Partiamo da una certezza granitica: la stagione della Roma è bella che finita. In ballo rimane solo il settimo posto valido per l’accesso alla neonata “Conference League”. Magra, magrissima consolazione per una compagine che si era presentata ai nastri di partenza con ben altri obiettivi. Peraltro, la qualificazione alla terza competizione organizzata dalla UEFA, andrà pure sudata fino all’ultimo minuto, dal momento che i giallorossi sono tallonati in classifica, a due sole lunghezze, dal sempre insidioso Sassuolo. Senza fare peccato, allora, viene da chiedersi se a questo punto valga davvero la pena di provare a blindare la settima posizione, oppure se sia più saggio attendere la rivoluzione che infurierà in casa giallorossa il prossimo anno, con l’avvento in panchina del tanto atteso Mourinho. Perché se sarà necessario ripartire da zero per l’ennesima volta, affrontare una stagione meno frenetica, con impegni circoscritti al solo campionato e alla Coppa Italia, potrebbe addirittura rivelarsi vantaggioso per uno come Mou, che ama le sfide e non teme nulla.

Delle due partite che mancano all’epilogo di questo tribolatissimo campionato, ce n’è però ancora una dal valore ineguagliabile, che prescinde dal piazzamento, dai risultati precedenti, dalle ambizioni, da ciò che accadrà in futuro. Sabato sera, alle 20.45, si gioca il derby. Punto. Roma-Lazio diventa così l’ultima ancora di salvezza a cui aggrapparsi per uno scampolo finale di campionato che da diverso tempo non aveva un sapore tanto amaro. I biancocelesti ci precedono in classifica, forti di 67 punti e una partita ancora da recuperare contro il Torino: non sarà certo il risultato di questa sfida, quindi, a cambiare lo stato delle cose. Vincerla, tuttavia, gioverebbe non solo all’umore del tifoso romanista, ma alla stessa mentalità dei giocatori – quella che lo “Special One” avrà il delicato compito di ricostruire -, che arrivano alla stracittadina freschi della sconfitta maturata al cospetto dei campioni d’Italia.

La partita contro l’Inter era anche cominciata bene per la Roma, che nei primi dieci minuti di gioco si era dimostrata organizzata e smaliziata al punto giusto, tanto da provare a pungere per prima (conclusione di Pedro a lato da buona posizione al 7’). Ma i buoni propositi iniziali non sono stati sufficienti a scongiurare la sconfitta: l’Inter si porta in vantaggio con un gol di Brozović, una sorta di rigore in movimento, all’undicesimo minuto di gioco, e raddoppia al ventesimo con Vecino, in un goal che è sembrato l’esatta fotocopia del primo. Mkhitaryan accorcia le distanze e sigla il 2-1, al termine di una pregevole combinazione sull’asse Mancini-Džeko, ma al novantesimo, Lukaku, nella più classica delle ripartenze, pone il sigillo finale: 3-1 e tutti a casa. Per diversi giocatori, la sfida contro la capolista è stata una vetrina finalizzata a destare una buona impressione nel prossimo allenatore, posto che i vigili occhi di Mourinho, senza ombra di dubbio, avranno seguito il match, così come sabato saranno incollati al teleschermo per il derby.

La stagione è finita, l’abbiamo detto, ma le motivazioni per fare bene e provare a portare a casa una vittoria, la prima contro una delle big del campionato, di certo non mancheranno ai giallorossi che scenderanno in campo. Che sia allora la partita della “maglia”, della dignità, del riscatto, della voglia di tornare a splendere. Disputare un derby a maggio, oltretutto, non rievoca ricordi piacevoli dalle parti di Trigoria: nessuno ha dimenticato quell’infausto “26 maggio 2013”, quando la sconfitta in finale di Coppa Italia, proprio contro i “cugini”, aprì il baratro di una crisi profonda in casa Roma. Anche in quell’occasione, dove era stato davvero toccato il fondo, la Roma seppe tuttavia rialzarsi. La stagione successiva, infatti, il compito di far risorgere la squadra dalle ceneri del 26 maggio fu affidato ad un tecnico straniero (Rudi Garcia). Si ripartì da zero, e con umiltà, dignità e onore si tornò subito a sognare. Pronti via e dieci vittorie consecutive all’inizio del torneo 2013/2014, culminato con un secondo posto (che poteva essere anche il primo, se davanti non ci fosse stata la Juventus dei record), il ritorno in Champions League e tutto ciò che ne conseguì. È la prova più tangibile che la Roma è in grado di risollevarsi, sempre, qualsiasi sia il colpo che le viene inflitto. Che si vinca il derby, allora. E che si regali a questi tifosi, che lo meritano più di chiunque altro, una gioia da cui ripartire in una prossima stagione che, già sulla carta, si prospetta tutta da vivere.