In un fine settimana quanto mai sorprendente, Antonio Conte e la sua truppa battono la Lazio, con ogni probabilità estromettendola dalla corsa scudetto, sorpassano il Milan e comandano la classifica. Al termine di una due giorni pallonara di cui tutto si può dire o scrivere, certo non che sia stata noiosa. A cominciare dal tè del tardo sabato pomeriggio, quando un Napoli incerottato e raffazzonato ha piegato la Juventus grazie a un calcio di rigore tanto chiaro quanto incomprensibilmente chiacchierato da Andrea Pirlo: va bene l’adrenalina post partita, va bene anche il nervosismo, quando perdi ci sta, soprattutto quando non ti aspetti di perdere, ma discutere del rigore assegnato ai partenopei è poco utile alla causa.

O, in alternativa, è utile per dirottare l’attenzione dalla non prestazione juventina: piaccia o meno i bianconeri disputano una partita sottotono, poco concreti e molto fumosi, forse ancora con le scorie della gara di coppa Italia nelle gambe e la mente in Portogallo. Bravo Gattuso, bravo il Napoli ad approfittare della situazione sfoderando novanta minuti di cuore e polmoni: adesso i bianconeri e il quarto posto sono a due punti, in ottica sfida di Torino tra le due squadre, quel recupero che potrebbe dire tanto anche al campionato.

A proposito di prestazione: sotto quale voce possiamo catalogare quella del Milan contro lo Spezia? O, forse, non sarebbe meglio derubricare la gara dei rossoneri come non prestazione? Irriconoscibili, senza idee, svagati, trotterellanti per il campo mostrando limiti fino all’altro ieri nemmeno pensabili. Il Milan disputa una delle peggiori partite degli ultimi anni, dominati in lungo e in largo e salvati dai pali e dalle parate di Gigio Donnarumma, il meno colpevole di un sabato sera da dimenticare, altrimenti poteva finire peggio.

Questa settimana i ragazzi di Stefano Pioli sono attesi dalla trasferta di Belgrado e, tre giorni dopo, dal derby. Cali di tensione ulteriori non sono ammessi, i prossimi impegni ci racconteranno di che pasta è fatto questo Milan, fino a ieri sera meritatamente padrone del torneo. Anche perché dietro il Diavolo la Roma non molla: vero, a prima vista potrebbe sembrare lontana la squadra di Fonseca, che a ora di pranzo ha disposto bellamente di una Udinese irriconoscibile, ma nella domenica del derby di Milano i capitolini saranno di scena a Benevento e, la settimana successiva, ospiteranno proprio i rossoneri.

Del gruppone Champions fa parte anche l’Atalanta, giustiziera al minuto novanta di un Cagliari sempre più terzultimo e ancora in vita grazie al pareggio tra Toro e Genoa. I rossoblù sardi sembrano aver infilato una china quanto mai pericolosa, forse il trovarsi in una situazione difficilmente preventivabile a inizio stagione sta minando certezze che dovrebbero essere scolpite nella roccia vista la qualità e i nomi della rosa. I rossoblù liguri continuano nella loro striscia positiva mantenendo la zona pericolo a debita distanza e lasciando il Toro a lottare per un posto al sole. Lottare è il verbo giusto: la quintultima posizione, occupata dalla Fiorentina sconfitta a Genova sponda doriana, dista cinque lunghezze, e non sono poche. A quota 24 il Benevento che sembra aver smarrito la strada dei tre punti.

E veniamo alla nuova capolista: l’Inter vince, convince, doma la Lazio con un gioco che tanto ha ricordato la prima Inter di Mourinho. Difesa tosta, centrocampo tecnico ma, all’occorrenza, cattivo, attacco tornato devastante con le volate di Lukaku e il movimento perenne di Lautaro. Conte può essere contento dei suoi, autori della partita perfetta o quasi. Contro uno delle migliori mediane italiane, per me la migliore ma è opinione del tutto personale, il trio Barella-Brozovic-Eriksen sciorina calcio di altissimo livello.

Cancellando l’impressione di chi, mi ci metto in mezzo per la mia parte, ha sempre creduto all’incompatibilità tra il croato e il danese. D’altro canto è altrettanto vero che un conto è vedere i due pestarsi i piedi, un altro osservarli quando occupano zone diverse del campo sapendo esattamente cosa fare e come. Forse, aggiungiamo forse perché a oggi la pazza Inter non sappiamo se sia definitivamente in soffitta insieme alle cose vecchie in disuso, Antonio Conte potrebbe aver trovato la quadra nella zona nevralgica del campo proprio in vista derby e ha recuperato il cannoniere belga, nelle ultime partite lento e fuori condizione. Aggiungiamo l’ennesimo forse: forse, sottolineato, l’impossibilità di operare sul mercato ha fatto in modo che il tecnico leccese dirottasse con maggior convinzione le sue attenzioni sul materiale umano a disposizione. Se i risultati sono questi, viva l’austerity.

Settimana prossima si ricomincia: c’è Atalanta-Napoli ma, soprattutto, Milano aspetta il suo derby.