Una vigilia peggiore di questa era difficile da immaginare. Per meglio dire non pronosticabile, almeno sino alla maledetta domenica contro il Genoa, trasformatasi da festa in campo a incubo per una settimana e chissà quanto tempo ancora.

Mentre scriviamo, si stanno attendendo i risultati del nuovo giro di tamponi, resosi ancora più necessario, dopo le positività riscontrate ieri di Piotr Zieliński e di un membro dello staff azzurro. Una situazione del tutto surreale, inutile girarci intorno: la settimana che porta alla partitissima di Torino non è stata neanche lontanamente quella che Rino Gattuso poteva aver programmato. Allenamenti resi complessi dalla sacrosanta prudenza successiva alla notizia bomba di lunedì mattina arrivata da Genova, testa lontanissima dallo Stadium di Torino, preoccupazione, ma soprattutto incertezza. In ogni gruppo di lavoro, in qualsiasi ambito, non c’è virus peggiore (a proposito) dell’incertezza. È un tarlo subdolo, che ti mangia da dentro. Basti pensare che i negativi ai tamponi partiranno solo alle 20.00 di questa sera. Un viaggio last second, in cui trovare concentrazione per una delle partite più delicate dell’intera stagione risulta un’impresa titanica. Forse impossibile.

Non stiamo accampando scuse, non stiamo mettendo le mani avanti, analizziamo freddamente la settimana vissuta dal Napoli, che poteva essere la settimana di qualsiasi altra squadra. Difficile sostenere che così non si finisca per falsare l’intero campionato. Oggi, gli azzurri e di riflesso la stessa Juventus, domani altri. Si può scegliere l’accomodante ipocrisia, ma non è nostro costume.

Questo è anche un esame di maturità severissimo per tutto l’ambiente: ogni componente di un mondo spesso distaccato dalla realtà dovrà rendersi conto del rischio capitale che ha davanti, oppure il giocattolo si fermerà. Da solo.

Prima cosa da fare, smetterla di leggere ogni decisione da prendere come un vantaggio o svantaggio per questo o quello. Sembra facile, lo so, ma non si può andare avanti per bande.

In caso contrario, non ci saranno appelli, trucchi, soluzioni all’italiana sufficienti a evitare lo stop. Non è colpa di nessuno che il protocollo abbia fatto acqua clamorosamente, nel caso-Genoa. Purtroppo, in questa pandemia, continuiamo a procedere a tentoni, per tentativi e approssimazioni. Le migliori possibili. Non puntiamo il dito su nessuno, ma dopo essersi resi conto del problema, non si possono usare i pannicelli caldi. Questo è intollerabile. Non è corretto, per i protagonisti domani in campo, l’ambiente e in definitiva il prodotto che si vuole pomposamente vendere in tutto il mondo. Far giocare, in questa condizione psicologica e in quell’incertezza di cui abbiamo parlato, non è un “The Show Must Go On”, ma solo una sottovalutazione del problema.

Proprio in queste ore, a livello globale, il più clamoroso dei casi di positività dovrebbe essere di monito: non si può vivere alla giornata, perché potresti non avere un domani.