È sensazione comune, praticamente una certezza, che l’Inter insieme alla Juventus, abbia la rosa più forte del Campionato. Gli arrivi di Hakimi, Vidal e Kolarov, uniti alla permanenza di Eriksen, il ritorno di Perisic e il recupero di Sensi e Sanchez, insieme alle vittorie con Fiorentina e Benevento, hanno consolidato la reputazione di una squadra che da anni promette molto e mantiene in parte.

La partita col Benevento ha certificato le risorse offensive di una squadra che con Hakimi ha guadagnato in imprevedibilità, efficacia e soprattutto nella cifra tecnica.
È proprio questa che oggi nell’Inter emerge prepotentemente, chiunque scenda in campo, al netto di una serie di problemi da risolvere in fretta perché ora arriva la Lazio, la quale ha perso nettamente con l’Atalanta ma ha mostrato un repertorio pericoloso per chiunque.

La squadra di Conte ha molte scelte di qualità a centrocampo e un Vidal che in mezzo riesce a far sentire personalità e sostanza. C’è sempre la sensazione che alla prima accelerazione, alla prima giocata, la squadra possa segnare persino facilmente e, nonostante tutte le imperfezioni di questo inizio di annata, ci siano gli strumenti per arginare le contromisure degli avversari.

L’Inter ha però dei difetti di produzione, uniti a quelli di crescita. Il primo fra tutti è legato alla mancanza di equilibri, a causa dell’esiguo numero di amichevoli (solo due) che la società ha potuto organizzare in così breve tempo.
L’inserimento di Kolarov è complesso in un assetto difensivo che la scorsa stagione è stato caratterizzato dal paradosso di essere il migliore del campionato, pur mettendo in crisi gente come Skriniar e Godin. Quest’anno è infatti l’ex esterno della Roma ad essere impacciato in questo tipo di difesa, così come lo è stato Bastoni come centrale nella prima di campionato e D’Ambrosio nel ruolo di terzo di destra.

Col Benevento è rientrato De Vrij, insieme a Skriniar, nonostante le voci di cessione.
Lo slovacco nell’arco di una sola stagione è stato declassato da leader della difesa a sacrificabile in nome del modulo a tre, con riserve pure di qualche commentatore.
Nella gara al Vigorito ha tenuto la posizione e non ha commesso errori, pur senza fare cose indimenticabili, risultando il giocatore che ha tenuto meglio il ruolo nel suo reparto.

Se la difesa fosse composta da lui, l’olandese e Bastoni a sinistra c’è la sensazione che tornerebbe ad essere solida.
Il problema resta l’uscita dal pressing avversario con un giro palla da romanzo di Stephen King, che non a caso ha procurato il primo gol del Benevento, prima con la timidezza di De Vrij e poi con l’errore capitale di Handanovic.

Nessuno dei difensori ha una velocità sufficiente per liberarsi delle aggressioni, perciò prima di arrivare a darla al centrocampista di riferimento corrono dei brividi lungo la schiena, specie con squadre più forti.
La prestazione discreta ma non entusiasmante di Sensi dimostra che è proprio il 3 5 2 a mettere in imbarazzo giocatori come Eriksen. Se la stessa condotta nella trasferta beneventana l’avesse avuta il danese la si sarebbe probabilmente giudicata deludente.

Sensi ha fatto cose buone ma ha anche fatto un assist nel primo tempo per un centrocampista della squadra di Inzaghi.
La qualità di Eriksen e Sensi è indiscutibile ma servirà tempo e pazienza perché possano essere anche decisivi, come è già stato lo stesso italiano nei primi due mesi della scorsa stagione.

Contro la Lazio è possibile che Conte segua la via della solidità e schieri Barella, Gagliardini e Vidal, sistemando il cileno dietro le due punte. Probabilmente tornerà Bastoni a sinistra e D’Ambrosio a destra, oltre a Lautaro, ma in questo momento Conte, chiunque metta in avanti, non sbaglia. Resta da vedere se Pinamonti verrà impiegato solo in emergenza o gli verranno dati minuti in campo. L’Inter oggi deve soprattutto capire quanto vale e se è davvero di un’altra categoria.

La trasferta all’Olimpico servirà per capire se ora c’è anche la mentalità.