Per Paolo Savoldelli, ex ciclista e oggi apprezzato commentatore tv, è arrivato il traguardo dei 47 anni. Due volte vincitore del Giro d’Italia e già sul podio della corsa rosa la prima volta a 26 anni, il campione di Clusone, piccolo comune della provincia di Bergamo, era soprannominato “il Falco” per le sue incredibili doti in discesa. Tra i suoi tratti distintivi anche una rara intelligenza tattica che lo portava a gestire le corse con acume, trovando sempre la migliore strategia per battere gli avversari. Inoltre era anche abbastanza abile nelle cronometro, sia individuali, sia a squadre.

Per questo, oltre a essere uomo di punta delle squadre in cui ha militato soprattutto per il Giro d’Italia, era anche un ottimo gregario. Lo è stato pure per Lance Armstrong nell’ultimo Tour de France vinto dall’americano, nel 2005, successo poi revocato quando è stata scoperta la frode che per anni il texano aveva portato avanti. Quello però era il primo anno di Savoldelli nella US Postal (Discovery Channel) e a causa delle due stagioni in cui ha militato in quel team, accusato di portare avanti un vero e proprio “programma” dopante, il ciclista italiano è stato coinvolto nel caso.

Oltre ai trionfi al Giro, nel 2002 e nel 2005, Savoldelli ha vinto anche due volte il Giro del Trentino, nel 1998 e nel 1999; sempre nel 1999 ha conquistato pure il Trofeo Laigueglia ed è arrivato secondo nella classifica generale del Giro d’Italia. Nel 2000 ha vinto il Tour de Romandie, corsa nella quale, in totale, tra il 2000 e il 2007, ha vinto cinque tappe, mentre al Giro d’Italia ne ha vinte quattro in quattro diverse edizioni (2000, 2001, 2006 e 2007), al Tour de France ne ha vinta una nel 2005 e al Giro del Trentino ne ha vinte tre, una per anno dal 1998 al 2000. L’ultimo risultato di rilievo, prima del ritiro avvenuto nel 2008, è stato il secondo posto al Tour de Romandie 2007. Nel suo ultimo anno su strada è arrivato secondo nella classifica generale della Settimana Ciclistica Lombarda.

Le due vittorie di Paolo Savoldelli al Giro d’Italia

Il feeling particolare di Paolo Savoldelli con il Giro d’Italia è cominciato nel 1999 quando, con la maglia della Saeco, conquistò la sua prima tappa, la quattordicesima da Bra a Borgo San Dalmazzo, distinguendosi proprio nella sua specialità, la discesa: riuscì a recuperare, infatti, più di tre minuti ai fuggitivi di giornata lungo la discesa del Colle Fauniera. Alla fine terminò al secondo posto della classifica generale dietro a Ivan Gotti, che fino all’anno prima era suo compagno alla Saeco. Proprio Savoldelli era il ciclista che avrebbe dovuto indossare la Maglia Rosa dopo l’esclusione di Marco Pantani a Madonna di Campiglio, mentre il Pirata dominava la corsa e sembrava destinato a vincere il suo secondo Giro consecutivo. Savoldelli però, in segno di rispetto verso Pantani, si rifiutò di indossare il simbolo del primato nella corsa rosa.

Tra il 2000 e il 2001 il Falco, in seguito a una caduta proprio durante la prima tappa del primo Giro del nuovo Millennio, si infortunò alla schiena e questo problema non gli permise di correre al meglio la sua corsa preferita. Nel frattempo la Saeco preferì puntare su Gilberto Simoni e così Savoldelli cambiò squadra e andò alla Index-Alexia Alluminio con la quale conquistò il suo primo trionfo in rosa.

Nel 2002, infatti, pur senza vincere alcuna tappa, il ciclista di Clusone riuscì a conquistare la classifica generale e a scrivere il suo nome sul Trofeo Senza Fine. Quell’edizione fu molto particolare perché due dei favoriti, Stefano Garzelli e Gilberto Simoni, dovettero lasciare la corsa: il primo fu trovato positivo all’antidoping, il secondo si ritirò su consiglio della sua squadra perché a un controllo di due settimane prima del via era risultato positivo alla cocaina. Anche Francesco Casagrande fu escluso perché aveva spinto John Freddy Garcia sulla salita del Castelnuovo. Sul podio con il Falco salirono Tyler Hamilton e Pietro Caucchioli.

