La sedicesima giornata di Serie A ci ha consegnato – forse così sarebbe stato comunque ma, ormai, sembra proprio una certezza – quella che, a scanso di terremoti pallonari o accadimenti attualmente non pronosticabili, sarà la griglia delle pretendenti allo scudetto: in ordine puramente alfabetico, senza lanciarsi in pronostici anche perché la boa di mezza stagione non è stata ancora girata, Atalanta, Inter, Milan e Napoli. Oggi, parliamo di oggi evidentemente, assegneremmo un bel venticinque per cento a ciascuna proprio perché ciascuna, a modo suo, ha pregi e difetti equivalenti.

Vero è che l’Inter vista a Roma ha impressionato per fluidità di manovra, capacità di prendere possesso della partita, mentalità da grande squadra. Ma, allo stesso modo, come non restare colpiti dalla bella Atalanta vincente di Napoli? E, allo stesso tempo, come scartare il Napoli stesso, capace di tener testa agli uomini di Gasperini pur mancando di molti titolari, soprattutto degli insostituibili o presunti tali, leggasi Koulibaly, Anguissa, il lungodegente Osimhen oltre a Fabian Ruiz, che chiunque vorrebbe veder vestire la maglia della propria squadra del cuore? Infine un Milan che ha disposto dell’avversaria di turno, leggasi Salernitana, ben oltre il due a zero finale, sempre e comunque alla ricerca dei tre punti pur nelle avversità e nelle difficoltà, indice di un gioco all’insegna del cercare il successo indipendentemente dagli attori presenti sul prato verde.

E le altre? Beh, mentre scriviamo appare davvero complicato pensare a recuperi miracolosi: quelle davanti corrono troppo e, soprattutto, difficile immaginare solo lontanamente una debacle generalizzata con relativo filotto di vittorie da parte delle inseguitrici. Sì, insomma, potrà anche capitare che una delle quattro battistrada incappi in qualche passo falso, tutte non è pensabile. Da qui l’idea di un campionato nel campionato laddove le prime, oltre a giocarsi lo scudetto, siano già in vista dei posti Champions futuri. Ricordando, sempre, sottolineiamolo una volta di più – mica fa male – che parliamo di sport, dove certezze non ce ne sono. Mai.

Fiorentina e Juventus, le prime a rincorrere il vertice della classifica, hanno vinto entrambe. Il peso specifico del successo viola appare, però, differente: sbancare Bologna non era facile, Italiano e i suoi l’hanno fatto sciorinando bel calcio e il due a tre finale non deve ingannare. Fiorentina apparsa più forte e più completa con un terminale offensivo, Vlahovic, di un pianeta diverso. Grande giocatore dal futuro più che roseo. La Juventus ha strapazzato il Genoa, zero tiri in porta a memoria, prendendosi un brodino caldo in attesa di tempi migliori: restano comunque, i bianconeri, gli inseguitori più credibili, se non altro per storia e ampiezza della rosa.

Roma, impalpabile ben oltre le assenze forzate che l’hanno falcidiata, raggiunta dalla Lazio risorta a Genova, sponda Samp: i tre punti biancazzurri hanno messo in seria discussione la panchina di D’Aversa e un cambio tecnico appare sempre più vicino, a meno che la Società blucerchiata non voglia aspettare l’esito della prossima stracittadina.

In fondo alla classifica il Cagliari, vincendo stasera, può accorciare sulle dirette avversarie mentre il Venezia fa letteralmente harakiri nel derby col Verona: da tre a zero al tre a quattro finale, cose che non si vedevano da non ricordo quanto tempo. Stesso discorso per lo Spezia, raggiunto sul due a due finale dal Sassuolo dopo essere stato due a zero con gioco e partita in pieno controllo.

E il prossimo fine settimana, sulla carta, non sembra presentare soverchie difficoltà per chi sta lassù, in cima.