Ora la situazione non ammette più compromessi. Daniele Rugani è positivo al coronavirus, per questo la Juventus e l’Inter hanno scelto di interrompere l’attività agonistica, una auto-quarantena che svelerà entro i prossimi giorni se il difensore della Juventus (in panchina nella gara contro i nerazzurri) ha contagiato inconsapevolmente altri giocatori.

Ci era voluto un intervento in tackle congiunto del governo spagnolo e del presidente del Getafe per svegliare l’UEFA dal torpore nel quale versa ancora (in giornata è attesa una decisione sulla sorte di Inter-Getafe, Siviglia-Roma e il destino di tutta la Champions ed Europa League).

L’UEFA è un organo amministrativo ed è sospeso tra la tutela degli interessi economici e quelli legati alla salute pubblica. Il presidente del Getafe si era detto disposto a perdere a tavolino pur di non venire a Milano e persino a giocare in campo neutro, mentre l’Inter aveva già deciso di rinunciare alla Youth League, ritirando la squadra dalla competizione giovanile, ricevendo unicamente una sconfitta a tavolino come sanzione amministrativa, come se fosse una decisione indipendente sconnessa dal resto del mondo. Il governo del calcio europeo non si sta comportando diversamente dalla nostra Lega Calcio la quale, qualche giorno fa, cercava di aggirare la scadenza del decreto per far giocare a porte aperte Juventus-Inter.

Oggi abbiamo una Champions dove si gioca a porte aperte in alcuni Paesi (ieri sera Liverpool-Atletico) e a porte chiuse in altri (PSG-Borussia Dortmund, ma con 7-8000 tifosi francesi fuori dallo stadio), e un’Europa League che, per mezzo di un atteggiamento più responsabile dei club, si sta autosospendendo. Il punto è proprio questo: l’Uefa non può più sperare che le cose migliorino o fischiettare mentre viene giù il diluvio eppure andando sul suo sito si parla di calcio giocato e da giocare, sorvolando clamorosamente sulle partite rinviate e il tema del coronavirus.

La possibilità di disputare Inter-Getafe in gara secca è svanito e, qualunque sia la decisione, il virus nel resto d’Europa ha un ritardo, rispetto all’Italia, di circa 10/14 giorni e le cose mutano in fretta, al punto che qualunque decisione rischia di invecchiare prematuramente e rendere ogni ipotesi impercorribile.
In Italia l’ipotesi più affascinante per concludere il Campionato è quella dei play off e dei play out, scelta che ha già diviso i club ma che sembra percorribile.

In Europa si attende.
L’Inter ieri si è allenata regolarmente, poi è arrivata la notizia e il comunicato ufficiale del club che ha dovuto scegliere di andare in quarantena preventiva. I casi Eriksen, utilizzato con poca convinzione da Conte, e Lautaro Martinez in una netta flessione di rendimento, sono rinviati a data da destinarsi, appartengono ad una vicenda sportiva del passato.

Il presidente dell’Inter Steven Zhang, che ha fatto un comunicato rivolto al club: “Oggi e sempre insieme, uniti come una squadra”, a prescindere dal termine usato per definire Dal Pino, aveva ragione da vendere. Da noi però c’è l’abitudine capziosa di non fidarsi di nessuno e a credere che se qualcuno dice qualcosa lo fa per un suo tornaconto personale.

La scelta più logica dovrebbe essere quella di sospendere anche le coppe, ma è evidente che l’Europa ha atteso tanto, troppo. Ora che l’OMS ha dichiarato ufficialmente lo stato di “pandemia”, dalla riunione tra la UEFA e le leghe più rappresentative dovrà maturare la decisione di interrompere le competizioni, riverberandosi inevitabilmente sugli Europei, virtualmente compromessi.

Le conseguenze di quello che sta accadendo alla stagione di tutti i club, a partire da quello nerazzurro non è facilmente prevedibile. I giocatori sono consapevoli che si tratti di un problema mondiale e che non esista un posto al mondo dove si possa essere sicuri più di quanto possa accadere a Milano. La quarantena. La percezione del mondo cambierà presto e con esso anche le misure e le scelte che verranno prese.