Si riparte da quel bacio, pregno della passione di chi ha appena realizzato un sogno, che il giovanissimo Calafiori (classe 2002) ha dato alla sua maglia n. 61 dopo aver segnato il suo primo, splendido, gol in giallorosso tra i professionisti, contro lo Young Boys, nel prestigioso palco dell’Europa League.

Si riparte da una partita giocata bene e vinta, che consente alla Roma, con un turno di anticipo, di approdare da capolista alla fase successiva della competizione. Adesso sarà fondamentale mantenere salda la concentrazione e riportare nel campionato l’ardore e la determinazione agonistica di giovedì, archiviando in fretta la disfatta di Napoli. Anche perché risulta estremamente difficile elaborare una disamina attendibile di una partita in cui a scendere in campo è stata una sola squadra: apatica e senza carattere, al San Paolo, infatti, la Roma non è mai arrivata veramente. Avrà forse avuto il sopravvento il fattore psicologico, visto che l’incontro si è disputato poche ore dopo la morte del più grande giocatore della storia del club partenopeo e del calcio mondiale? Chi lo sa.

Ma che la Roma fosse irriconoscibile è cosa certa. D’altronde, è innegabile, c’era tanto Maradona nell’aria di Napoli quella sera. A tal punto da penetrare con prepotenza anche nelle narici dei romanisti, stordendoli, offuscandone i sensi, e impedendo loro di giocare come avrebbero potuto e dovuto fare. Quella che si è vista, è stata una Roma davvero troppo brutta per essere vera: quindi, viva gli appuntamenti di Europa League tra una partita di campionato e l’altra, che possono talvolta servire a scacciare fantasmi e brutti ricordi.

Non è un caso che persino il capitano Edin Džeko, tornato in piena forma solo giovedì sera contro gli svizzeri, abbia etichettato quella del San Paolo come “serata no”, alludendo ad un match in cui i giallorossi non sono riusciti a intessere quelle trame di gioco briose che avevano contraddistinto le precedenti gare. A rincarare la dose ci ha pensato lo stesso mister Fonseca, ammettendo candidamente che i suoi ragazzi non avevano fatto nulla per uscire da campo con un risultato positivo. Laddove il Napoli ha giocato con passione, omaggiando il ricordo di Maradona con 4 gol, la Roma si è limitata a partecipare emotivamente alla commemorazione del “Pibe de Oro”, perdendo 3 punti preziosi per la classifica.

Domenica, contro il Sassuolo, i giallorossi sono chiamati a un pronto riscatto: prima ancora dell’obbligo morale di vincere la partita, ci sarà quello di giocarla come la Roma sa fare. L’avversario, lo conosciamo bene, è particolarmente ostico. Propone un ottimo calcio, fisico e moderno, fatto di pressing, fraseggio e geometrie che possono mettere in difficoltà qualunque avversario. La compagine di De Zerbi, reduce dal ko interno contro l’Inter, si presenterà all’Olimpico per giocarsi le sue carte, consapevole delle proprie potenzialità: sarebbe dunque un errore madornale peccare di presunzione e sottovalutare i neroverdi.

Occhio ai tanti giovani che ne compongono l’organico: la trottola di centrocampo Maxime Lopez, arrivato in prestito dall’Olympique Marsiglia e subito ambientatosi nel campionato italiano; o Locatelli, ex Milan, già ambitissimo da diversi top club (Juventus in prima fila); o, ancora, l’ivoriano Boga, esploso nella scorsa stagione, funambolo imprescindibile del reparto avanzato emiliano.

La Roma giunge a questa sfida recuperata dal punto di vista psicologico, ma molto dipenderà, nonostante l’ampio turn over di coppa, dall’incidenza del fattore fisico. Il Sassuolo è con ogni probabilità la peggiore squadra da affrontare dopo il primo ko stagionale, ma in un anno in cui la corsa ai primi posti sembra serratissima, per recuperare punti la soluzione possibile è una soltanto: vincere!