Non è il massimo per Stefano Pioli scendere in campo dopo la vittoria del Verona e il pareggio del Parma. La classifica dice che nemmeno il settimo posto, utile per l’Europa, è sotto il controllo del Milan alla ripresa del calcio dopo la pandemia. E non è nemmeno il massimo, sapendo che dal punto di vista offensivo i rossoneri fanno davvero fatica. Siamo quasi alla fine di giugno e, anche se incide la sosta dilatata per il lockdown, fa specie pensare che, tolto Ibrahimovic assente al Via del Mare per squalifica (ma presente sotto il Duomo di Milano sui social con i tifosi che gli scrivono di restare al Milan…), in questa squadra da qualche tempo a questa parte di fatto segna soltanto Ante Rebic.

Tanto tempo fa ormai, lo scorso 2 febbraio, aveva fatto gol, anche bello, Calhanoglu contro il Verona. Da quel momento in poi il Milan ha giocato 2 partite in coppa Italia con 1 gol di Rebic e 4 partite in campionato con 3 gol di Rebic e 1 di Ibra. E senza Zlatan, come a Lecce, e con Ante fuori ruolo, come si fa? Certo, Rebic dovrà andare oltre il fatto di non giocare nelle sue zolle abituali perché, dopo aver lasciato la squadra in 10 a Torino e dopo essersi molto opportunamente scusato con l’allenatore e con i compagni, non deve guardare troppo per il sottile. Ma il calcio di Rebic è quello dell’incursore offensivo che si inserisce negli spazi e sfrutta le incertezze tattiche avversarie, non quello del rompighiaccio. Toccherà quindi a Bonaventura, a Calhanoglu e a Castillejo pensarci. Jack non segna in trasferta dallo scorso 8 dicembre contro il Bologna, Calhanoglu quest’anno qualche gol lo ha segnato, è un giocatore sempre molto utile e importante per la squadra, ma non sempre il suo tiro in porta coincide con una rete, mentre Castillejo ha messo a segno il suo ultimo gol lontano da San Siro nel sabato di Pasqua del 2019, a Parma.

Tutti tabù da sfatare, tutte consuetudini da ripristinare: è qui che bisogna migliorare. Anche perché contro di sé, il Milan troverà un tessuto di gioco collaudato come quello di Liverani. Vero, mancherà Farias che per caratteristiche è abbastanza ostico da affrontare per le leve difensive rossonere, ma in coppia con l’ex Lapadula, l’altro ex Saponara medita di rifare quello che fece nello scorso campionato con la maglia della Sampdoria a San Siro: gol e assist. Il Milan poi riuscì a rimontare e a vincere 3-2, ma che spavento! È altrettanto vero che i rossoneri nei confronti del Lecce sono un po’ in credito. Anche se i salentini, ci mancherebbe, non hanno rubato nulla all’andata, per cifra di gioco proposta e per occasioni create, era il Milan che meritava di vincere a San Siro una gara finita poi inopinatamente 2-2. Visto che contro il Genoa, il Milan ha restituito quello che la sorte gli aveva concesso all’andata a Marassi (rigore parato da Reina al 93esimo minuto e vittoria per il rotto della cuffia dei rossoneri), i tifosi milanisti più scaramantici sperano che ora tocchi al Milan riscuotere quello che il recupero gli aveva tolto contro i giallorossi salentini a Milano.

La vigilia del Milan è stata scandita dalla visita congiunta, che nessuno all’interno del Milan ha enfatizzato ma che ha descritto correttamente come una occasione utile in un clima disteso, da parte di Ivan Gazidis, Paolo Maldini e Ricky Massara a Milanello. Non una visita all’ultimo momento prima della partita, ma una visita del venerdì, ben tre giorni prima della partita. E antipasto dell’intera trasferta leccese che lo stato maggiore rossonero, a partire proprio da Gazidis, ha deciso di vivere a stretto contatto con la squadra sia domenica 20 che lunedì 21 giugno giorno di gara. Nulla di clamoroso e di trascendentale, ma qualcosa di significativo e di costruttivo. Il risultato non dipende da queste cose, ma alla lunga i cammini di un club fanno leva proprio su questo tipo di iniziative. I giocatori, infatti, gradiscono in maniera particolare il fatto di avere con sé i dirigenti per l’intera trasferta e non soltanto a ridosso della gara. Ulteriore dimostrazione che il Milan sta facendo di tutto per tirare fuori il massimo da questo finale di stagione, senza dare nulla per scontato e senza mollare assolutamente nulla.

Il Milan va a Lecce, dopo la Coppa Italia lasciata a Torino e vinta da Rino Gattuso, una parte del suo sangue. Peccato, tanti rimpianti. Il Milan al completo senza squalificati e senza infortunati avrebbe potuto fare a sua volta, contro la Juventus, più o meno la stessa prestazione proposta dal Napoli e dall’ex allenatore del Milan. È andata così, ma se proprio era destino, fra rigori contro e cartellini rossi, che i rossoneri non dovessero vincere la Coppa nazionale, beh allora bene, molto bene, che l’abbia vinta Rino. Tanti tifosi si sono ricreduti su Gattuso: bene, è segno di intelligenza. Del resto, in tempi di crisi, a stretto contatto con le grandi tensioni che derivano in una grande piazza dall’assenza prolungata di risultato, il rischio di fare di ogni erba un fascio è sempre dietro l’angolo. E nei confronti di Gattuso è accaduto proprio questo. Alla prossima.