E così finisce. Inter seconda, Atalanta terza, Lazio quarta, quest’ultima con la (remota) possibilità che, se Napoli e Roma dovessero vincere le rispettive competizioni europee, non entri nel tabellone di Champions League, Milan ai preliminari di Europa League, Genoa ancora in A e conseguente retrocessione del Lecce di Liverani.

Siamo sinceri, il post lockdown non ha esaltato nessuno o quasi: ascolti crollati, partite giocate a orari assurdi, calciatori fuori condizione, praticamente pallone ogni sera in tv. Scelta rivelatasi, dopo l’inizio ricco di entusiasmo da parte degli spettatori, poco performante. Però si doveva finire, in un modo o nell’altro. Si è finito, in un modo o nell’altro.

La Juventus vince il suo nono scudetto consecutivo senza esaltare. Lo vince più per inerzia, per mancanze di chi inseguiva che non per una evidente dimostrazione di forza e/o superiorità. Poi certo, incombe la Champions, una Champions un po’ così, ma bisogna pur assegnarla e, di conseguenza, i giocatori bianconeri hanno pensato di salvaguardare le energie residue per dedicarsi alla coppa dalle grandi orecchie. Alle spalle dei ragazzi di Sarri ecco riaffacciarsi l’Inter, staccata di appena una lunghezza: ma non siate tratti in inganno, quel punticino è frutto di quanto scrivevamo poco sopra. La Juventus non aveva alcun bisogno di schiacciare il piede sull’acceleratore e le sfide con Cagliari e Roma lasciano il tempo che trovano: avesse necessitato dei sei punti la Vecchia Signora li avrebbe conquistati, o almeno questa è la mia personalissima opinione.

Tornando all’Inter: Antonio Conte, che non ha perso l’ennesima occasione per lanciare strali contro chiunque, o forse dal suo punto di vista contro un obiettivo ben preciso che però fatichiamo a identificare, è riuscito nell’impresa, che di impresa si tratta, di racimolare la bellezza di 82 punti, gli stessi dell’Inter del triplete, oltre ad aver costruito la miglior difesa della serie A – io non amo la linea a tre ma è un problema esclusivamente mio – e subito il minor numero di sconfitte, quattro in tutto. Perché, accanto alle tirate d’orecchie varie ed eventuali a cui il tecnico salentino sarà sottoposto, non possiamo nascondere il salto di qualità evidente compiuto dalla squadra: rinnovata in molti uomini e nel modo di stare in campo.

Poi l’Atalanta di Gasperini, probabilmente il club che più ci ha divertiti dal punto di vista delle prestazioni. Bel gioco, tanta corsa, tanta tecnica abbinata all’agonismo, crescita ulteriore della rosa e della qualità tanto da essere, attualmente, quotata in maniera perlomeno credibile a livello di possibile vincitrice della Champions.

A ruota la Lazio, crollata dopo la riapertura del torneo. Non credo sia per una questione di preparazione: forse, molto più semplicemente perché giocando ogni tre giorni i limiti strutturali della rosa hanno fatto capolino. Ottima comunque la stagione dei biancazzurri, a lungo in scia juventina offrendo ottime performance sportive.

Anche l’altra metà della capitale, quella giallorossa, ha di che essere soddisfatta: ovvio, la Champions ha ben altro appeal, ma Fonseca e i suoi hanno raggiunto comunque un traguardo importante. Troppo discontinui è vero, però non va dimenticato l’aver giocato spesso con titolari infortunati, oltre alla lungodegenza di Zaniolo, e non parliamo di roba da poco. Nota di merito per Smalling: credevo fosso lento e impacciato, ho visto un gran centrale difensivo, che mancherà molto ai giallorossi nella fase finale dell’Europa League dato che la società non ha trovato l’accordo con il Manchester e, quindi, scaduto il prestito, ha dovuto far rientro in Inghilterra.

Bene soprattutto il Napoli: Rino Gattuso, uomo concreto che adoravo da calciatore e adoro da allenatore, ha raggiunto il traguardo della Coppa Italia, battendo la Juve in finale ben oltre i calci di rigore con cui la sfida si è conclusa. Europa raggiunta, ora si lavora per un cammino stupefacente a partire dal Camp Nou e step successivi.

Milan fattivo e volitivo dal post lockdown in avanti: la squadra balbettante e raccogliticcia dei primi mesi ha lasciato spazio a un gruppo coeso, deciso, rinvigorito da Ibra che è sempre Ibra, voglioso di far bene e che ricomincerà dai preliminari di EL. Delle altre sufficienza piena per Verona, Parma e Sassuolo. Forse era lecito attendersi qualcosa in più dalla Fiorentina, di certo lo era dal Toro di Cairo, molto male nel post Mazzarri.

Retrocede il Lecce, nonostante il bel gioco offerto in parecchie circostanze, ma la difesa salentina ha concesso troppo agli avversari, addirittura 85 gol subiti (un record), dimostrando immaturità e una certa mancanza di cinismo, regola fondamentale nella massima seria nostrana.

Ora avanti con le coppe: Juventus, Atalanta, Napoli, Inter e Roma possono regalarci belle soddisfazioni. È lecito e doveroso attendersi prestazioni all’altezza della situazione.