No, non stiamo recensendo il fortunato film di Steven Spielberg con Leonardo DiCaprio, uno dei pochi che a Hollywood usa il suo vero nome e cognome, vincitore di numerosi premi tra i quali, a memoria, anche un paio di Oscar. Parliamo, più semplicemente, di cose di casa nostra. Cose pallonare. Calcio insomma.

Il titolo del pezzo mi è venuto in mente perché ho immaginato il Milan attuale capolista, camaleontico e trasformista proprio come il protagonista della pellicola. Non veste mai gli stessi panni, sempre in grado di trovare l’idea giusta al momento giusto, sfacciato quanto basta per restare saldo tra le cime tempestose della classifica puntando a un piazzamento Champions, di facciata ma, tomo tomo cacchio cacchio, l’occhiolino al grande traguardo il Diavolo lo strizza. Eccome se lo strizza. Soprattutto da quando si è reso conto di poter fare a meno anche dei due grandi santoni, Kjaer e Zlatan, allenatori sul campo, senza i quali gran parte della critica aveva dipinto l’avventura milanista al vertice destinata alla conclusione. Insomma, ai terribili ragazzi di Stefano Pioli l’alta montagna non provoca vertigini: e quale miglior banco di prova se non la “bestia nera” Benevento? Già, quello del gol di Brignoli, quello del misero punto negli unici due scontri diretti in serie A, quello che sta stupendo per costanza e volontà dei suoi giocatori, vera sorpresa finora del torneo, quello allenato da un grande, grandissimo ex, Pippo Inzaghi, che nel Sannio ha trovato albergo e investitura.

Sulle tracce del Milan ecco l’agente Carl Hanratty, al secolo Tom Hanks, nella nostra storia l’Inter di Antonio Conte, pronta ad approfittare del minimo scivolone rossonero. I nerazzurri non divertono il più delle volte, sono quasi monocordi e appaiono, erroneamente, scontati: ma, mica troppo sotto sotto, sembrano aver ritrovato quell’equilibrio tanto caro al suo condottiero, pronto ad immolare l’Eriksen di turno sull’altare del mordi le caviglie altrui in mezzo al campo. Così tu credi di poterli aggirare, farne polpette si direbbe nelle vecchie pellicole: in realtà devi stare molto all’occhio, come ti distrai l’Inter ti punisce. Ma sì, dai, facciamo un mix di Tom Hanks e Peter Falk nel suo ineffabile “Colombo”.

Là dietro, a condurre l’inseguimento di una Milano in fuga, il gruppetto di chi non si vuole arrendere, mai, un po’ come il claim di un profumo che invadeva radio e televisioni qualche anno fa. Guida la Roma, attesa allo scontro diretto con il suo tifoso, mica lo ha mai nascosto, Claudio Ranieri, oggi sulla panchina della Samp, squadra impossibile da decifrare per l’altalena di risultati che ne sta contraddistinguendo la stagione. Stesso discorso potrebbe valere per il Napoli di Gennaro Gattuso, potenzialmente completo in ogni reparto ma fino a oggi parzialmente incompiuto. Le sconfitte con le due milanesi, per quanto immeritate ai punti – questo è calcio, vince chi segna e non c’è giuria al termine della partita – hanno comunque scavato quel solco che i partenopei devono in ogni modo colmare: tenendo sempre a mente il recupero con la Juventus, altra pretendente al titolo oggi costretta ad osservare da lontano eventuali sviluppi. Madama sta faticando più del necessario in campionato, l’Europa conta relativamente se pensiamo al girone Champions davvero semplice, al di là della grande prestazione offerta a Barcellona dai bianconeri. Del resto era possibile attendersi qualche inciampo per un progetto in costruzione, a partire dal nuovo allenatore.

Atalanta-Sassuolo promette gol e spettacolo: forse tutti quanti avremmo pensato all’inversione delle posizioni tra le due squadre a inizio campionato, i bergamaschi più in alto e gli emiliani a chiudere la zona Europa. Invece questo strano torneo ci consegna i neroverdi ad occupare l’ultimo seggiolino per la Champions e gli orobici a inseguire, con la grana Papu Gomez da dipanare e uno spogliatoio da rasserenare.

Curiosità per il derby dell’Appennino, Fiorentina rilanciata dalla vittoria allo Stadium, Bologna rinfrancato dalla rimonta sull’Atalanta dell’ultima giornata e, soprattutto, curiosità per l’esordio casalingo di Ballardini sulla panchina del Genoa, richiamato a gran voce dalla piazza in cerca disperata di rilancio per evitare le sabbie mobili della zona retrocessione, e che, dopo l’esordio vincente in casa dello Spezia nel turno prenatalizio, affronta quella Lazio con la quale ha vinto il suo più importante trofeo da allenatore, la Supercoppa italiana del 2009 contro l’Inter, e dalla quale è stato esonerato qualche mese dopo, scherzi del destino. E per finire il Toro che va a Parma: vincere significherebbe rientrare in piena bagarre salvezza aggiungendo, alla tavola di coloro che son sospesi, proprio i gialloblù di Liverani. E, il giorno della Befana, turno infrasettimanale col piatto ricco Milan-Juventus che potrà iniziare a raccontare qualcosa di questo campionato.