Il tennis italiano piange Nicola Pietrangeli, un’icona di questo sport e unico tennista italiano inserito nella Hall of Fame del tennis mondiale. È stato probabilmente uno degli ultimi esempi di Belle Epoque riportato in campo sportivo. Elegante, posato, a tratti blasonato, il tennista romano ha rappresentato per decenni il tennis italiano accompagnandolo nella transizione verso l’Era Open.

Figlio di un’aristocratica di origine russa (sfuggita dal regime sovietico dopo la Rivoluzione del 1917) e di un imprenditore tunisino (a sua volta figlio di emigrati abruzzesi), Pietrangeli visse la sua infanzia a Tunisi imparando francese, russo, spagnolo e inglese, ma dovendo però fare i conti con la Seconda Guerra Mondiale che, nel corso di un bombardamento, gli portò via la casa e lo costrinse successivamente a vivere in un campo di prigionia con il padre in seguito all’occupazione alleata. Proprio al termine del conflitto, la famiglia Pietrangeli si ritrovò espulsa dal Paese e relegata in Italia dove inizialmente Nicola ebbe grandi difficoltà ad ambientarsi e soprattutto a imparare l’italiano, lingua che però piano piano imparerà ad amare insieme a Roma, dove è rimasto fino alla fine dei suoi giorni.

Avendo ereditato la passione per lo sport dal padre Giulio, tennista amatoriale ma soprattutto rugbista di valore nazionale, Nicola Pietrangeli visse una prima fase della sua carriera alternando il tennis al calcio e giocando anche fra le fila delle giovanili della Lazio, ma soprattutto mettendosi in mostra con la racchetta all’età di diciotto anni quando prese parte agli Internazionali d’Italia 1952 dove uscì al primo turno contro il belga Jacques Peten. Da quel momento Pietrangelo iniziò la sua fase di ascesa, prediligendo sempre la terra rossa, che gli regalò le vittorie al Roland Garros nel 1959 e nel 1960 oltre alle finali perse nel 1961 e nel 1964.

Dopo aver trionfato anche due volte agli Internazionali di Roma e tre a Monte-Carlo, oltre alla conquista della medaglia d’oro ai IV Giochi del Mediterraneo di Napoli nel 1963 (battendo lo spagnolo Manuel Santana) e della medaglia di bronzo nel doppio insieme a Sirola, Pietrangeli riuscì ben presto a entrare nelle grazie dei giornalisti di tutto il mondo, all’epoca deputati a stilare le classifiche considerata l’assenza di un vero e proprio ranking. Il tennista romano divenne il numero 3 della graduatoria stilata da Lance Tingay nel 1959, mentre il collega Ned Potter lo pose al quarto davanti a tutti gli altri tennisti europei dell’epoca.

Pietrangeli nel 1960 centrò anche la semifinale di Wimbledon oltre a vincere il doppio e il doppio misto al Roland Garros e giungendo in finale sull’erba inglese, mentre non ebbe mai un buon feeling con il cemento degli Australian Open e degli Us Open, come talvolta accadeva all’epoca.

Le vere imprese, però, Pietrangeli le regalò in Coppa Davis dove da giocatore ottenne due finali nel 1960 e nel 1961, ma soprattutto realizzò una serie di primati come quello di vincere 120 incontri fra singolare e doppio, vincere 78 incontri in singolare sui 110 disputati oppure affrontare 164 sfide complessive, nessuno come lui al mondo. Ha formato con Orlando Sirola la coppia più vincente di sempre nella manifestazione (34 successi in 42 partite). Quel trofeo che inseguì più volte da giocatore lo raggiunse però da capitano in quella magica cavalcata del 1976, culminata con la discussa finale vinta sul Cile. Mentre l’amico Adriano Panatta, il toscano Paolo Bertolucci, il friulano Corrado Barazzutti e il conterraneo Tonino Zugarelli combattevano sul campo, Pietrangeli lavorava fra le fila dei politici convincendo il governo ad approvare la trasferta di Santiago del Cile con un perfetto gioco di sponda fra Partito Comunista e Democrazia Cristiana che gli consentì di trovare il placet del presidente del Consiglio Giulio Andreotti.

I funerali di Nicola Pietrangeli, scomparso all’età di 92 anni, si svolgeranno mercoledì alle 15 a Ponte Milvio a Roma. Le esequie si svolgeranno presso la chiesa di Santa Maria della Gran Madre di Dio. La camera ardente sarà invece allestita sul campo a lui intitolato al Foro Italico, sempre mercoledì, dalle 9 alle 12.