Il coronavirus ha gettato nel caos tutto il mondo dello sport e in quello dei motori, in particolare, in cui ogni spostamento ha bisogno di una lunga e complessa organizzazione, la situazione è ancora più complicata. La Formula 1 sta provando a reagire, ma le soluzioni trovate finora sono solo delle toppe che non si sa fino a che punto potranno reggere. Ieri il World Motorsport Council ha approvato all’unanimità una modifica al regolamento dell’organizzazione del Campionato del Mondo FIA Formula 1 “alla luce dell’impatto globale del coronavirus COVID-19”.

In cosa consiste la modifica? Semplicemente nell’anticipare e allungare la pausa che solitamente si osserva tra fine luglio e inizio agosto. Di solito è una pausa di 14 giorni, mentre quest’anno durerà 21 giorni e sarà anticipata tra marzo e aprile. In questo periodo i reparti corse delle fabbriche resteranno chiusi. Più che di una nuova regola, dunque, si tratta della presa di coscienza di un dato di fatto. Siamo infatti in piena emergenza e tutte le prime quattro tappe del Mondiale di Formula 1 (Australia, Bahrain, Cina e Vietnam) sono state rinviate a data da destinarsi, senza ancora sapere se e quando si potranno recuperare.

La Ferrari ha stoppato la sua produzione di auto per almeno due settimane, visto che in Italia, soprattutto al Nord, la situazione è drammatica e il Cavallino ha detto di voler difendere prima di tutto la salute dei propri dipendenti. A Maranello si è prima cercato di continuare a lavorare adottando misure di sicurezza straordinarie, poi si è deciso di bloccare tutto, perché le condizioni venutesi a creare in Italia non consentono di mandare avanti la produzione. Continuano però tutte le attività che non riguardano la manifattura vera e propria, ossia i lavoratori che possono lavorare da casa continueranno a essere operativi.

Anche in base a quello che è successo alla Ferrari, dunque, il World Motorsport Council non ha fatto altro che prendere una decisione che, più che dettare una nuova regola, prende atto di quanto sta già succedendo. È infatti altamente probabile che pian piano tutte le fabbriche siano costrette a fermarsi proprio come il Cavallino. Al di là della Formula 1, infatti, basti pensare a gruppi e aziende come FCA Italy, Maserati, Lamborghini, Volkswagen, Daimler o Porsche, che hanno bloccato la propria attività produttiva. In Cina, invece, da dove è partita quella che è poi diventata una pandemia, l’industria automotive, dopo essere stata ferma qualche settimana, è ripartita in questi ultimi giorni. La prima è stata Toyota, che ha riaperto gli stabilimenti cinesi il 9 marzo. Anche Nissan, Honda, Isuzu si erano fermate e stanno ripartendo in questo periodo.

Per ora, per quanto riguarda la Formula 1, dal punto di vista pratico quello che cambia in seguito alla decisione presa ieri dal World Motorsport Council è semplicemente che, se dobbiamo pensare a come cambierà il calendario, possiamo immaginare che se si partirà per esempio a giugno (che per ora sembra il periodo più probabile), non ci sarà la sosta estiva e si correrà come minimo ogni due settimane e, quando possibile, anche ogni settimana, fino all’autunno. Tra le varie ipotesi che si fanno in questo periodo di attesa e di incertezza, infatti, ci sono queste possibilità:
– che ogni weekend sia di soli due giorni e non di quattro;
– che alcune tappe possano essere ravvicinate per fare dei lunghi back-to-back, correndo per esempio, in Cina e in Vietnam nella stessa settimana.

