Di Alfredo Pedullà
Aggiornato: 1 Aprile 2020
Una stella che brilla, questa è la doverosa premessa. Senza dimenticare una parte dello svolgimento successivo: ci sono tutti i motivi per pensare che luccicherà sempre più. Un uomo solo al comando o quasi: si chiama Sandro Tonali, compirà 20 anni il prossimo 8 maggio; ci stiamo occupando di un 2000 che ha tutte le caratteristiche per sbarcare sulla luna del calcio italiano. Diventerà un fenomeno? Lo è già. Il nuovo Pirlo? Neanche a parlarne, significherebbe non averlo seguito – appena un po’ – nel suo recente percorso. Mezzala, libero di pensare e agire da mezzala, con le intuizioni della mezzala, la freschezza di idee geniali. La personalità non del ragazzo in carriera ma semplicemente del ragazzo che sa già di essere lanciato verso una grande carriera. La sua aria disincantata fa la differenza: è freddo, freddissimo, glaciale, come se tutto gli scivolasse addosso, come se non sentisse la responsabilità, come se le arti del mestiere non contenessero titubanze oppure condizionamenti psicologici.
Questo è un dono straordinario che forse vale più dell’aspetto tecnico o tattico. Guardate una partita di Tonali, può giocare da 7 in pagella (difficilmente va sotto), è sempre un riferimento, ma la cosa importante è che non lo fa pesare, non deve sforzarsi troppo per esserlo o per diventarlo, gli viene tutto in modo naturale. Quando la testa conta più delle gambe, hai fatto un triplo salto di qualità. Tonali ricorda Pirlo in questa caratteristica: è glaciale. E rispetto a Pirlo ha una collocazione già definita: non è una mezzala che può diventare trequartista, è una mezzala che resterà mezzala e che – se vogliamo – ha la stessa strada tracciata da Marco Verratti (un altro ex fantasista traslocato in mezzo). Il suo compaesano Andrea partì da trequartista, sembrava l’ideale punto di collegamento tra il centrocampo e l’attacco, ma quando gli dissero che, per la sua rampa di lancio in carriera, sarebbe stato importante indietreggiare di un po’ di metri arrivò la svolta. Ora, bisogna soltanto evitare di consumare un misfatto, il seguente: fare in modo che Tonali non vada all’estero come accadde per Verratti, che doveva essere della Juve, invece il Paris Saint-Germain fece un blitz determinante per la disperazione di Conte, allora titolare della panchina bianconera: fu una delle cause determinanti per la definitiva rottura tra l’esigente Antonio e il club.
La domanda del giorno, del mese di marzo (ormai in dirittura) e forse dei prossimi è la seguente: quale può essere la valutazione di Tonali? Ci sono tre strade: quella di Cellino, quella più generale e quella che chiama in causa il delicatissimo momento che stiamo vivendo con relativo tsunami in corso. Cellino ha un pregio tra tanti difetti: sa vendere bene, magari ogni tanto prende qualche granchio sul mercato in entrata, ma sulle uscite è esemplare. Una sua caratteristica ben nota fin dai tempi di Cagliari, una vita fa, non dovevamo certo vederlo in azione a Brescia per scoprire certe sue qualità. Bene, la scorsa estate Cellino disse no a proposte vicine o leggermente superiori ai 40 milioni, per lui Tonali è una fede e per meno di 70-80 neanche avrebbe organizzato un tavolo di lavoro. In fondo, la strada generale del mercato avrebbe potuto comprendere una richiesta così esosa, nel rispetto di un principio sacro: chi vende ha sempre la libertà di fare la cifra, non è costretto a privarsi di un gioiello alle condizioni dell’acquirente e il discorso vale se sul mercato c’è un attico con super attico oppure un monolocale. Ma le ultime vicende hanno portato alla determinazione che per 50 milioni il signor Tonali potrebbe spiccare il volo, magari con l’aggiunta di una contropartita tecnica. Cellino avrebbe sperato di resistere in caso di nuova stagione in serie A e siamo sinceri quando diciamo che il Brescia merita di retrocedere per alcune scelte scellerate del suo presidente che ha ripreso a rilasciare interviste ora che deve coltivare il suo “orticello”. Sarebbe stato meglio il silenzio per una questione di buon gusto, tuttavia questo è un altro paio di maniche.
Su Tonali, e per Tonali, la prima a muoversi è stata la Fiorentina, storia della scorsa estate: in cambio gli uomini mercato di Commisso ricevettero un due di picche, non ci sarebbero state cifre. Dalle prime settimane invernali la Juve ha mosso passi molto concreti, al punto che avrebbe voluto chiudere a gennaio come fatto per Kulusevski. Il muro di Cellino è sempre stato altissimo ma la Juve ha continuato a lavorarci incassando (ovviamente) la disponibilità del ragazzo all’interno di una rivisitazione del centrocampo che prevede l’arrivo di due top e il possibile sacrifico di Khedira e Pjanic. La Juve è consapevole di avere un buon vantaggio, l’Inter oggi è dietro, le altre non hanno grandi chance, il pericolo estero esiste (come per Verratti) ma il Santo – ovvero Sandro Tonali – resterebbe molto volentieri in Serie A, soprattutto nell’ultima assolutamente competitiva prima del forzato stop.
Una cosa è sicura: con l’aria che tira e con le stangate in arrivo, difficilmente ci saranno aste all’ultimo rilancio come ai tempi belli. Almeno nei prossimi mesi, quando si ripristinerà un minimo di normalità, sarà così. E Cellino dovrà eventualmente entrare nell’ordine di idee di accettare una contropartita tecnica; non sarebbe un reato. Il manifesto è comunque già pronto: chi prende Tonali non soltanto si assicura il centrocampista dei prossimi dieci-dodici anni, nessuno potrebbe contraddire un discorso del genere. Ma porta a casa un pieno di personalità che equivale a una cornice a colori, quella necessaria per rendere il quadro ancor più luminoso.
Giornalista e opinionista sportivo, grande esperto di calciomercato in Italia. "È un privilegio quando passione e lavoro coincidono".