Una bella prova. Di maturità e capacità di concentrazione, nonostante le motivazioni non potessero essere particolarmente forti. Una vittoria come quella di ieri sera a Marassi, contro il Genoa, trova le sue radici nella capacità di seguire le indicazioni del tecnico e volersi guardare allo specchio. Con serietà e applicazione. Quando la classifica non ne offre più, non resta che cercare in se stessi motivazioni e traguardi.

Il Napoli ha dominato a Genova, per larghi tratti, semmai ripiombando in un vecchio vizio: la scarsa produttività sotto porta, in relazione a quanto creato. Che alla fine del primo tempo, dopo un controllo della partita a tratti imbarazzante e una percentuale di possesso palla bulgara, si fosse ancora 0-0, testimonia quanto quest’anno la squadra abbia faticato a essere pratica, piuttosto che bella. Anzi, a ben vedere, fino al goal di Dries Mertens, il Genoa avrebbe potuto compiere il delitto perfetto, passando in vantaggio, se Meret non avesse spedito sul palo una palla velenosa, con un gran guizzo. Occasioni a pioggia, con un ottimo Elmas, il solito Mertens e il lucido Insigne di questa fase, ma nessun gol.

Fino appunto alla perla del belga, che però ha avuto il paradossale effetto di rilassare la squadra. Momenti di leggerezza, la testa che stacca ed ecco il pareggio genoano. Non appaia illogico, perché nel calcio di oggi funziona così: anche il dominio più ampio deve tramutarsi in moneta sonante, altrimenti la beffa è dietro l’angolo. Poi, il Napoli l’ha raddrizzata, riprendendo a macinare il suo gioco e vincendo con merito. Segnando con Lozano in netta ripresa e attingendo dalla panchina.

Resta, però, il dubbio di quella incapacità di mantenere altissima la concentrazione. E questa squadra, se non totalmente sul pezzo, rischia sempre troppo. Vale ancora di più per i singoli, se pensiamo all’ottima prestazione di un Fabián Ruiz, eppure sempre troppo spesso sul filo di errori pericolosissimi. È capitato anche ieri sera a Marassi o, ancora più clamorosamente, nella partita persa a Bergamo.

Abbiamo già accennato all’ottima prova di Elmas, ragazzo su cui si potrà contare, ma l’uomo più interessante della serata è apparso Lobotka. Lo slovacco è giocatore molto diverso da Diego Demme e con il Genoa se ne sono accorti anche i più miopi. Non gli si può chiedere l’arcigno schermo garantito dal tedesco, ma il giocatore è ben più tecnico e veloce. Il che dona al centrocampo azzurro una dimensione ulteriore, all’occorrenza. La sensazione è che, al momento, Rino Gattuso continuerà a puntare soprattutto su Demme, più affidabile in contenimento e naturalmente predisposto al sacrificio tattico. A tendere, però, Lobotka potrebbe trovare sempre più spazio, soprattutto se riuscisse a entrare pienamente in sintonia con il gioco e i tempi di Fabian Ruiz.

Il Napoli che torna vittorioso da Genova resta in bilico fra il rimpianto per quello che sarebbe potuto essere e la speranza in un futuro prossimo, molto concreto e dalle enormi potenzialità. Consigliamo caldamente all’ambiente di finirla di guardarsi alle spalle. Recriminare, ormai, fa solo perdere tempo ed energie.