Cambio di nocchiero in vetta alla classifica del massimo campionato; l’Inter, diciamo pure la sorprendente Inter di questo inizio stagione, scavalca una Juventus balbettante ed è la nuova padrona della serie A. I bianconeri giocano con il Sassuolo una partita con troppe pause e un Cristiano Ronaldo che nelle ultime settimane non sta brillando né per efficacia né, tantomeno, per utilità, ma paga in novanta minuti un periodo caratterizzato da molti successi sul filo di lana, alcuni sofferti e portati a casa forse oltre i meriti sul campo. Parliamo di una Juventus sparagnina, abituata a ottenere il massimo risultato col minimo sforzo; questa tattica, che spesso ha dato frutti nel recente passato, può trasformarsi in un pericoloso boomerang. E così finisci col pagare, forse nella partita dove più delle altre meritavi i tre punti, per pareggiare favorendo il sorpasso interista.

Già, l’Inter. Che Conte, poche chiacchiere, sta plasmando a sua immagine e somiglianza. Il primo tempo di ieri pomeriggio, chiuso sul due a zero fin troppo stretto per i nerazzurri visti i valori in campo, con una Spal poco propensa a mettere il capino fuori dalla propria metà campo per paura delle ripartenze della coppia La-Lu e un’Inter – che ha nella leziosità uno dei difetti da eliminare – a dominare in lungo e in largo. A fine primo tempo la gente del Meazza si stropicciava gli occhi per la mentalità di questa squadra, scesa in campo con un approccio degno delle grandi compagini continentali. Ma, perché c’è un ma, al rientro sul terreno di gioco la truppa di Conte è rimasta negli spogliatoi.

I ferraresi non hanno combinato chissà cosa ma sono riusciti a segnare; con metà squadra interista piantata a terra come le statuine del presepe, Valoti si inventava uno slalom degno del miglior Alberto Tomba trovando un angolo impossibile da immaginare, tagliando fuori un Handanovic del tutto incolpevole. L’Inter si è ridestata dal torpore, ha rischiato di triplicare in un paio di circostanze scontrandosi con super Berisha, Lautaro si è divorato la tripletta personale oziando solo davanti all’estremo difensore spallino, e i nerazzurri hanno rischiato seriamente di compromettere il proprio pomeriggio di gloria concedendo alla Spal un’occasione colossale a dieci minuti dal termine, gettata alle ortiche dai ragazzi di Leonardo Semplici. Questi sono i difetti da correggere di cui parla Conte quando cerca di gettare, dal nostro punto di vista in maniera intelligente, acqua sul sacro fuoco del primato.

Dietro le due romane continuano l’inseguimento. La Lazio dominando contro l’Udinese con Immobile sugli scudi: nel suo personalissimo cartellino più gol che presenze nella stagione in corso, trasformando in oro ogni pallone toccato. La Roma, al contrario, soffre a Verona le pene dell’inferno; vince, è vero, ma come affermato dal suo stesso allenatore, quasi per caso. Ora, dire che chiudi tre a uno in trasferta su un campo ostico quasi per caso ci pare un pochino troppo; ma sta di fatto che i giallorossi capitolini hanno usufruito dell’aiuto degli dei pallonari, i quali di tanto in tanto buttano gli occhi ora su questa squadra, ora sull’altra.
Crolla il Napoli di Ancelotti, tanto bello in Champions quanto imbarazzante in campionato; vero, l’alibi dell’arbitraggio ieri sera potrebbe anche reggere, ma non è concepibile come gli azzurri, negli ultimi anni i maggiori antagonisti della Juventus, siano precipitati a diciassette punti dalla vetta dopo quattordici giornate. Forse, ma è una nostra idea, De Laurentiis dovrebbe gestire in maniera differente la Società, che è considerata un bene di famiglia e non un’azienda vera e propria; poi magari avrà ragione ADL, ma i numeri ad oggi non seguono la tesi presidenziale.

Derby lombardo all’Atalanta, Brescia seppellito sul terreno amico; Cellino, che inspiegabilmente aveva esonerato Corini tre settimane fa, si trova di fronte ad un bivio. Proseguire con Grosso, a spanne, sembra un rischio non calcolato, un vero salto nel buio, tre partite, zero gol fatti, dieci subiti, gioco latitante assai, o tornare sulla vecchia strada. Vedremo cosa capiterà nella città della Leonessa in giornata; voci sempre più insistenti danno per fatto il ritorno di Corini e l’addio a Grosso.

Chiudiamo, in attesa del posticipo Cagliari-Sampdoria, con due parole sul Genoa. Thiago Motta ha dato un senso ed un gioco, ma anche sabato il Grifone è stato perseguitato da pali e sfiga, per la gioia del Toro che mette in cascina tre punti tornando in linea di galleggiamento, alla pari con un Milan finalmente vincente e convincente. I rossoneri sbancano Parma grazie ad un gollonzo di Theo Hernandez, dopo aver giocato una gara accorta e ben più cattiva, sportivamente parlando, di quella del Parma, assolutamente irriconoscibile, meritando quella vittoria che potrebbe suonare come svolta nel campionato fin qui anonimo dei ragazzi di Pioli.