Il 29 maggio del 1970 nel Canton Sciaffusa, in Svizzera, nasceva da genitori di Paglieta (paesino dell’Abruzzo) Roberto Di Matteo, che proprio nel suo luogo di nascita ha cominciato molto presto la carriera di calciatore, che ha terminato però, prematuramente, a soli 31 anni a causa di un grave infortunio. Dopo un periodo per lui molto triste lontano dalle competizioni, è tornato da protagonista nel mondo del calcio diventando allenatore e ottenendo un traguardo importantissimo alla prima occasione utile: la Champions League sulla panchina del Chelsea nel 2012.

La storia di Di Matteo è piuttosto particolare perché è quella di un allenatore che ha vinto un trofeo che sfugge anche ai coach più blasonati e lo ha fatto in una situazione in cui non ci si aspettava poi così tanto dalla squadra che allenava, in una fase della sua carriera in cui doveva essere solo un traghettatore. È stato contrapposto a Mourinho, è stato definito lo “Special Two” o “The Normal One”, ma poco dopo quell’incredibile successo è stato presto accantonato, nessuno ha più creduto in lui e ora è senza panchina dal 2016. Ripercorriamo la sua carriera, prima da calciatore e poi da allenatore, e scopriamo che cosa fa oggi.

Roberto Di Matteo e la carriera da calciatore

Con la maglia del Fussballclub Schaffhausen, Di Matteo fa tutta la trafila nelle giovanili e poi gioca dal 1988 al 1991 in prima squadra, collezionando 50 presenze e due gol. Sempre in Svizzera gioca una stagione a Zurigo, con 6 gol in 34 presenze, poi passa all’Aarau per la stagione 1992-1993 ed è lì che ottiene il suo primo successo importante, lo scudetto. Viene così notato da una squadra italiana, la Lazio, che lo ingaggia e lo tiene con sé per tre stagioni, dal 1993 al 1996.

Di Matteo inizia a giocare da difensore, poi, man mano, si scopre un ottimo centrocampista e, proprio mentre indossa la maglia biancoceleste, diventa un uomo importante in mezzo al campo anche per la nazionale italiana. Quando arriva a Roma, pensa che in un centrocampo affollato come quello della Lazio guidata da Dino Zoff non troverà molto spazio; invece già nella prima giornata si trova a sostituire Paul Gascoigne e a diventare poi subito titolare. Anche Zdenek Zeman, succeduto a Zoff in panchina, gli consegna le chiavi del centrocampo dando a lui il compito di dettare i tempi del gioco a zona. Con la nazionale Di Matteo prende parte agli Europei del 1996 e ai Mondiali del 1998, collezionando in totale 34 presenze e due gol in quattro anni.

Proprio dopo Euro ’96, evento disputatosi in Inghilterra, Di Matteo si trasferisce al Chelsea, la squadra in cui conclude la sua carriera da calciatore fino al 2002, mettendo insieme 119 presenze e 15 gol. In realtà gli ultimi due anni non gioca, perché a settembre del 2000 rimedia un infortunio molto grave in un match di Coppa Uefa contro la squadra svizzera del San Gallo: dopo uno scontro con Daniel Imhof, si procura una triplice frattura a tibia e perone della gamba sinistra. Gli viene inserito un chiodo ortopedico, ma dopo venti giorni deve sottoporsi ad altri tre interventi e gli viene inserita anche una placca. Chiodo e placca gli vengono poi tolti, ma dopo ben dieci operazioni Di Matteo si rende conto di avere danni alle fasce nervose e ai tendini e, quando tenta di tornare ad allenarsi, si accorge di non avere sensibilità al piede sinistro. Ormai per lui è impossibile continuare a fare il calciatore e così, a soli 31 anni, decide di ritirarsi.

Roberto di Matteo e l’inatteso exploit al Chelsea

Qualche anno dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Roberto Di Matteo studia management e si laurea in Finanza presso la European School of Economics, ma non abbandona il calcio e nel 2008 diventa l’allenatore del Milton Keynes Dons, squadra che conduce ai playoff della Football League One, ossia la terza divisione inglese. L’anno dopo passa al West Bromwich Albion, rimandendovi fino al 2011, quando diventa il vice di André Villas-Boas sulla panchina del Chelsea.

Il 4 marzo 2012, Villas-Boas viene esonerato dall’impaziente Roman Abramovich che tuttavia preferisce far traghettare la squadra verso la nuova stagione proprio da Di Matteo, senza ingaggiare un nuovo allenatore. Il debutto di Roberto da head coach sulla panchina del Chelsea avviene in una partita di FA Cup che i Blues vincono agevolmente 2-0 contro il Birmingham. Pochi giorni dopo la squadra torna in campo in Premier League e Didier Drogba, con il suo centesimo gol in campionato, regala ai compagni e al nuovo allenatore la vittoria per 1-0 contro lo Stoke City.

Il 14 marzo, altro debutto per Di Matteo: quello in Champions League, ed è ancora vittoria! Il Chelsea scende in campo per il match di ritorno degli ottavi di finale contro il Napoli di Walter Mazzarri, che all’andata si era imposto per 3-1. Sembra un’impresa impossibile e invece ecco che arriva un successo per 4-1 ai supplementari, con il gol decisivo messo a segno da Ivanovic.

