Scaldiamo i motori, è iniziata la settimana che ci porterà, dritti dritti, alla prima giornata di campionato. Un campionato che si presenta perlomeno particolare, usiamo un eufemismo, i cui tempi e ritmi verranno dettati dall’inutile e triste mondiale del Qatar.

Inutile, perché tutti si sono inchinati, indistintamente, fermando il calcio mondiale in nome e per conto del dio denaro – tralasciamo le chiacchiere sul carrozzone pallone, ci sarebbero da scrivere pagine e pagine, lo ha già fatto chi è molto più bravo di me -.

Triste perché, tanto per cambiare, noi alla manifestazione iridata non ci saremo. La qual cosa, ormai, fa parte della normalità, nonostante qui si continui a pensare di  appartenere a un movimento pallonaro di prima fascia, vincitore sì di un Europeo meritando e strameritando ma, altra faccia della medaglia, assente ingiustificato da otto anni alla rassegna mondiale e, nei precedenti otto, eliminato due volte ai gironi in maniera quanto meno rivedibile, che risibile ho paura qualcuno possa offendersi.

Detto ciò torniamo a rituffarci nel torneo nostrano, fatto di tante chiacchiere e poca sostanza alla resa dei conti. Il mercato, noioso quanto mai, una roba insensata della durata di sessanta giorni – ora non dico di tornare alle due settimane di quando ero bambino ma così si casca nel ridicolo, d’accordo dover tenere desta l’attenzione planetaria ma il senso di tutto ciò continua a sfuggirmi, soprattutto quando leggo di sessanta milioni sborsati da una squadra inglese per un discreto esterno sinistro ma, allorché si tratta di venire ad acquistare nel Bel Paese, tutti si scoprono improvvisamente attenti al bilancino dei conti che tra poco riparte il fair play finanziario – ci ha regalato qualche sussulto e poco altro.

Ritorni che fanno sognare le squadre indigene, Lukaku e Pogba su tutti, poco da segnalare: tralasciando le francesi, più avanti nella preparazione, il divario tra noi e le altre appartenenti a campionati di prima fascia, nella fattispecie il Villareal semi finalista di Champions nella passata stagione o l’Atletico, ormai da anni ai vertici della Liga, è rimasto, altro che no. Comunque, tornando a casetta nostra e mettendo da parte le famose griglie dove nessuno ci becca, basta andarsi a rileggere con attenzione le previsioni di un anno fa, esattamente un anno fa, a giocarsi lo scudetto dovrebbero, condizionale d’obbligo, essere in tre: la Juventus e le due milanesi. Oggi, per quanto si è visto in un precampionato senza particolari sussulti, il Milan corre più delle altre due.

Inter e Juve arrancano, faticano, cercano di trovare nuove soluzioni per far rendere al meglio gli ultimi innesti: i nerazzurri provano a ripetere l’annata dello scudetto ma Inzaghi non è Antonio Conte e dovrà essere bravo a utilizzare con costrutto il gigante di Anversa mentre Allegri è alle prese con un impianto, soprattutto difensivo, dove la linea a quattro fatica terribilmente e Bremer, in queste prime uscite senza alcun valore, ha mostrato palesi limiti di posizione. Un filo sotto la Roma, gran mercato quello giallorosso ma con qualche perplessità: annullare ventitré punti della passata stagione non si risolve in una sessione di acquisti e cessioni, per quanto intelligente e ben orchestrata dai dirigenti capitolini. Poi Napoli, Lazio e Fiorentina tutte sullo stesso piano, con Sarri e i biancazzurri a farsi, forse, preferire di una incollatura. Occhio all’Atalanta, mina vagante ma meno performante delle passate stagioni, occhio anche a Bologna e Torino, due grandi del calcio italiano in grado di levarsi più di una soddisfazione. La sorpresa? Oggi come oggi mi viene da dire Monza ma occhio alla Salernitana di Davide Nicola. A seguire il gruppone, tutti insieme appassionatamente. Insomma, ce n’è per tutti: squillino le trombe, sabato 13 agosto, ore 18.30, riparte la giostra. Era ora, di calcio parlato non se ne poteva più.

Alla prossima