Il Napoli vive una situazione paradossale. Da un lato, l’ottimo inizio di campionato e un mercato da tutti giudicato più che soddisfacente, addirittura fra i migliori. Dall’altro, il pasticciaccio brutto della trasferta mancata di Torino, in cui la società azzurra è finita nel centro del mirino di un sistema, che non vuole saperne neppure di ipotizzare una revisione delle regole.

Spetterà al giudice sportivo, ma è facile prevedere una coda presso la giustizia ordinaria, stabilire se il Napoli abbia forzato in qualche modo il protocollo o sia mancato ad alcune sue parti, nel rispettare le disposizioni dell’Asl. Sta di fatto, mentre molti si esercitano nel tiro al piccione contro i partenopei, che stanno fatalmente emergendo mancanze, leggerezze e sottovalutazioni di altri protagonisti del mondo del pallone (gente che abbandona le ‘bolle’ senza autorizzazione, per esempio).

Uno spettacolo tutt’altro che edificante, mentre resta puntato il dito del presidente della federcalcio, Gravina, di altri patron (Preziosi, proprio lui che si è trovato con un cluster di contagi in casa) e di parte della stampa. Tutti pronti a individuare in Aurelio De Laurentiis il grande reprobo, colui che rischia di far saltare il banco.

Anche da queste colonne, sono stato il primo a criticare determinati atteggiamenti del presidente del Napoli, ma anche a sottolineare quanto sia facile e ipocrita farne emblema di ogni criticità ed errore di un sistema che fa acqua da tutte le parti.

Il Napoli farà bene ad andare avanti per la sua strada, preso atto che non c’è uno straccio di solidarietà nel mondo della Serie A e della Federcalcio. La questione-Juventus si sarebbe potuta risolvere agevolmente, con un piccolo sforzo di buon senso. L’ha riconosciuto anche il ministro dello Sport, Spadafora, pur pronto a difendere e a chiedere l’applicazione alla lettera del protocollo, nonostante non pochi ne abbiano colto l’insufficienza. In particolare, dopo un caso clamoroso e praticamente unico in Europa, come quello del Genoa.

Eppure, si cerca il comodo colpevole, la società ribelle, il presidente attaccabrighe, per non vedere il problema. Pazienza che il Napoli non avesse proprio alcun motivo di voler saltare la sfida di Torino, in un momento in cui appare in una forma decisamente superiore all’avversario. Non fa nulla, meglio concionare di presunte telefonate fra il solito De Laurentiis e il presidente della Campania, De Luca.

Non c’è uno straccio di prova, ma sono pronti a non avere il minimo dubbio la grande stampa e lo stesso sindaco di Napoli, De Magistris, nemico giurato del vulcanico governatore.

Lasciamo a voi giudicare uno spettacolo del genere, in cui l’unica esigenza realmente tutelata è quella di tenere in piedi un traballante calendario, zeppo fino all’inverosimile di partite. Come se nulla fosse accaduto, come se questo fosse un anno normale.

Mi raccomando, che non si disturbi il manovratore, l’orchestrina del Titanic deve continuare a suonare il suo spartito.