Di Redazione William Hill News
Aggiornato: 8 Dicembre 2019
Il basket negli Usa nasce alla fine dell’Ottocento e dagli Stati Uniti si diffonderà progressivamente in tutto il mondo. Se oggi la pallacanestro è giocata da tutti a livello globale, infatti, lo si deve proprio agli americani che, questo sport, lo hanno inventato. Per scoprire le origini della “palla a spicchi”, bisogna fare allora un deciso salto temporale all’indietro, fino al 1891, nella cittadina di Springfield, laddove tutto ha avuto inizio.
Alle origini del basket americano
Se la storia del basket ha effettivamente inizio negli Stati Uniti, il suo concepimento lo si deve, in realtà, a un insegnante di educazione fisica canadese di nome James Naismith. Il professore lavora presso l’International Training School di Springfield in Massachussetts. L’istituto sta cercando un’alternativa alla ginnastica per far allenare i giocatori di football anche nel periodo invernale, quando meteo e temperature rigide rendono più difficile l’attività fisica all’aperto. È così che a Naismith viene in mente uno sport praticabile in palestra, regolato da tredici semplici regole, almeno in origine, e per il quale servono solo un pallone e due cesti. Così, a metà dicembre del 1891, il basket americano vede la luce per la prima volta. Da quel momento in poi questo sport si diffonderà in tutto il mondo, fino a diventare disciplina olimpica a partire dai Giochi di Berlino del 1936.
La nascita del basket NBA
Il basket NBA nasce nel 1946, ma è solo nell’autunno del 1949 che prende la denominazione che noi tutti oggi conosciamo, in seguito alla fusione della Basketball Association of America con la lega rivale, la National Basketball League. Fin da subito, peraltro, il basket americano si pone all’avanguardia in tema di uguaglianza e diritti civili, in un periodo in cui negli Stati Uniti domina la segregazione razziale.
Le squadre presenti nelle classifiche NBA, infatti, sono le prime a far esordire, già negli anni ’50, atleti afroamericani. È il caso, ad esempio, di Earl Lloyd a Washington, Chuck Cooper con i Boston Celtics o, ancora, Nat Clifton a New York. Sarà solo l’alba di una dinastia di campioni afroamericani che scriveranno pagine indelebili nella storia delle partite dell’NBA.
Le squadre e i più grandi giocatori dei campionati NBA
Sono i Boston Celtics la squadra più titolata nella storia della Nba con 17 anelli in bacheca, seguiti dai Lakers (16) e i Bulls, staccati a quota 6. La squadra di Boston vive la sua età dell’oro a cavallo degli anni ’50 e ’60, vincendo ben 11 titoli in 13 anni, di cui 8 consecutivamente tra il 1959 e il 1966. Quel team di fenomeni è guidato da Bill Russell e Bob Cousy. I Celtics restano ad altissimi livelli anche nel corso degli anni ’80, trascinati da campioni del calibro di Larry Bird e Kevin McHale, ma questa volta devono vedersela contro i Los Angeles Lakers di Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar, con i quali danno vita ad alcune delle più grandi partite NBA della storia.
Gli anni ’90 sono, invece, quelli del dominio di Chicago, trascinata dal micidiale binomio Jordan-Pippen. I Bulls vincono in quegli anni 6 anelli (1991-1992-1993 e 1996-1997-1998). Nel nuovo millennio Kobe Bryant e Shaquille O’Neal si sono caricati sulle spalle la pesante eredità di Johnson e Abdul-Jabbar, riportando a Los Angeles sponda Lakers tre titoli, vinti consecutivamente dal 2000 al 2002. Negli ultimi anni, invece, sono stati i Golden State di Stephen Curry a replicare le grandi imprese del passato vincendo 3 titoli (2015, 2017 e 2018) in appena 4 anni, prima che i Toronto Raptors, la scorsa stagione, interrompessero il loro dominio.
Una redazione di esperti e appassionati di tutti gli sport più seguiti.