Ci voleva. Una vittoria che restituisse sicurezze, allontanasse la tensione per la strana partita con la Juventus e ricaricasse la squadra per giocare la sfida di ritorno con i bianconeri al massimo delle possibilità.
L’Inter vista con la Fiorentina ha giocato una partita attenta, organizzata con prestazioni anche a due facce. Handanovic è parso finalmente reattivo, Brozovic incerto nel primo tempo, perfetto nel secondo, come lui anche Perisic che in interdizione ha dato una mano importante ma perdendo tanti palloni e nella ripresa è diventato invece decisivo.

Sanchez ha giocato un’altra partita generosa e più precisa, non meritava di essere sostituito. Barella migliore in campo per distacco, al punto che i complimenti li ha ricevuti anche da Claudio Marchisio che con un tweet ha segnalato la crescita esponenziale di quello che è ormai il miglior centrocampista italiano.
Lascia qualche perplessità la prestazione di Lukaku che resta fondamentale come terminale offensivo ma senza la stessa anima di prima e senza sorriso. È sicuramente un momento (che va avanti da qualche partita), ma come tutte le cose va tenuto sotto controllo. Martedì sera con la Juventus dovrà alzare per forza il suo livello.

L’Inter quando gioca a ritmo alto, accelera le operazioni giocando di prima e verticalizza improvvisamente, mette in difficoltà ogni avversario. Il tecnico dei viola Prandelli ha riconosciuto per primo la superiorità dei nerazzurri, i quali non vincevano a Firenze dal 2014 (escludendo la Coppa Italia).
Lascia invece una certa amarezza sapere che l’Inter migliore degli ultimi dieci anni, con uno dei tecnici più bravi in circolazione, una proprietà che aveva tutto per poter conquistare il mondo nei prossimi anni, come si riproponeva in modo tonitruante, sia improvvisamente finita in una vicenda dai contorni indefiniti, tra speculazioni, voci incontrollate, imprecisioni, pettegolezzi e verità conclamate.

La squadra ha, o avrebbe avuto tutto per vincere lo scudetto, Conte, nonostante le difficoltà di carattere tattico a inizio stagione e l’eliminazione dalla Champions, è riuscito a trovare un assetto stabile, collezionando due vittorie importanti in Campionato (Juve battuta nettamente) e in Coppa Italia (Milan ribaltato grazie ad Eriksen).
Il secondo posto a due punti dai rossoneri testimonia la bontà della squadra. Da gennaio però è arrivata la notizia che la proprietà nerazzurra stava cercando un acquirente per vendere il club.

Un’informazione tanto dirompente da scatenare una tempesta improvvisa e senza sosta. Un mese di voci incontrollate, punteggiate da una notizia meno affascinante da vendere, ovvero che Suning in realtà era in cerca di un nuovo socio che potesse mettere liquidità nell’immediato. Le opzioni messe in scena dalla stampa nazionale e dal Financial Times, imbeccato da BC Partners, vanno tutte nella direzione dell’”armageddon”, la catastrofe imminente, al quale nel giro di un mese e mezzo la società potrebbe andare incontro. Può darsi che l’Inter venga effettivamente penalizzata, perda i suoi giocatori più forti, vada in B, forse debba addirittura ripartire dalla serie più bassa come il Parma o il Bari di qualche anno fa. Quello che è certo è che gli stipendi in parte sono stati saldati, Spalletti è stato pagato, lo scivolamento degli altri pagamenti di gran parte delle squadre di Serie A, è slittato a maggio con l’ok della Figc. Dovranno poi essere pagati i salari di tutta la stagione.

La situazione è dunque delicata ma la scelta degli aggettivi e sostantivi è rivolta sempre verso la direzione del panico. È accaduto anche con il Milan, quando Elliott si prese la società in una situazione non meno grave e anche in quel caso il flagello cosmico era sempre immanente.

Fa rabbia che l’Inter non possa giocarsi le sue carte con la serenità necessaria e si trovi fortemente condizionata da fattori esterni che sono tanto tambureggianti da non poter essere schivati ogni giorno.
Marotta ha risposto di confidare nella fine di questa vicenda molto presto. Se ci fosse un primo punto esclamativo si potrebbe tornare a pensare solo al campo e pianificare in grande l’Inter del futuro, a prescindere dall’esito sportivo di questa stagione.