Che partita, Juventus-Atalanta: sarebbe stato bello non viverla da tifosi per non rovinarsi lo spettacolo con quella tensione che inevitabilmente accompagna ogni passione. Più uno scontro diretto in Champions – infatti le due squadre sono agli ottavi – che una sfida di campionato, con pressing alto, ritmi sostenuti, capovolgimenti di fronte e continue occasioni.

La Juve, sia detto chiaramente, ha avuto molte più chance dei rivali, con i propri attaccanti in giornata no, diverse volte a tu per tu con un Gollini in giornata “decisamente sì”, ma non è uno di quei punti persi che lasciano la netta sensazione di una serata e due punti buttati: i pareggi rischiano di diventare troppi, le milanesi continuano a fare punti e non bisogna perderle di vista, in casa sarebbe bello sempre vincere, certo, ma la sensazione anche durante la partita è certamente diversa rispetto a certe occasioni, quelle sì, sprecate nei turni precedenti contro squadre decisamente meno pericolose. Ronaldo ha giocato male e sbagliato un rigore, fanno notare in tanti, anche tra noi juventini. Ed è tutto vero, basta chiarire che finché capita un paio di volte l’anno siamo pronti a sopportare questo fardello da trenta gol all’anno. Morata non ha realizzato qualche chance, e ci mancherebbe pure che non arrivasse mai la partita in cui sbaglia davanti al portiere (ma fa sempre un lavorone, anche stavolta, come non mi pare gli venga riconosciuto dalle fin troppo dure pagelle post partita). Più in generale, la sensazione è di una squadra che sta trovando il proprio percorso, con un centrocampo più solido, le incursioni di McKennie, un de Ligt mostruoso anche sul micidiale Zapata, Bentancur finalmente sulla strada della miglior forma e tante palle gol contro un avversario davvero di livello internazionale, per potenzialità e atteggiamento.

Ascoltando e leggendo i commenti, poi, si apprende qualcosa. Quando la Juve non vince, spariscono i riferimenti paranoici alla “gestione della partita” da parte dell’arbitro (avete presente il mitico “ormai si sono fatti furbi, non fanno più errori clamorosi sugli episodi più importanti, adesso date un’occhiata alla gestione della partita, i cartellini, i falli e così via”). Ecco, fatti i dovuti complimenti a una splendida Atalanta, chiunque abbia visto il match non può non aver notato una certa, come dire, cattiveria in alcuni interventi, ammessi nel dopo partita da De Roon (che ammette di avere rischiato un meritato rosso) anche se non da Romero (autore, prima e dopo il giallo ricevuto, di una serie di falli, uno dei quali ha reso Arthur fasciato e indisponibile non sappiamo bene per quanto): ebbene, si sono lette le solite teorie complottistiche sul rigore, ma quelle sulla maggior importanza della gestione globale della partita e dei cartellini da parte degli arbitri, per una volta, non ha trovato seguaci.

Mica solo questo. Abbiamo scoperto anche, leggendo i titoloni sull’Inter di Conte e le perplessità sull’ennesimo pareggio bianconero, che alla fine il nostro motto, quando vincono gli altri, non è poi così male: conta vincere, su, mica starete ancora a pensare alle fantasie sul bel gioco? E noi, sia chiaro, siamo d’accordo, preferiamo sempre vincere anche rischiando incredibilmente pur con un uomo in più, e l’Inter ha raccolto una vittoria importantissima che peserà infinitamente, ma da qualche tempo (da più di 3000 giorni, direbbe qualcuno) eravamo abituati a sentir dare più valore a una partita ben giocata fino all’ultimo secondo, piuttosto che a una vittoria cinica e sofferta.

Come cambiano, i commenti e le valutazioni, a seconda delle singole giornate. Ma non importa nulla, l’Atalanta e a maggior ragione le parole su quella partita sono già superate, perché ora si va a Parma e diventa fondamentale vincere. Perché appunto, i passi in avanti sono importantissimi, le tante occasioni un ottimo segnale, la squadra pare in netto miglioramento. Ma i tre punti, per noi tifosi un po’ all’antica, hanno sempre un fascino diverso.