Ci siamo, tempo meno di una settimana e il massimo campionato di calcio riapre i battenti. Sembra davvero ieri quando si è conclusa la scorsa stagione ma, grazie alla maledizione Covid, l’intervallo tra la fine dell’ultimo e l’inizio di questo torneo è passato praticamente inosservato, complici le avventure o disavventure, dipende da che punto di vista si guardano, degli eroi nostrani in ambito europeo.

Già, si riparte. Con l’incubo del virus ben presente, coi tamponi da effettuare ogni tot, con le restrizioni che continueranno, giustamente, a farla da padrone, con gli stadi chiusi e i tifosi spalmati sul divano di casa ad attendere il fine settimana per seguire i ragazzotti correre su e giù per il prato verde. Il tutto, almeno all’inizio, accompagnato da una sana spruzzata di calciomercato: giusto di contorno, beninteso, anche se alla fine della fiera l’impressione è che si parlerà più di chi parte o chi arriva piuttosto che di una sana analisi del calcio giocato. Del resto, da che pallone è pallone, il mercato estivo ha catturato interesse ed energie dei tifosi, pronti a esaltare o mazzolare i dirigenti della propria squadra in funzione di questo o quell’acquisto, questa o quella cessione.

Parliamo un secondo di regole: la maggior parte condivisibili o, meglio, estremamente condivisibili. Ma un paio, soprattutto una, mi lasciano perplesso: cioè, cosa significa aprire i palazzetti dello sport o permettere l’accesso a mille tifosi in lega pro e lasciare deserti gli stadi della massima serie? Forse che cinquemila spettatori, un numero a caso, creerebbero disagi al Meazza? O all’Olimpico? O al San Paolo? O allo Stadium? O chi più ne ha più ne elenchi? Certo, bisognerebbe gestire in maniera intelligente l’accesso ai luoghi succitati, ma non credo possa essere un problema di soluzione impossibile o quasi. Per non parlare di quanto accaduto quest’estate in discoteca, nei locali o sulle spiagge, ad esempio. Vedremo cosa succederà, sarebbe un controsenso, poco compreso da chi ama questo sport e lo segue con passione da sempre, impedire l’accesso, sia pure limitato, allo spettacolo calcistico.

Tornando al pallone giocato, o presunto tale, impazzano le trattative in attesa del fischio d’inizio. Oddio, impazzano: facciamo che tutti contano le monetine rimaste in fondo alle tasche cercando di mettere insieme il gruzzoletto necessario ad acquistare i giocatori adatti, lo diciamo in maniera presunta, a migliorare le performance della scorsa stagione. È ancora presto per stilare la classica pagellona con chi ha fatto bene, benino, malino o malissimo. Parlando del momento attuale l’Inter, sebbene criticata spesso e volentieri dai suoi stessi tifosi, è quella che si sta muovendo in maniera più decisa: Hakimi, Kolarov e Vidal, ammesso e non concesso che il cileno giunga alla fine alla agognata meta milanese, sono indubbiamente innesti importanti e coerenti a un sistema di gioco, quello di Antonio Conte, perfezionista e stakanovista del lavoro. Suning e i vertici nerazzurri stanno facendo il possibile per consegnare al proprio allenatore una rosa competitiva in ogni manifestazione: ma, sia chiaro, adesso il pallino passa nelle mani del tecnico leccese. Che se non è obbligato a vincere poco ci manca: le scuse stanno a zero, i “ma, però, se” pure.

Sullo stesso piano, ovviamente, la Juventus: se non altro perché chi vince nove scudetti consecutivi parte sempre in pole position. L’arrivo di Pirlo sulla panchina bianconera non è, a mio personalissimo modo di vedere, un minus: la Juve è abituata a gestire determinate situazioni. Lo fece, all’epoca, col carneade Trapattoni: quindi, bando ai detrattori del giovane allenatore bresciano, credo verrà supportato in lungo e in largo dalla Società stessa. Casomai il punto di domanda è: chi fa il centravanti? Forse ci si è liberati troppo presto di Higuain, forse un vero ariete, là davanti, non c’è. Kulusevski sembra forte, ma la mia curiosità è vederlo all’opera contro difese schierate, perché a Parma, con gli spazi concessi dalle avversarie, il ragazzo poteva sbizzarrirsi in ciò che sa fare meglio, ripartire e puntare il difensore in velocità, saltandolo spesso e volentieri.

Poco dietro queste due Atalanta, Lazio e Napoli, col Milan possibile sorpresa. Segue la Roma e tutte le altre. Sia chiaro,  lo abbiamo specificato ben bene: parliamo di situazione attuale, al 14 settembre. Perché il mercato, pur se dimesso come quest’estate, può cambiare le carte in tavola. A settimana prossima, quando ne sapremo qualcosa di più.