Di Lapo De Carlo
24 Dicembre 2020
Il settimo successo consecutivo dell’Inter è arrivato in casa del Verona e, al netto delle critiche di questi mesi, dimostra una volta di più che Antonio Conte è allenatore da Campionato, perfetto per un torneo di lunga durata e uno dei migliori a cui affidarsi per vincerlo. A Verona il tecnico ha messo in pratica un nuovo schieramento con due rifinitori dietro Lukaku. La nuova condizione tattica ha permesso a Lautaro di esaltare le sue caratteristiche per far salire la squadra e sincopare i ritmi di gioco, divenendo anche esecutore del primo gol.
Ancora incerto Perisic che non è riuscito a incidere in questo ennesimo nuovo ruolo, accreditando l’idea che Conte stia cercando di inserirlo nei suoi meccanismi di gioco pur senza trovare il riscontro sperato. Il primo tempo è stata la consueta partita a scacchi durante la quale l’obiettivo è stato quello di amministrare, far correre l’avversario e colpirlo nella ripresa. L’Inter di oggi è una macchina da punti che solo il Milan riesce a tenere a distanza.
Questo Campionato nella sua anomalia rivela quanto equilibrio ci sia all’interno delle stesse partite e quante squadre risultino pericolose non appena il proprio livello di gioco cala. L’Inter di oggi è noiosa ma efficace, mentre ci sono squadre che esprimono un calcio più entusiasmante ma finiscono col perdere punti. Il gioco di Conte può migliorare e lo farà di certo, ma resta più funzionale che spettacolare. Questa è una squadra che deve macinare punti, ottenendoli senza cadere in strapiombi come la scorsa stagione e quelle passate.
Conte ha parlato di qualche idea di mercato da valutare, ma deve essere consapevole che il suo progetto dipende unicamente dal risultato. Gli anni scorsi abbiamo visto Inter chimeriche che al giro di boa erano ai primi due posti. Inter che in inverno hanno subito delle crisi improvvise delle quali non si è mai compreso se fossero mentali o fisiche, compromettendo il successo finale.
Anche la scorsa stagione il passaggio a vuoto si era manifestato con il calo tra gennaio e febbraio, quando l’Inter aveva pareggiato con Atalanta (salvandosi grazie ad Handanovic), Lecce, Cagliari, aveva perso a San Siro col Napoli in Coppa Italia, aveva illuso con il Milan e poi perso le sfide decisive con Lazio e Juventus, prima della sosta forzata.
Mai come in questa stagione, dopo dieci anni di semi anonimato, l’Inter ha i mezzi per poter ottenere un successo, mai come quest’anno la Juventus pare meno forte e gli avversari meno completi dell’Inter: per questo può sembrare anomala la lacerazione nata tra tifosi e stampa nella percezione di questa annata.
Da Villa Bellini all’eliminazione dalla Champions, dalla gestione Eriksen al gioco espresso, fino alle rispostacce del tecnico in televisione, si è creata una doppia anima all’interno della tifoseria, la quale da una parte vorrebbe solo vedere Conte lontano da Milano, dall’altra lo difende in tutto, per non disturbare un macchinista che potrebbe portare lo scudetto dopo 11 anni. Il gioco resterà organizzato e macchinoso, prevedibile ma vantaggioso e a definire il ruolo e il futuro del suo allenatore resterà solo e unicamente il risultato.
Se l’Inter dovesse vincere il Campionato (e perché non sperare anche nella Coppa Italia) per Conte e questa squadra sarà lunga vita. Diversamente ci saranno processi ed epurazioni perché conta anche la percezione e da quanto in alto si cade o si salta.
Se fai un testa a testa con Milan e Juventus e arrivi dietro sei un reietto, se riesci a spuntarla diventi un eroe. I meccanismi di gioco oggi sono recepiti meglio, la squadra è unita, i risultati sono confortanti e, in un’annata tanto anomala, è un percorso che ci si può davvero godere.
Buon Natale a tutti
Giornalista e direttore Radio Nerazzurra, opinionista a Sport Mediaset e TL, insegno comunicazione in Università e ad aziende. Ho un chihuahua come assistente e impartisco severe lezioni nella nobile arte del tennis ad amici e parenti.