Domenica pomeriggio alle 17 l’Inter potrebbe essere già Campione d’Italia, un’eventualità felicissima che potrebbe arrivare se sabato battesse il Crotone ultimo in classifica e domenica il Sassuolo riuscisse a fermare l’Atalanta.
È un evento atteso fin troppo tempo e marca undici anni che forse sono i peggiori dell’intera storia nerazzurra, considerando che in questo lasso di tempo, come non le era mai capitato, dalla Coppa Italia del 2011 non è riuscita a vincere niente. Anni in cui il club ha cambiato ben due volte la presidenza, più di dieci allenatori e sono arrivati giocatori che hanno caratterizzato annate più che deludenti.

A riguardare la storia a distanza, alcuni di loro non erano nemmeno giocatori tanto scadenti, ma inseriti in progetti tecnici mai convincenti, spesso avventurosi e troppo volubili. L’Inter di oggi deve comprendere quali siano i veri motivi che la stanno portando ad essere di nuovo vincente, se il criterio è meramente economico e dunque soprattutto gli investimenti fatti due anni prima con Conte, Barella e Lukaku siano stati quelli che hanno fatto la differenza, così come l’ultimo acquisto in termini di tempo, ovvero Hakimi, che ha riempito una casella importante come la fascia destra.

Oppure si tratti anche di un progetto che avrebbe comunque raggiunto il successo, come dimostra la costruzione di un reparto difensivo caratterizzato da Skriniar, De Vrij e Bastoni, che è da due anni il migliore per distacco. Ci deve essere vita oltre l’attuale allenatore, qualcosa che faccia immaginare un percorso vincente grazie ad un metodo di lavoro che prescinde dagli interpreti, sempre considerando che il livello deve essere alto.
Marotta in questo è una garanzia ma ora, con l’arrivo di Steven Zhang, si dovrà capire se la dirigenza avrà delle munizioni e in quale misura. Servirà per capire se si sarà in grado confermare il gruppo e poi migliorarlo con innesti che siano più convincenti di quanto hanno potuto esserlo i Vidal, i Kolarov e i Pinamonti, i quali sono stati i gli unici acquisti della scorsa estate, quando la crisi economica di Suning era esistente ma non ancora acclarata come a gennaio di quest’anno.

L’Inter intanto con lo scudetto va a guadagnare di più, acquisisce un’esperienza vincente che trasferisce automaticamente un valore che molti dei giocatori in rosa non hanno mai avuto nella loro carriera, donando una prospettiva e una convinzione che potrebbero essere determinanti per le prossime stagioni.
Con il titolo avrebbe (avrà) anche il non trascurabile vantaggio di essere messa in prima fascia nei gironi di Champions e dunque una possibilità più concreta di passare il turno, oltre ad un maggiore guadagno, sempre che l’anno prossimo il pubblico possa tornare in parte allo stadio.

Sarebbe bene però che i tifosi nerazzurri vivessero meglio questo momento. Il trend topic dell’immediato dopo partita di Inter-Verona era dedicato agli strali contro Handanovic e in molti social ancora resiste una frangia di tifosi oltranzisti contrari a Conte, scontenti del gioco e altri con la polemica innescata ad ogni pretesto. La critica è legittima e lo dico per primo ma c’è un tempo e un modo e c’è anche la necessità di godersi un momento in cui altri sono messi ben peggio.

Paradossalmente ci sono più critiche verso i tre punti che ho indicato di quanti non ce ne siano verso la proprietà che è stata distante e silente per tutti questi mesi. C’è da capire cosa accadrà al club, la campagna acquisti, lo stadio e gli equilibri interni, non tanto da abbattersi sul portiere (il quale ha certamente fatto tanti errori nel corso della stagione ma ha anche fatto parate importanti e decisive che hanno salvato il risultato) o continuare a rimuginare sulla juventinità di Conte e il suo gioco. L’importante è che l’Inter ora conquisti lo scudetto definitivamente, senza scordarsi che fino al 13 febbraio era seconda e nessuno avrebbe mai immaginato di avere già il primo match ball scudetto a cinque giornate dalla fine.