Mentre in Premier League arriva sesto, il Chelsea di Di Matteo giunge fino in finale sia della FA Cup, sia di Champions League. Nella competizione nazionale i Blues battono in sequenza il Leicester City per 5-2, il Tottenham per 5-1 e infine, il 5 maggio, il Liverpool per 2-1 con gol di Ramires e Drogba. È il terzo allenatore italiano di fila a vincere la FA Cup ed è pronto a diventare anche il primo italiano di sempre a vincere una Champions League guidando una squadra straniera.

Dopo aver eliminato il Napoli, il Chelsea fa fuori il Benfica nei quarti di finale vincendo 1-0 all’andata e 2-1 al ritorno; poi in semifinale compie l’impresa avendo la meglio contro il Barcellona di Pep Guardiola: successo per 1-0 nel primo incontro a Londra e 2-2 al ritorno al Camp Nou, per un totale di 3-2 che permette ai Blues di volare in finale e di affrontare il Bayern Monaco, che, tra l’altro, gioca in casa perché l’atto finale va in scena all’Allianz Arena di Monaco di Baviera.

I tedeschi, guidati da Jupp Heynckes, passano in vantaggio all’83’ con un gol di Müller, ma cinque minuti dopo Drogba pareggia. Nei tempi supplementari non segna nessuno e così sono necessari i calci di rigore. Il Bayern trasforma i primi tre con Lahm, Gómez e Neuer, il Chelsea sbaglia il primo con Mata, ma va a segno con David Luiz e Lampard, poi i tedeschi incappano in due errori con Olić e Schweinsteiger, mentre Cole e Drogba, che è l’uomo del match, non sbagliano e così i Blues vincono la loro prima e per ora unica Champions League. Di Matteo riesce lì dove Mourinho e Ancelotti hanno fallito: regala ad Abramovich la Coppa dalle grandi orecchie.

Anche se viene confermato come head coach per la stagione successiva (e non poteva essere altrimenti), l’impresa inaspettata non basta a mettere Di Matteo in una botte di ferro e così il 21 novembre 2012, pochi mesi dopo il trionfo, viene esonerato subito dopo una sconfitta per 3-0 contro la Juventus nella fase a gironi della Champions League. Al suo posto arriva Rafael Benitez.

Nonostante abbia dimostrato subito grandi doti da allenatore, avendo vinto, al suo esordio sulla panchina di una grande squadra, la coppa più importante d’Europa, Di Matteo deve aspettare due anni prima di trovare una nuova squadra da allenare: è lo Schalke 04. Prende il posto dell’esonerato Jens Keller a ottobre del 2014, chiude il campionato tedesco al sesto posto e viene eliminato dal Real Madrid di Ancelotti agli ottavi di finale di Champions. Alla fine della stagione, a causa di divergenze con la società, Di Matteo si dimette.

Passa un altro anno prima di trovare una nuova panchina: il 3 giugno 2016 Di Matteo viene ingaggiato dall’Aston Villa e può dunque tornare in Premier League. Firma un contratto biennale, ma a ottobre dello stesso anno, dopo sole undici giornate, viene esonerato perché la squadra ha totalizzato solo 10 punti ed è al 19° posto in classifica.

Che cosa fa Roberto di Matteo oggi?

Da più di tre anni e mezzo Di Matteo non allena. L’Aston Villa è stata la sua ultima squadra, ma proprio in questi giorni si è tornati a parlare di quella sua avventura nel club di Birmingham per delle dichiarazioni rilasciate da Gabriel Agbonlahor, che era uno dei giocatori più importanti in quel team. Durante una intervista a ThreesixtyTV, il giocatore ha dichiarato che odierà per sempre Di Matteo e il motivo è da ricercare nel comportamento dell’allenatore italiano nei confronti di un altro giocatore dell’Aston Villa, Stiliyan Petrov. Quest’ultimo, infatti, nel 2012 si era ritirato a causa di una forma acuta di leucemia, ma nel 2016 decise di tornare in campo e cominciò ad allenarsi proprio con la sua ex squadra. Di Matteo, però, spense subito le sue velleità di tornare in campo, dicendogli che non gli avrebbe offerto un contratto e che al massimo avrebbe potuto ottenere un posto come allenatore delle giovanili.

Agbonlahor è rimasto negativamente colpito dal comportamento dell’allenatore nei confronti del giocatore bulgaro e dopo quattro anni ha raccontato tutto: “Lo odierò per il resto della mia vita. Qualsiasi altro manager con solo un pizzico di cuore gli avrebbe offerto un contratto a gettone. Avrebbe potuto offrirgli un contratto di un mese, di sei mesi, valutare come stava. Devi essere proprio spietato e senza cuore per non dargli nemmeno una possibilità. Immagina di tornare da quella terribile malattia, rimetterti in forma, perdere tutto quel peso accumulato durante il trattamento. Tornare, fare tutte le corse che i diciannovenni hanno fatto in preparazione… e lui non ti dà niente. Se mai vedrò Di Matteo, gli dirò ‘Sei una nullità’”.

Roberto Di Matteo, dunque, è l’esatto contrario di un “perdente di successo”. È un allenatore che ha vinto in poco tempo due trofei importanti, Champions League e FA Cup, ma che dopo ha avuto pochissime chance per confermare quanto di buono è riuscito a fare al suo esordio in panchina. E così l’exploit del 2012 rimane l’unico periodo felice della sua carriera da allenatore, che ha conosciuto il suo apice forse troppo presto.