Avete presente quando vi accingete ad assistere ad un match della vostra squadra del cuore inondati da quelle sottili vibrazioni positive che la convincente prestazione della giornata prima ha generato? Sì, dai, quando vi persuadete che la buona stella continuerà a vegliare sui vostri beniamini, o che gli effetti di quell’alchimia osservata in campo nel turno precedente si perpetuerà magicamente in quello successivo. Ecco, allora sapete perfettamente che è proprio in questi casi, allorché si è animati da robuste aspettative, che la delusione incombe dietro l’angolo.

La sfida tra Milan e Roma inizia con le toccanti immagini dell’omaggio tributato a Pierino Prati: un mazzo di fiori che il capitano rossonero Romagnoli depone sulla panchina dove, sullo schienale, campeggia la maglia n. 11 dell’ex giocatore di Milan e Roma. Sulla sponda giallorossa è stato senza dubbio questo il momento più emozionante della partita. Per il resto, solo lacrime amare. Beninteso, una sconfitta a San Siro – stadio che, anche deserto, incute soggezione – può starci. Ma non nel modo in cui è maturata. Prima di incontrare i ragazzi di Fonseca, oltretutto, il Milan non era mai riuscito a conquistare il bottino pieno contro una big del campionato. Diciamocelo francamente: l’orario di inizio dell’incontro non si è rivelata una scelta felicissima. Alle 17.15, il Meazza si presentava come un catino rovente da oltre 32 gradi. A risentirne, come logico, il ritmo della partita, piuttosto blando per tutti i novanta minuti di gioco. Andamento lento è stato il leitmotiv della sfida, insomma. Rarissime le fiammate, a parte quelle, appena citate, del sole. Džeko, che aveva incantato contro la Sampdoria, realizzando una magistrale doppietta che lo ha issato tra i grandi nomi della storia giallorossa (104 goal), si è lasciato evidentemente fagocitare dal caldo e dagli scambi sonnolenti, non bissando gli acuti di mercoledì scorso. Anzi, sulla testa del bosniaco si materializza al 20’ del primo tempo la più ghiotta occasione da goal per la Roma. Quella che, con ogni probabilità, avrebbe modificato l’inerzia della partita: cross di Kluivert, deviato, che il “cigno di Sarajevo” sciupa malamente schiacciando a lato da posizione molto favorevole. Non che il Milan abbia prodotto di più. Nella prima frazione di gioco, dalla panchina rossonera si levano solo gli strali di Pioli all’indirizzo di Castillejo, reo di essere poco intraprendente sulla fascia sinistra difensiva della Roma, presidiata da un timido Spinazzola. Senza pubblico, le esortazioni del tecnico rossonero si sentono tutte: “Casti sei troppo largo! Casti più alto! Dentro, Samu, dentro!”

Nei primi quarantacinque minuti non si registra altro degno di nota. L’equilibrio si spezza nella ripresa, quando Pioli opera due cambi (Saelemaekers per Castillejo e Paquetá per Bonaventura) che si rivelano fondamentali per distribuire nerbo e mordente tra le file rossonere. L’ex Anderlecht, in particolare, mette lo zampino sulla rete del vantaggio siglata da Rebić dopo un batti e ribatti in area. Nell’occasione, tuttavia, la mano più grande arriva da Zappacosta che, con un disimpegno errato, innesca lo stesso attaccante croato autore del goal. La Roma non trova più le forze per imbastire una reazione efficace. Troppe le energie spese mercoledì scorso nella gara vinta in rimonta sulla Sampdoria di Ranieri. Peraltro, va segnalato che il Milan ha usufruito di due giorni di riposo supplementari rispetto ai giallorossi. E si sono sentiti. La compagine di Pioli, infatti, è venuta fuori alla distanza e ha approfittato di una Roma in chiaro debito d’ossigeno. Il rigore decretato da Giacomelli per fallo di un ormai appannato Smalling ai danni di Theo Hernandez è stata la pietra tombale sul match.

Vittoria meritata da parte del Milan, dunque, che con questi tre punti resta nella scia del Napoli, il quale, a sua volta, dopo la vittoria casalinga contro la Spal si è messo a tallonare proprio la Roma. Le attenuanti per la sconfitta ci sarebbero pure: il gran caldo, l’esiguo tempo di recupero dopo la fatica sostenuta contro i blucerchiati, alcuni giocatori che versano tuttora in precarie condizioni fisiche. Ugualmente, non è facile accettare di perdere una partita in questa maniera. A causa dell’ennesimo retropassaggio sbagliato. Specie perché il sogno Champions League, in virtù di un’Atalanta inarrestabile che ha espugnato anche il Friuli di Udine, si sta dissolvendo. Seguo da anni la Roma e, alla fine, i problemi sembrano sempre gli stessi: una squadra dalle prestazioni altalenanti, che gioca ad intermittenza e sembra liquefarsi puntualmente in prossimità del traguardo finale. Manca sempre quell’uno per fare trentuno, insomma. Allora, non trovando io le risposte, chiedo a voi: cosa manca a questa Roma?