Che settimana ragazzi! Cesarone Maldini era subentrato, con Mauro Tassotti, alla gestione tecnica di Alberto Zaccheroni che, da Natale 2000 a metà marzo 2001, era diventata agonizzante sul piano dei risultati. E papà Maldini, poi divenuto nonno Maldini, ci aveva abituati bene. Vinceva in casa e pareggiava in trasferta: 14 punti in 6 partite, la media-punti si era alzata alla grande rispetto ai mesi precedenti. Ma, proprio mentre il derby si stagliava all’orizzonte, ecco la prima sconfitta. A Perugia, terreno duro, gara molle da parte del Milan. Del resto quelli erano mesi duri allo stadio Renato Curi. Nel giro di sei mesi, due sconfitte e tre gol del greco Zisis Vryzas: 2-1 in quel 6 maggio pre-derby con la doppietta del bomberino della Tessaglia, che Gaucci aveva scovato nel Paok Salonicco e 3-1 a settembre, con terza rete umbra sempre dell’attaccante greco. Una doppia, tripla, “tragedia” greca.

Ma quella dura da mandar giù era stata la prima di sconfitta. Cesare Maldini, all’uscita dallo stadio di Perugia, aveva di fronte a sé una settimana anomala: doveva affrontare la prima sconfitta della sua gestione e doveva preparare il derby in casa dell’Inter. La quale Inter aveva battuto 3-0 l’Atalanta. C’era però un segnale di nervosismo in casa nerazzurra: uno scooter era letteralmente piovuto dal secondo anello della Curva Nord, quella tradizionalmente occupata dai tifosi nerazzurri. Un evento avvenuto nei minuti conclusivi di quell’Inter-Atalanta. I nerazzurri avevano vinto, ma la stagione dei 6 gol subiti a Parma in coppa Italia e delle eliminazioni dalla Champions League per mano dell’Helsingborgs e dalla coppa Uefa ad opera dell’Alaves, iniziava a pesare sul tifo, sull’ambiente e sull’umore degli interisti. È qui che si è inserita la cura Maldini. Cesarone ha tirato fuori il meglio di se stesso, tranquillizzando l’ambiente e preparando in serenità le sue mosse. Non aveva molti giorni a disposizione l’allenatore del Milan per sedare la settimana, ma li ha usati tutti. Si giocava infatti di venerdì sera, per lasciare campo libero anche a Milano, nel weekend, alle elezioni politiche del 13 maggio in Italia. Meglio, deve aver pensato Cesare, giochiamo subito e penseremo subito al derby senza versare aceto sulle cicatrici aperte dal greco del Perugia.

Il mercoledì sera, infatti, come niente fosse, Cesare Maldini era in studio a Milan Channel, nella diretta che apriva il weekend della tv rossonera. Sereno, fiducioso. Pensavo fosse un modo come un altro per sdrammatizzare, invece il capitano di Wembley aveva già in testa per filo e per segno come sarebbe andata la partita. Non lo disse in diretta tv, ma aveva già deciso le due mosse due con cui vincere il derby. Rispetto a Perugia, Cesare avrebbe tolto di squadra Francesco Coco, per inserire suo figlio Paolo a sinistra, con Roque Junior al fianco di Costacurta al centro della difesa. E, udite udite, aveva scelto di lasciare in tribuna Oliver Bierhoff per schierare Gianni Comandini, che in quella stagione non era mai partito titolare una sola volta in campionato. In porta sarebbe rimasto Seba Rossi perché tanto, come amava ripetere Cesare in quei giorni, “Abbiati è il portiere del futuro e giocherà in futuro”. Era riuscito a fare una buona pretattica, Cesarone. Nessuno sapeva nulla di Comandini, fino all’annuncio delle formazioni allo stadio.

Quello dell’11 maggio 2001, la data che oggi non scorda più nessuno, era il primo derby di Milan Channel in casa dell’Inter. A marzo 2000 avevamo perso di misura in casa, 1-2, con le polemiche per la punizione di Di Biagio e con il segnale sinistro dell’arrivo in ritardo del pullman rossonero allo stadio. A gennaio 2001 invece Milan-Inter 2-2, con pareggio nei minuti finali da parte di Oliver Bierhoff. In casa dell’Inter avremo meno margini per le nostre abituali dirette pre-partita, era stato il nostro pensiero come tv, per cui dovremo lavorare bene prima. Facemmo una bella intervista all’Arena civica di Milano con il giornalista decano dei derby milanesi Angelo Rovelli e nel centro di Milano con il presidente dell’epoca del Circolo filologico milanese, per farci spiegare per bene il significato dei termini “bauscia” e “casciavit”. Intervistammo poi Paolo Berlusconi per la parte rossonera e Gino Strada, di Emergency, per quella nerazzurra. Al fischio finale, ero sereno: vada come vada questo derby, prima della partita, per quanto potevamo fare noi, abbiamo lavorato bene.

Durante la settimana, alle prime voci, alle quali personalmente non credevo, su Comandini in campo dall’inizio, avevo detto e pensato che poteva essere un buon segno: anche nel 1985 Paolo Rossi, ex vicentino, non aveva mai segnato prima di un derby giocato in casa dell’Inter, e iniziò proprio contro Walter Zenga: doppietta di Pablito e 2-2 finale. Lo Zenga di Comandini invece non era nato in viale Ungheria come l’Uomo Ragno, era francese e si chiamava Sébastien Jacques André Frey. Pronti-via e subito bum bum, un doppio Comandini al tavolo del derby. Da non credere, Inter-Milan 0-2 e non avevamo nemmeno cominciato. Serginho, al quale padre e figlio Maldini avevano intimato di non “farsi vedere” in difesa e di stare solo davanti, faceva ammattire Javier Zanetti e scorrazzava da tutte le parti. L’Inter reagì, chiedendo tre volte il rigore e probabilmente in una delle tre occasioni aveva anche ragione. Il Milan dal canto suo provò a rendersi pericoloso un altro paio di volte nell’area avversaria. Ma all’intervallo ci si attendeva una ulteriore reazione nerazzurra, non tirava aria di goleada. E invece ecco un secondo tempo anomalo. Senza fare nulla di particolare, ogni volta che il Milan tirava andava in gol. Le linee difensive di Tardelli, a Cesarone spiacque davvero rifilargli 6 gol, erano davvero molto friabili. Al sesto gol, i tifosi interisti gridavano “basta”, un giovane tifoso nerazzurro, subito accerchiato dai poliziotti, entrò in campo andando verso Costacurta chiedendogli la sospensione della partita. La serata del derby del 6-0 fu particolarissima per i tifosi rossoneri: nessuno prendeva sonno, code alle edicole per prendere i giornali subito a mezzanotte. Milan Channel mandò in onda tutto sabato e tutta domenica, ininterrottamente, la partita. I colleghi interisti se ne lamentarono un po’. Senza eccessi, ma ce lo fecero sapere. Capisco, ma pazienza, come la Storia insegna non è che un derby lo si vince tutti i giorni 6-0…