Arturo Vidal è un furbacchione. Non soltanto un eccellente centrocampista, ma anche un ottimo oratore. Ha parlato negli ultimi giorni e ha sentenziato: “Mi piacerebbe tornare alla Juve, ma Conte è un grandissimo allenatore, il numero uno in circolazione”. Questo il senso del suo discorso, che poi sarebbe la risposta alla domanda più classica “vuoi più bene a mamma o a papà?”.

A tutti e due, risponderebbe il bambino leggermente imbarazzato e che non vorrebbe fare un torno a nessuno. E proprio così ha fatto Arturone, con il chiaro intento di non scontentare qualcuno. In realtà tra Juve e Inter c’è una bella differenza, almeno oggi. La bilancia pende in modo netto da una parte piuttosto che da un’altra, le motivazioni sono abbastanza chiare.

Il signor Arturo ha lasciato un buonissimo ricordo alla Juve, non ci sono dubbi. Ma quando vivi soltanto di ricordi non è detto, anzi, che possano essere rinfrescati. L’amarcord resterà negli annali, quel fantastico centrocampo con i ricami di Pirlo, le irruzioni di un certo Polpo Pogba e la personalità di Vidal che era arrivato in punta di piedi dal Bayer Leverkusen, per un cifra irrisoria, ma che aveva subito dimostrato di essere un super errore in mezzo al traffico. Bene, quel centrocampo aveva il mix perfetto, la sublime sintesi di qualità e quantità, meglio difficilmente si sarebbe potuto fare in giro per l’Europa. Poi Vidal, con il suo carattere esuberante fuori dal campo e con i suoi vizi spesso da nottambulo, aveva un po’ sgarrato, si era fatto beccare in situazioni non impeccabili. E così la Juve decise di salutarlo, un addio un po’ amaro per quanto aveva dato ma nello stesso tempo inevitabile per gli atteggiamenti che erano risultati indigesti e soprattutto indigeribili.

Ora pensare che la Juve possa riprenderlo ci sembra un esercizio delicato, complicato, per non dire assolutamente opinabile. Magari qualche ci avrà provato, anche nelle ultime sessioni di mercato, ma sarebbe assolutamente sorprendente (eufemismo) se si consumasse il Vidal-bis in casa bianconera. Anche perché, non bisogna dimenticarlo prima di sperare sentenze, la Juve non ha più posti liberi da extracomunitario.

A “vota Antonio” quel profilo era rimasto impresso per le sembianze del guerriero che in campo dà tutto e quando si supera fa la differenza senza soluzione di continuità. Non a caso nelle recenti dichiarazioni Vidal l’ha celebrato come assolutamente il top tra gli allenatori: in una partita di andata e ritorno hanno fatto gol entrambi, si vogliono bene e si stimano, tornerebbero a lavorare in coppia anche … domani.

C’è un precedente, durante l’era Spalletti che ancora oggi risulta essere indimenticabile: ultimi giorni di mercato, l’agente Felicevich era segnalato a Milano per chiudere il trasferimento di Vidal all’Inter. Era tutto fatto, ma poi Spalletti decise per una svolta tattica. Non più un centrocampista di quello spessore, piuttosto un esterno offensivo come Keita Balde. Con Felicevich mancavano solo le firme, l’addio al Bayern era stato sancito, soltanto che Ausilio comunicò il cambio di rotta tattico e l’agente la prese malissimo. Al punto che Felicevich il giorno dopo andò a Barcellona e sottoscrisse in pochi minuti il contratto che avrebbe legato Vidal ai blaugrana.

Occhio a Felicevich: un nome che in casa Inter è tornato a fare capolino anche recentemente, per liberare Sanchez dal Manchester United e consentirgli di firmare un bel triennale con i nerazzurri. Il calciomercato è fatto spesso di corsi e ricorsi storici, incredibili intrecci che tornano di moda.

A gennaio 2020 Conte avrebbe venduto casa (si fa per dire) pur di riportare Vidal a Milano. Invece, il Barcellona si mise di traverso, l’Inter legittimamente decise di anticipare l’operazione Eriksen con tutte le complicazioni di adattamento tattico che sono stati un dibattito fino a poche settimane fa. I maligni dicono che Conte aspettava Vidal e che aveva già ritenuto impossibile l’immediato adattamento di un fine dicitore come il danese. Per lui sarebbe stato fondamentale Vidal, soltanto un lussuoso optional Eriksen.

Le polemiche si sono sprecate, le accuse all’allenatore anche, ma evidentemente ci deve essere un segnale de destino. L’Inter che decide di non affondare per Tonali è di tornare dal cocco di “vota Antonio” è una logica conseguenza di questi giorni. Vidal sa di dover lasciare il Barcellona, a maggior ragione dopo la bufera Messi in corso, e lo farà a prescindere dal contratto che lo ancora per dieci mesi a Bartomeu e che presto potrebbe diventare carta straccia.

Vidal e Conte vogliono abbracciarsi, devono abbracciarsi, all’interno di una nuova alba nerazzurra che sia fatta di interpreti legati all’Inter da uno straordinario cordone ombelicale. Ecco perché, ormai, il trasferimento di Arturo a casa Inter è come un calcio di rigore in movimento. Da calciare a porta a vuota, senza che ci sia l’Handanovic di turno a fare un balzo felino per provare a respingere.