Uno dei giocatori più rappresentativi del tennis mondiale degli anni ’80, divenuto autentica leggenda in Francia (nazione per la quale è tutt’ora il tennista più vincente di sempre), grazie all’impresa compiuta nel 1983: Yannick Noah è stato l’ultimo francese in grado di trionfare nel più prestigioso torneo di casa, il Roland Garros, una gioia che ai transalpini mancava dal 1946, anno in cui ad aggiudicarsi il titolo fu Marcel Bernard. Un successo che fa di Noah l’unico francese a scrivere il proprio nome nell’albo d’oro nel torneo dello Slam nell’era moderna.

Sarebbe bastato questo per ritagliargli uno spazio tra gli immortali del tennis d’oltralpe, ma la sua figura ha assunto un peso irripetibile anche dopo il ritiro dai campi, con la presa in carico della squadra francese di Coppa Davis, in qualità di capitano, che sotto la sua guida ha alzato il trofeo in tre edizioni, nel 1991, nel 1996 e nel 2017 (decimo titolo per la Francia). È inoltre stato selezionatore della nazionale femminile francese, che ha portato al successo in Fed Cup nel 1997, prima vittoria francese di sempre.

La carriera di Yannick Noah

Quella dei Noah è una dinastia in qualche modo “benedetta dal dio dello sport”: il padre di Yannick, Zacharie Noah, era un calciatore professionista, vincitore della Coppa di Francia con il Sedan nel 1961; suo figlio Joakim, nato nel 1985, è un giocatore di basket in NBA, attualmente in forza ai Los Angeles Clippers.

Con l’attitudine al successo scritta nel proprio destino, l’ascesa di Yannick Noah alla ribalta del tennis internazionale ha inizio nel 1978, con la vittoria del suo primo torneo del circuito pro, a Manila. E’ un personaggio atipico, per il piglio anticonformista ancora prima che per le caratteristiche tecniche, e il mondo se ne innamora: istrionico nei modi, appariscente nell’estetica, anticonvenzionale nel modo di interfacciarsi con gli avversarsi, con il pubblico e con la stampa. Sviluppa un gioco fondato su una fisicità straripante e caratterizzato da una spettacolarità senza pari tra i colleghi, sia della sua epoca sia in senso assoluto, capace di mascherare una tecnica di base non certo perfetta.

Celebre, tra le sue azioni capaci di far esplodere gli stadi, quello che ora viene identificato come il colpo Federer, ovvero il tweener, la giocata spalle alla rete con colpo sotto alle gambe. Fu Noah il primo a “brevettarlo” e ad impiegarlo in maniera assidua durante la propria carriera. Un gesto tecnico che non ha mai disconosciuto, anche se è un altro quello di cui ha sentito di voler rivendicare la paternità: “Il vero “colpo Noah” è lo smash saltando a piedi uniti. L’ho visto fare a Sampras e Roddick, ma il brevetto è mio”, dirà dopo il suo ritiro dai campi.

La vittoria del Roland Garros

Nel circuito maggiore è stato vincitore di 23 titoli nel singolare e 16 nel doppio, che gli sono valsi, all’apice della sua carriera (nel luglio del 1986), il terzo posto nel ranking mondiale e una presenza fissa nella top-ten Atp nel corso degli anni ’80. L’acuto più alto da giocatore lo raggiunge nel 1983: sulla terra battuta del Court Central va in scena la finale del Roland Garros. La Francia attende da 37 anni che un giocatore francese si imponga nel torneo di casa. L’avversario è Mats Wilander, detentore del titolo e futuro vincitore di altri 6 titoli dello Slam: è un giocatore solidissimo, metodico, l’antitesi dell’essenza tennistica istintiva e spettacolare di Noah. La gara, che è uno scontro tra due mondi, il pragmatismo del tennis dello scandinavo contro l’imprevedibilità del francese, si risolve al termine di un tiratissimo 6–2, 7–5, 7–6 in favore di Noah. La gioia di un intero popolo esplode, Noah diventa un’icona.

I successi in Coppa Davis da capitano

Aveva sfiorato un’altra impresa, appena un anno prima, nel 1982, in Coppa Davis, arrivando in finale, persa però contro gli Usa per 4-1. Una gioia che, negatagli da giocatore, si riprenderà con gli interessi da selezionatore della squadra francese. Un ruolo, quello di capitano, che la federazione francese gli aveva assegnato con non poche riserve, viste la personalità straripante e spesso sopra le righe di Yannick: la storia racconta di come ancora un’altra volta abbia avuto ragione lui, portando il titolo in patria per 3 volte, l’ultima delle quali nel 2017, anno in cui la Francia conquisterà la decima nella competizione.

Dalle sue dimissioni dal vertice della selezione della Francia, giunte nel 2017, Yannick Noah si dedica a tempo pieno alla sua attività di cantante, percorso intrapreso subito dopo aver appeso la racchetta al chiodo: “In una partita di tennis sei sotto estrema tensione – ha detto Noah – le emozioni sul palco sono solo in parte le stesse: non sono così forti, sono più morbide, ma durano molto di più”.

Oggi Yannick Noah compie 60 anni.