Le sei vittorie consecutive inanellate da inizio stagione, tra campionato e Conference League, avevano d’improvviso rinvigorito l’ambiente e acceso l’entusiasmo in casa Roma. Sembrava lecito, dunque, immaginare di approdare al primo derby capitolino dello “Special One”, non solo con uno spirito diverso, ma pure con una squadra molto più convinta dei propri mezzi e delle proprie potenzialità. A ridimensionare l’entusiasmo generale (e non è detto che sia un male) ci hanno pensato, invece, la tanto amara quanto inaspettata sconfitta di Verona, la scorsa settimana, e la sofferta vittoria contro l’Udinese, affrontata mercoledì all’Olimpico.

In quest’ultima sfida, peraltro, sono emerse nitidamente le due facce di questa Roma: a quella vibrante e determinata del primo tempo, ha fatto da contraltare quella opaca e balbettante del secondo, quando i fantasmi di un pareggio-beffa hanno preso ad aleggiare sopra le casacche giallorosse. Il robusto calo fisico, registrato nei secondi 45 minuti di gioco, è balzato agli occhi di tutti, soprattutto a quelli di Mourinho che, già dopo Verona, aveva manifestato, senza mezzi termini, il suo malcontento, con strascichi che si sono protratti sino all’ultima conferenza stampa pre-partita.

Alcune dichiarazioni sono riecheggiate per ore nel tam tam radiofonico della capitale: ”In tre mesi si può sviluppare una squadra che è già squadra, dando qualcosa di personale. Ma quando una squadra non è ancora tale, non la sviluppi in tre mesi”. Un’affermazione tranchant, che da un lato serve a prendere tempo, e dall’altro mira a non volerne sperperare nemmeno un po’. Riascoltandola, un quesito si leva spontaneo: Mourinho è contento dei suoi giocatori, ritenendo che con il tempo si possa diventare davvero competitivi, oppure non è soddisfatto della rosa e sta pungolando la società, lasciando intendere che la squadra non possa esprimersi su livelli superiori agli attuali?

Fatto sta che, contro l’Udinese, il tecnico portoghese ha deciso di sfruttare solo tre dei cinque cambi a disposizione. Secondo alcuni, si tratterebbe di un eloquente segnale circa la volontà di volersi affidare ad un ristretto novero di 14/15 giocatori: una decisione che, se fosse confermata, alla lunga potrebbe minare l’armonia di un gruppo che sin dal principio è parso invece piuttosto coeso e motivato. Una cosa, comunque, è chiara: a Mourinho non piace perdere, figurarsi perdere male.

L’imminente stracittadina, da sempre la partita per antonomasia, si appresta allora a svelarci qualcosa in più sulla direzione che sta prendendo quella che, a parere dell’allenatore, “ancora non è una squadra”. Il prossimo scontro capitolino sarà il 155° in Serie A: le statistiche ci dicono che conducono i giallorossi con 55 vittorie, a fronte delle 39 biancocelesti e dei 60 pareggi che completano il bilancio. La Lazio è la squadra imbattuta negli ultimi quattro derby giocati come squadra ospitante, ma la Roma ha vinto l’ultimo derby con il punteggio di 2-0, sebbene non raccolga due successi consecutivi contro i “cugini”, mantenendo la porta inviolata, dalla stagione 2010/2011. Gli uomini di Sarri sono reduci da due pareggi di fila, ma sono altresì imbattuti nelle ultime 15 gare casalinghe di campionato. La Roma, dal canto suo, ha trovato il gol per nove partite consecutive: arrivare a concludere in porta, quindi, non dovrebbe costituire un problema. Men che meno se, lì davanti, a cercare di trafiggere i suoi avversari, ci sarà una delle note più liete di questo inizio stagione: Tammy Abraham, match winner contro l’Udinese, al suo debutto nel derby.