Terza giornata e la serie A non ha padroni. Oddio, dopo duecentosettanta minuti non è che si possa pretendere chissà cosa, ma l’equilibrio nel massimo campionato di calcio regna sovrano, con una dovuta precisazione: gli scontri diretti, almeno i presunti tali, sono tutti terminati in parità. Tutti. Fatta eccezione per Lazio-Inter, per alcuni stravinta dai biancazzurri, per altri persa malamente dai ragazzi di Inzaghi: comunque sia, da qualunque parte la si guardi, Sarri ha preso per mano Simone Inzaghi e lo ha surclassato. Sia chiaro, stiamo parlando di una partita, non della storia del calcio: ma noi quello facciamo, analizzare una partita alla volta. E, mandando indietro il nastro, a venerdì sera, c’è stata una squadra che ha vinto con pieno merito e un’altra che ha perso senza scuse.

Ecco, una delle cose difficilmente comprensibili al netto di aver scientemente scelto di scendere in campo regalando un uomo all’avversaria di turno perché l’utilizzo di Gagliardini in marcatura su Milinkovic-Savic è un segnale di timore reverenziale che l’Inter non può e non deve mai dare, errore di Inzaghi da sottolineare con la matita blu due volte, sono le affermazioni del tecnico interista nel dopo partita. Dire di aver perso a causa di episodi è una lettura completamente sbagliata e rischia di far passare una sconfitta pesante, dominati fisicamente, tecnicamente e tatticamente, per una sfortunata serie di eventi: poi, magari, in camera caritatis Inzaghi avrà parlato in maniera diversa coi suoi ragazzi, apparsi frastornati e, soprattutto, fisicamente molto indietro rispetto alla media delle dirette concorrenti.

Questa è una stagione anomala, lo sappiamo tutti, non andava preparata come le altre: siamo solo alla terza, vedremo cosa racconterà ai tifosi dell’Inter il prosieguo del campionato. Di sicuro fisicamente sta bene il Milan, a cui bastano un paio di accelerazioni per liberarsi con estrema semplicità di un Bologna evanescente, giusto per essere cortesi. Rossoblù lontani anni luce dalla truppa Pioli: non è ancora un Milan roboante ma, rispetto alla passata stagione, sembra – sottolineiamo sembra – aver preso coscienza della propria forza limitandosi a spingere quando serve, senza sprecare energie preziose inutilmente. Altra partita clou della terza giornata era Juventus-Roma: bianconeri a due facce, primo tempo stradominato per poi calare alla distanza fino a essere raggiunti dai giallorossi.

Ritorno di Dybala a Torino con qualche lacrimuccia, come era giusto fosse alla fine dei conti: tanti anni in un club non si dimenticano in un attimo, soprattutto quando sei stato grande protagonista dei successi juventini. La Roma continua a essere poco leggibile. Il secondo tempo di Mou e dei suoi è stato convincente, senza dubbio: ma quella prima frazione lascia una lunga serie di punti interrogativi. Perché, se al posto di una Juve sprecona ci fossero stati avversari più cinici e cattivi sotto porta, forse sarebbe la partita sarebbe finita in maniera differente.

Poche emozioni a Firenze, dove un Napoli in piena corsa è stato fermato dalla Fiorentina senza troppe difficoltà, questo a indicare quell’equilibrio di cui parlavano all’inizio. E, nelle zone alte, occhio all’Atalanta: partiti senza troppe pretese e, soprattutto, senza le luci della ribalta addosso, gli orobici stanno giocando un calcio bello e convincente. Pragmatismo ed equilibrio, questa sembra la ricetta annuale di Gasperini. Nelle retrovie sconfitta ancora una volta di misura la Cremonese, Toro in cima insieme al gruppone, perdono ancora Monza, partita piuttosto anonima dei brianzoli, e Samp, letteralmente distrutta dalla Salernitana di Davide Nicola, futuribile sorpresa del torneo. Domani si rigioca, immediatamente: il clou? Atalanta-Torino. Chi l’avrebbe detto il tredici agosto?

Alla prossima.