L’anno successivo alla vittoria del Giro, Savoldelli passò alla Telekom, che poi nel 2004 cambiò nome in T-Mobile, ma per lui furono anni sfortunati a causa degli infortuni. Mentre si allenava a Tenerife a febbraio 2003 si scontrò con una moto che percorreva la strada contromano e il ciclista ebbe la peggio riportando varie fratture, anche al volto. L’anno successivo cadde durante il Giro di Colonia e si ruppe il polso oltre a riportare un trauma cranico. Nel 2005 passò alla Discovery Channel e l’anno non cominciò benissimo, perché a gennaio, mentre si allenava in California, a causa dello scoppio della camera d’aria della ruota anteriore, cadde e rimediò una frattura scomposta della clavicola destra.

Da quell’ultimo infortunio, però, Savoldelli si riprese presto e si presentò al Giro d’Italia da capitano della squadra di Lance Armstrong (che come sempre preferì il Tour). Conquistò l’undicesima tappa, che in quell’edizione era la prima di montagna con partenza da Marostica e arrivo a Zoldo Alto. Dietro di lui si piazzò Ivan Basso, che però guadagnò il diritto di indossare la Maglia Rosa. Due giorni dopo Savoldelli staccò Basso sulla salita per Ortisei e gli strappò la leadership in classifica generale. Riuscì a difendere il primato dimostrando tutta la sua intelligenza tattica nella diciannovesima tappa che aveva il traguardo a Sestriere e prevedeva la salita del Colle delle Finestre. Proprio nella discesa da quel colle, Savoldelli riuscì a recuperare il distacco da Gilberto Simoni e poi a controllarlo nell’ultima salita, aggiudicandosi la classifica finale grazie a un vero e proprio capolavoro tattico.

Paolo Savoldelli e il caso Armstrong

Come abbiamo visto, Savoldelli si è ritirato nel 2008 e poco dopo ha cominciato la sua carriera da commentatore del ciclismo in tv: ora è uno dei più apprezzati nel settore. Ha iniziato con il commento a bordo delle moto Rai nel Giro d’Italia 2010, poi nel 2013 è diventato l’uomo di punta del canale monotematico Bike Channel.

Nel 2014, ossia quasi due anni dopo la revoca di tutti i titoli conquistati da Lance Armstrong dal 1998 in poi e dopo che, nel 2013, lo stesso ex ciclista texano aveva ammesso tutto il suo “programma” dopante, Paolo Savoldelli è stato coinvolto nell’inchiesta in quanto compagno di squadra di Armstrong dal 2005 al 2006. È stato anche deferito dalla Procura antidoping che voleva per lui due anni di inibizione, ma il Tribunale Nazionale Antidoping, dopo otto mesi di indagini e due interrogatori, lo ha solo inibito per sei mesi per la frequentazione di Michele Ferrari, mentre non ha trovato alcuna prova che Savoldelli potesse essere entrato in contatto con il doping. Contro di lui c’era l’accusa di Tom Danielson che all’Usada (agenzia antidoping Usa) aveva detto che Savoldelli, quinto al Giro d’Italia 2006, aveva usato Epo, ma la testimonianza dell’americano non fu considerata attendibile e Savoldelli riuscì a smentirlo.

Savoldelli non ha mai nascosto la sua frequentazione con Michele Ferrari, il preparatore atletico inibito a vita dall’Usada per violazione del regolamento antidoping nell’abito delle indagini sulla squadra di Armstrong. Il ciclista italiano ha sempre considerato Ferrari uno dei migliori preparatori in circolazione e lo ha anche invitato al suo matrimonio. Ferrari ha avuto tantissimi pazienti noti, ma l’uso di pratiche dopanti è stato confermato solo per pochi, in particolare per Lance Armstrong e alcuni suoi compagni di squadra negli anni delle sette vittorie al Tour de France.