L’Italvolley femminile ha conquistato sabato il suo 3° campionato europeo sfatando il tabù Serbia. È stata una grande impresa quella delle azzurre, che giustamente continua ad esser celebrata dentro e fuori i confini italici. L’Italia aveva già vinto il torneo nel 2007 e nel 2009, ma da lì in poi ci sono state cinque edizioni avare di soddisfazioni, con l’ultima, quella del 2019, che ha lasciato l’amaro in bocca con una medaglia d’argento. La vittoria assume una valenza ulteriore se si pensa che poche settimane fa, ai Giochi Olimpici di Tokyo, le ragazze del ct Davide Mazzanti hanno deluso facendosi eliminare ai quarti di finale proprio dalla Serbia (campione d’Europa uscente e campione del mondo in carica), che aveva battuto le azzurre anche nella semifinale degli Europei del 2019 e nella finale dei Mondiali del 2018.

Europei volley femminile: Egonu MVP strameritato

Il cerchio si chiude, insomma, con una vendetta che porta in dote un trofeo strameritato per Paola Egonu e compagnia. La 22enne dell’Imoco è stata indiscutibilmente la protagonista assoluta degli Europei. Il premio come MVP del torneo non sorprende dunque perché, nonostante sia ancora giovanissima, l’opposto di Cittadella ha saputo adattarsi alle situazioni, salire in cattedra quando era il momento, martellare e al contempo studiare le avversarie. Dopo tante finali di club con Conegliano, finalmente la Egonu è riuscita a prendersi una soddisfazione contro la Boskovic, leader della Serbia, anche con la propria nazionale.

Troppe critiche a Mazzanti

Il successo di Belgrado, però, non può e non deve essere ridotto solamente alla nostra ‘Paola nazionale’ (29 punti e una percentuale del 53% in attacco in finale). Nelle 9 vittorie ottenute dalle azzurre, che hanno chiuso la competizione da imbattute e cedendo in totale solo 4 set, c’è tanto di coach Mazzanti e del suo staff. Finito sulla graticola dopo l’eliminazione alle Olimpiadi, è stato accusato di non essere all’altezza della gestione di un gruppo così importante. Spesso si dice che certe squadre, in vari sport, siano così forti da poter andare anche col pilota automatico, ma questo Europeo conferma che Mazzanti, come tutti, può commettere degli errori, ma è un grande commissario tecnico ed è in grado anche di togliersi belle soddisfazioni senza dove per forza rinnegare le proprie idee.

Capitana mia capitana

Tra le più criticate ai Giochi, si prende una bella rivincita anche il capitano Miriam Sylla, che in finale sfodera una percentuale del 54% e mette a segno 20 punti. Quando hai una potenza di fuoco di questo calibro diventa tutto più facile ed evidentemente se Sylla non ha dato lo stesso apporto a Tokyo, qualcosa non è girato per il verso giusto. Magari non era nella migliore condizione psicofisica, ma Mazzanti ci ha sempre creduto e le ha sempre dato fiducia, anche nei momenti più difficili.

Le altre protagoniste dell’Europeo

Ha fatto un importante step di crescita anche Elena Petrini. Ha solo 21 anni, ma questa ragazza sta acquisendo esperienza gara dopo gara e il suo futuro sembra essere radioso. A parte i 13 punti e il 44% in attacco fatti registrare in finale, durante tutto il torneo Petrini ha mostrato personalità, per certi versi anche quella sfrontatezza che possiedono i campioni. Con un trio offensivo come questo, l’Italia si potrebbe garantire successi ancora per tanti anni.

In finale non è stata propriamente super in attacco, ma Anna Danesi ha dato un contributo importante con 6 muri. Non facciamo torto a nessuno se in questo fondamentale le diamo l’MVP del torneo, anche perché il suo ingresso in squadra è avvenuto in sostituzione dell’infortunata Sarah Fahr, di cui sostanzialmente non si è sentita la mancanza.

Per disinnescare la “bomba” Boskovic, invece, è stata decisiva Monica De Gennaro, il nostro libero e probabilmente anche la più forte al mondo in questo momento nel suo ruolo. L’abbiamo ritrovata ovunque e per difendere gli attacchi della Serbia si è in certi frangenti letteralmente immolata.

Ovviamente, anche chi ha giocato meno ha dato il suo contributo ed è la vittoria di tutte le azzurre senza se e senza ma, ma una menzione particolare la meritano ancora Cristina Chirichella, che in finale fatica (5 punti, 2 muri e 43%), ma a partire dal terzo set diventa anche lei fondamentale. Così come Alessia Orro, che serve ottimi palloni anche in situazioni critiche, prima di essere sostituita sul finire del terzo set da Ofelia Malinov. La 25enne bergamasca mette ordine nel finale, mette a segno servizi importanti e alla fine risulta anche lei decisiva per la vittoria finale.