in passato con la maglia dei Rockets.

Ci sono poi i giocatori che sono risultati positivi al Covid-19 e che dunque non possono partecipare alla ripartenza estiva dell’NBA, neanche quelli guariti. I Brooklyn Nets sono la squadra più penalizzata da questo punto di vista, perché molti suoi campioni sono stati colpiti dal virus: è il caso di Spencer Dinwiddie, sostituito da Jamal Crawford; DeAndre Jordan, sostituito da Donta Hall e Taurean Prince, inizialmente rimpiazzato da Michael Beasley, risultato poi a sua volta positivo e sostituito da Justin Anderson.

I New Orleans Pelicans hanno invece dovuto rinunciare a causa del virus a Josh Gray, sostituito da Sindarius Thornwell. In realtà i giocatori dei Pelicans positivi sono stati tre, uno solo sostituito senza dire esplicitamente chi, ma quando è stato reso noto il roster si è capito che si trattava di Gray. I Washington Wizards, invece, faranno a meno di Gary Payton II che sarà sostituito da Jarrod Uthoff: anche in questo caso il rimpiazzo ha firmato con la squadra prima che venisse reso noto il nome del giocatore risultato positivo.

Uno dei grandi assenti sarà sicuramente Victor Oladipo degli Indiana Pacers, che, dopo aver saltato tutto il 2019 a causa di un infortunio al tendine del quadricipite rimediato a gennaio dello scorso anno, era rientrato solo da un mese e mezzo prima che il campionato venisse stoppato. Il giocatore ha deciso di andare a Orlando con la squadra, ma ha chiesto di non essere inserito nel roster e dunque non giocherà. Il motivo è che ha paura di infortunarsi di nuovo dopo un così lungo periodo di inattività.

Tra i giocatori che si sono aggregati alle squadre grazie ai loro two-day contract troviamo Chris Chiozza dei Boston Celtics, Devon Hall degli Oklahoma City Thunder e Ryan Broekhoff dei Philadelphia 76ers.

Ripartenza NBA 2020: quali squadre in campo a Orlando

Dalla settimana scorsa ha preso il via la preparazione alla ripartenza NBA 2020, ma si comincerà a fare sul serio appena scatterà la mezzanotte di venerdì 31 luglio, quando cioè ricomincerà questa particolare Regular Season che non è a 30, bensì a 22 squadre. Si è scelto infatti di eliminare automaticamente otto squadre, due della Western Conference e sei della Eastern Conference, perché non avevano ormai possibilità di qualificarsi per i playoff. A Ovest sono stati eliminati Minnesota Timbervolves e Golden State Warriors, a Est Charlotte Hornets, Chicago Bulls, New York Knicks, Detroit Pistons, Atlanta Hawks e Cleveland Cavaliers.

Tra le 22 squadre partecipanti, dodici hanno già in tasca i biglietti per i playoff: si tratta di Los Angeles Lakers, Los Angeles Clippers, Denver Nuggets, Utah Jazz, Oklahoma City Thunder, Houston Rockets a Ovest; Milwaukee Bucks, Toronto Raptors, Boston Celtics, Miami Heat, Indiana Pacers e Philadelphia 76ers a Est. Andranno invece disperatamente a caccia degli ultimi posti rimasti per i playoff Brooklyn Nets, Orlando Magic e Washington Wizards per quanto riguarda la Eastern Conference; Dallas Mavericks, Memphis Grizzlies, Portland Trail Blazers, New Orleans Pelicans, Sacramento Kings, San Antonio Spurs e Phoenix Suns per la Western Conference.