Formula 1, i messaggi di Jean Todt e Chase Carey

Per cercare di tenere alto il morale degli appassionati, in questi giorni sono arrivati dei messaggi da parte dei dirigenti. In particolare, Chase Carey, il CEO della Formula 1, ha scritto una breve lettera indirizzata ai tifosi, sottolineando come la priorità sia la salute e la sicurezza dei fan, dei team, ma più in generale di tutta la società che è alle prese con la pandemia. Si è scusato prima di tutto con gli spettatori che avevano già in tasca i biglietti per il Gran Premio d’Australia, ma ha anche evidenziato come la decisione presa, ossia quella di non correre, sia stata necessaria. Su quello che accadrà nelle prossime settimane, Carey ha scritto: “Sappiamo che tutti vogliono sapere cosa succederà alla Formula 1 nel 2020. Oggi non possiamo fornire risposte specifiche a causa della fluidità della situazione. Prevediamo di avviare la stagione non appena sarà sicuro farlo. Ogni giorno consultiamo esperti e funzionari per valutare cosa fare nei prossimi mesi. Vi terremo aggiornati e vi forniremo i dettagli il prima possibile”.

Il Presidente della FIA Jean Todt, invece, ha parlato a tutto il mondo della Formula 1 attraverso un videomessaggio con il quale ha voluto esprimere la sua vicinanza a tutti coloro che seguono questo sport e ha detto: “Come sapete la situazione è critica e in costante evoluzione, la priorità deve essere proteggere le persone. Voglio esprimere il mio supporto e la mia solidarietà a tutti i cittadini e a tutti quelli che fanno parte del mondo del motorsport e della mobilità. Abbiamo dovuto cancellare o posticipare gli eventi in calendario nelle prossime settimane e a questo punto non abbiamo una visione chiara di quando le nostro vite torneranno alla normalità. È nostra precisa responsabilità prendere tutte le misure necessarie e vi chiedo di rispettare rigorosamente le indicazioni di sicurezza dettate dall’OMS e quelle dei vostri governi. Solo la disciplina individuale ci permetterà di superare questo virus. Insieme ce la faremo”.

Bernie Ecclestone accende gli animi

Tutti insieme contro il coronavirus anche in Formula 1? Tutti uniti in pace e armonia? Nemmeno per sogno. Anche se non si corre e non ci sono scontri in pista e dubbi su motori o aerodinamica su cui polemizzare, ci ha pensato Bernie Ecclestone a scaldare gli animi con una intervista al Daily Mail, che ha indispettito molta gente. A cominciare dalla Ferrari e dagli italiani più in generale.

Infatti, parlando della possibilità che Lewis Hamilton concluda la sua carriera su una Rossa, il Presidente onorario della Formula 1 ha detto di aver consigliato al britannico di restare dov’è, cioè alla Mercedes, dicendo che “In Ferrari non funzionerebbe perché sono un team italiano, dovrebbe imparare la loro lingua per capire cosa dicono alle sue spalle. Il problema è che gli italiani non vogliono litigare, non vogliono avere discussioni con nessuno. Invece di dire a qualcuno che non sta facendo un buon lavoro, gli dicono ‘Risolvi la questione o lo farò io'”.

Ecclestone ha parlato male dell’ambiente Ferrari da vari punti di vista. Per esempio sul Team Principal Mattia Binotto ha detto che “non è un leader, è un ingegnere” e ha aggiunto che al Cavallino servirebbe Flavio Briatore. Mentre, per quanto riguarda i piloti, ha dichiarato che ormai a Maranello e in Italia sono tutti innamorati di Charles Leclerc e, anche se Sebastian Vettel ha corso male lo scorso anno, è stato comunque sfavorito dalla sua stessa scuderia a vantaggio di Leclerc. Forse Ecclestone ha dimenticato che lo stesso Leclerc a inizio stagione ha dovuto far passare davanti il compagno, e poi, dopo una sfilza di pole position, la Ferrari si è dovuta arrendere all’evidenza. Ma il quasi 90enne predecessore di Chase Carey è convinto che Leclerc “non sia niente di spettacolare” e che, anche se ha solo 22 anni, ha già fatto vedere il meglio, perciò non farà niente altro di più di quanto non abbia già fatto finora. Insomma, essere il pole-man con sette pole, vincere due Gran Premi e salire sul podio altre otto volte nella sua stagione da sophomore è qualcosa di assolutamente ordinario per l’eccentrico ex patron della Formula 1.