Era l’evento sportivo più importante dell’anno e, in un quadro in cui in tutto il mondo lo sport si sta fermando, è stato l’ultimo a cadere: i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 sono stati rinviati. Una decisone chiesta a più voci – vista l’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus su scala mondiale – da numerosi comitati olimpici nazionali e dalle associazioni degli atleti, infine accolta dal Comitato Olimpico Internazionale: la XXXII Olimpiade si disputerà nel 2021. Ad anticipare la decisone è stato il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, che ha parlato di una: “decisione pienamente condivisa”, al termine del confronto con il presidente del CIO, Thomas Bach.

È stato poi lo stesso Comitato Olimpico ad ufficializzare il provvedimento con un comunicato: “I Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo devono essere riprogrammati a una data successiva al 2020, ma non oltre l’estate 2021, per salvaguardare la salute degli atleti, di tutti i partecipanti ai Giochi olimpici e della comunità internazionale. E’ stato stabilito che la fiamma olimpica rimarrà in Giappone. È stato inoltre concordato che i Giochi manterranno il nome di Giochi Olimpici e Paralimpici di Tokyo 2020”.
La decisione del rinvio è stata accolta con favore anche dal numero uno del CONI, Giovanni Malagò: “Dal mio punto di vista è una decisione eccellente, presa anche a tempo record tenendo presente gli interessi che ci sono in ballo”.

Le criticità: rinegoziazione sponsor e sovrapposizione impegni

Tutto rimandato al 2021 quindi, un evento epocale: per avere idea della portata storica della decisione è sufficiente pensare che le uniche occasioni in cui le Olimpiadi non si sono disputate nell’anno della loro programmazione sono quelle legate ai conflitti bellici – in quei casi vennero annullate – nel 1916 a causa della Prima Guerra Mondiale e nel 1940 e 1944 per la Seconda Guerra Mondiale. Gli organizzatori si trovano da oggi ad affrontante una sfida titanica, sotto molteplici punti di vista.

Quello economico, in primis. Cambia l’anno, rimangono invariate la sede (la fiaccola olimpica, che sarebbe dovuta partite giovedì da Fukushima resterà in Giappone), ma sopratutto nome e marchio, decisione imposta dalla necessità di non perdere gli investimenti milionari legati al merchandising. Già, perché il profilo economico è naturalmente la criticità più spinosa che il CIO si troverà a affrontare, ed è il motivo per il quale fino ad oggi si è cercato di prendere tempo: i diritti televisivi, che nel caso dell’Olimpiade giapponese ammontano a 4.5 miliardi di dollari, rappresentano il 73% delle entrate del CIO e sono linfa vitale per le federazioni minori. Passi falsi nella ridiscussione dei termini di copertura televisiva e sponsorizzazione potrebbero avere una ricaduta fatale su numerose di queste federazioni.

Altro nodo cruciale sarà quello legato agli impegni sportivi internazionali, che inevitabilmente andranno a sovrapporsi, visto il decorso di un 2020 falcidiato da rinvii e annullamenti. Casi emblematici sono quelli dei Mondiali di atletica leggera e dei Mondiali di nuoto, previsti rispettivamente a Eugene (negli USA, dal 6 al 15 agosto 2021) e a Fukuoka (in Giappone, dal 16 luglio al 1° agosto 2020). Sicuramente le manifestazioni dovranno subire un cambio di programma, come anticipato dal Presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera, Alfio Giomi: “Non poteva che andare così e lo dico da cittadino, prima ancora che da dirigente sportivo. Ben venga lo spostamento: consentirà agli atleti di superare questo periodo difficile e di prepararsi nel modo che un evento come i Giochi merita. Il rinvio dei Giochi avvierà una reazione a catena nello spostamento di eventi all’interno del 2020, e consentirà alla fine dei conti di liberare uno spazio temporale vasto, utile agli atleti, di ogni livello, per riprendere l’attività”.

La ricaduta sugli atleti: qualificazioni e preparazione

Da affrontare, infine, la questione delle qualificazioni: ad oggi il 57% degli atleti aveva già completato il percorso di qualificazione ai giochi. Il CIO dovrà decidere quale strada intraprendere riguardo ai diritti acquisiti: la strada più probabile sembra essere quella garantista, con il mantenimento dei pass validi e il completamento dell’iter nel corso del prossimo anno per tutte le posizioni vacanti.

Certo è che lo spostamento rappresenta uno stravolgimento totale nei programmi degli atleti e non si può non pensare al caso di Federica Pellegrini: la regina del nuoto italiano ha messo nel mirino l’olimpiade nipponica come l’atto conclusivo di una carriera leggendaria, ma si troverà ad allungare la preparazione di 12 mesi. “Devo dire che, in questo momento, sono un po’ in due binari paralleli – ha detto la nuotatrice sul suo profilo Instagram – Da un lato…Devo nuotare un altro anno! Non ci voglio credere. Sembra una barzelletta. Sembra il destino. Fatto sta che non posso smettere di nuotare. Se non fosse successo tutto quello che sta succedendo nel mondo, avrei preferito gareggiare quest’anno. Però, considerato che molti atleti non sarebbero arrivati preparati per fare un’Olimpiade, la decisione di spostarle tra un anno è giusta. Ci prepareremo al meglio, ora si tratta di riprogrammare tutto quanto e speriamo che il fisico tenga botta ancora per un anno”.