Il polverone della partita-non partita tra Juve e Napoli è, purtroppo, lo specchio dell’attuale situazione pallonara italiana. Molta approssimazione – “è colpa mia no è colpa tua, ho ragione io no hai ragione tu” – poca sostanza e, soprattutto, poco decisionismo. Intendiamoci, è un calderone dove entrano tutti, politica del paese e politica calcistica. Sta di fatto che la nostra immagine, per quanto possa interessare in un periodo come questo, ne esce certamente non rafforzata. È ora che alle chiacchiere seguano i fatti, che vengano prese posizioni, anche sgradevoli per qualcuno ma chiare e decise, che di pressappochismo non ce n’è bisogno, a qualunque livello.

Pistolotto a parte, torniamo a occuparci di calcio, quello giocato intendiamo.
Il fine settimana ha emesso il suo verdetto: Atalanta e Milan viaggiano a braccetto, segnano, fanno divertire i propri tifosi e, perché no, sognano. Sì, d’accordo, va bene, siamo soltanto all’inizio, c’è un anno davanti che si prospetta complicato assai proprio per le ragioni conosciute da tutti: vero, ci mancherebbe altro, ma sia i ragazzi di Gasperini che la banda Pioli sembrano cresciuti esponenzialmente rispetto allo scorso campionato.

La Dea ha battezzato anche il Cagliari, davvero male l’inizio dei rossoblù capaci di strappare un punto al Sassuolo, ma apparsi fragili e involuti sia a Bergamo ieri sia il sabato precedente, nella gara casalinga con la Lazio. Vero è, da un certo punto di vista, che Di Francesco ha dovuto affrontare due squadre sicure protagoniste del torneo. Ma è altrettanto vero che il Cagliari si è consegnato mani e piedi all’avversario di turno, senza opporre una valida resistenza. Giulini vorrebbe Nainggolan per puntellare un centrocampo leggero: d’accordo, l’Inter ha necessità di liberare il monte ingaggi, ma non significa che vuole svendere per accontentare gli altri.

Oggi finisce, per fortuna, il calciomercato: vedremo se il belga sbarcherà sull’isola. L’altra capolista, il Milan, stenta leggermente nel primo tempo ma, alla distanza, schianta le resistenze dello Spezia. Ripeto il concetto espresso settimana scorsa: è un dato di fatto, i rossoneri non hanno affrontato scogli insormontabili fino a oggi, ma la sicurezza con cui il Milan gestisce le partite contro le cosiddette piccole lascia intravedere una squadra giovane e interessante, che sulle ali dell’entusiasmo potrebbe infastidire chiunque, soprattutto le cosiddette grandi.

Vince la Roma, finalmente viene da dire: vince senza convincere, l’Udinese sbaglia davvero tanto. Però i tre punti rinfrancano, così il match winner della Dacia Arena, Pedro, ai microfoni parla di scudetto difficile, ma non impossibile. Ai posteri l’ardua, ma molto ardua credo, sentenza.
Bene il Parma, Liverani a bersaglio contro un Verona che non demerita nella maniera più assoluta, il Sassuolo, quaterna a un Crotone che paga oltre ogni considerevole ragione il salto di categoria, e molto bene il Benevento neo promosso: vittoria col Bologna, sei punti in classifica, idee chiare e definite. La mia personalissima opinione è che i sanniti si salveranno senza grandi difficoltà, toccate pure ferro tifosi giallorossi. Così come molto bene la Samp, fuori da un inizio di crisi nella maniera più difficile, andando a vincere a Firenze contro ogni pronostico.

E veniamo al big match della giornata, Lazio-Inter. Finisce in parità, ma la sensazione è che i nerazzurri abbiano buttato al vento due punti. Partiti in sordina, primi dieci minuti di netto predominio biancazzurro, i ragazzi di Antonio Conte sono man mano saliti di convinzione e intensità, segnando con Lautaro, sfiorando il raddoppio, gestendo senza alcun patema d’animo la partita. Fino al pareggio, un lampo nel buio, di Milinkovic-Savic, gol sul palo del portiere che pare leggermente in ritardo.

E qui l’inerzia cambia: la Lazio ci crede, prova a vincerla, l’Inter ricade nelle ataviche paure che ne hanno accompagnato il cammino della passata stagione. Come se l’innesto di Vidal, Perisic o Hakimi non avesse portato alcuna novità. Oltretutto, dopo la cacciata di Immobile – male Guida a mio parere – Conte ha ben pensato di lasciare in campo tre centrali quando forse sarebbe stato il caso di levarne uno, inserire il Kolarov di turno a sinistra, Sanchez insieme a Lautaro e Lukaku e cercare la superiorità mettendo in difficoltà la Lazio. Ma l’allenatore nerazzurro ha pensato diversamente. Così l’Inter torna a Milano con un punticino in saccoccia e l’amaro in bocca, nonostante le dichiarazioni, leggermente patinate, dello stesso Conte, mai sopra le righe e sempre sorridente.

Ora si va in Nazionale: alla ripresa, attenzione, ci troveremo con un bel Napoli-Atalanta e il derby di Milano. Potrebbero regalare e regalarci scossoni ed emozioni.